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Cerea

Scontrino fascista, il caso diventa nazionale. «Mussolini usato come marketing»

Lo scontrino del bar Arnando con il volto del dittatore fascista Benito Mussolini
Lo scontrino del bar Arnando con il volto del dittatore fascista Benito Mussolini
Lo scontrino del bar Arnando con il volto del dittatore fascista Benito Mussolini
Lo scontrino del bar Arnando con il volto del dittatore fascista Benito Mussolini

È diventato di nuovo un caso nazionale, lo scontrino col volto del Duce emesso dal bar Armando di Cerea, come nove anni fa. Le polemiche si sono riaccese, soprattutto perché tutto è rimasto tale e quale.

Le prese di posizione

L’Anpi, associazione dei partigiani d’Italia, di Legnago e Basso veronese, presieduta da Giacomo Segantini, dice: «Bar e locali che esibiscono effigi del duce esistono e aumentano, vista l’impunità che ebbero al loro sorgere e l’indifferenza. Ci voleva da subito un’azione repressiva: farla ora appare tardivo, dispendioso, controproducente».

Segantini ricorda l’impegno dell’Anpi perché non si dimentichi cosa successe sotto il regime fascista e sottolinea che là della "fede" politica, «la barista usa l’effige del duce come marketing».

Sul caso è intervenuto anche il Pd. Il senatore e segretario regionale del Veneto, Andrea Martella presenterà al parlamento un’interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi in cui chiede «quali iniziative intenda promuovere per verificare l’eventuale violazione della normativa vigente considerati gli espliciti e ostentati richiami al fascismo». Gli fa eco il segretario provinciale del Pd, Franco Bonfante, per fare chiarezza su «gravi inesattezze e falsità nelle dichiarazioni della barista». Se per Finezzo, come ha detto, «i comunisti dovrebbero pensare a Putin», Bonfante ricorda che «Putin è stato la stella polare della destra anche fino alla guerra contro l’Ucraina».

Anche la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia ha annunciato che presenterà un'interrogazione al ministro dell'Interno.

 

Cosa dice la legge

Se lo scontrino violi la legge è una questione giuridica molto dibattuta. Intanto Finezzo va dritta per la sua strada: «Se dal 2014 ad oggi nessuno ha avuto nulla da dire, non commetto reati. Sono di destra ma non chiedo la tessera di partito a chi entra al bar».

L’apologia del fascismo, per il nostro ordinamento, è un reato previsto dall’articolo 4 della legge Scelba e si intende «quell’insieme di azioni e comportamenti diretti alla ricostruzione del partito fascista». Dimostrare che lo scontrino di un bar punti a ciò non è semplice. Più sentenze dimostrano la discrezionalità sul tema. La Cassazione ha seguito due orientamenti. Il primo è il carattere pubblico della manifestazione del disciolto partito fascista: si sanziona la raccolta di adesioni e consensi utili alla sua ricostituzione; il secondo si basa sull’articolo 21 della Costituzione: la libertà di pensiero e non punisce manifestazioni, anche pubbliche, a carattere commemorativo. Confcommercio non entra nel merito perché «scelta privata».

 

Francesco Scuderi

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