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Doppio salvataggio ad Albaredo

Rischia di annegare in Adige per recuperare il suo cane. Salvata da padre e figlio

Laura Pesarin era in difficoltà nelle acque gelide. Paolo e Christian Tressino hanno sentito le urla e sono intervenuti
Laura Pesarin con il suo cane Meggi in riva all'Adige (Diennefoto)
Laura Pesarin con il suo cane Meggi in riva all'Adige (Diennefoto)
Laura Pesarin con il suo cane Meggi in riva all'Adige (Diennefoto)
Laura Pesarin con il suo cane Meggi in riva all'Adige (Diennefoto)

Ha rischiato di finire in tragedia la disavventura capitata ad Albaredo, sulle rive dell'Adige, ad una donna scivolata dentro le gelide acque del fiume nel tentativo di aiutare la propria cagnolina a risalire la sponda. L’animale, poco prima, era scesa nel fiume per inseguire un volatile, forse un'anatra. A soccorrere la signora e la bestiola sono stati due uomini, padre e figlio, dopo che quest'ultimo ha udito le grida d'aiuto della donna.

 

Doppio salvataggio

Protagoniste della storia, conclusasi con un lieto fine, sono Laura Pesarin, residente a Ca' degli Oppi, e il suo cane Meggi, un cucciolo femmina di Spinone di un anno e quattro mesi, salvate da due «eroi per caso»: Paolo e Christian Tressino, papà e figlio, residenti a Roverchiaretta, frazione del Comune di Roverchiara. Erano le 13 quando Pesarin si trovava sull'argine dell'Adige, nella zona tra Albaredo e Coriano che conosce molto bene, per una passeggiata con la fidata amica a quattro zampe. Scesa nella golena, Meggi, lasciata libera di scorrazzare senza guinzaglio, ad un tratto ha rincorso un uccello e si è gettata nell’Adige per catturarlo. La sua padrona non si è spaventata più di tanto. Non era la prima volta che la cagnolina si lanciava in acqua. Stavolta però, nonostante numerosi tentativi, l'animale continuava a scivolare senza riuscire a risalire sull’argine.

«Dopo essermi tolta lo zaino dalle spalle», riferisce Pesarin, «mi sono avvicinata alla riva e ho visto un dirupo di alcuni metri. Meggi nuotava spaventata ma era bloccata. Così con un legno ho cercato di capire quanto fosse profondo il letto del fiume, poi sono salita su dei rovi e ho cercato di aiutare la mia cucciola a tornare a riva».

L'esito, purtroppo, è stato opposto: i rovi hanno ceduto e anche la donna è finita nel fiume. «Ho pensato di morire», confida Pesarin, «l'acqua era gelida, mi arrivava quasi al collo, sono riuscita a non perdere il controllo ma i minuti trascorrevano, urlavo e non passava nessuno». Ad un tratto, sulla sponda opposta del fiume è apparsa una famiglia: moglie, marito e due bambini. L'uomo, Christian Tressino, ha sentito le grida e dopo aver individuato Pesarin in acqua ha subito allertato i soccorsi. Poi ha chiamato anche suo padre Paolo, imprenditore agricolo con un passato da poliziotto, il quale, fedele al motto della Polizia di Stato «Esserci sempre», non ha esitato a precipitarsi sul posto mentre il figlio è corso a casa a recuperare una corda. Ha avuto così inizio il salvataggio.

 

Lieto fine

Dopo diversi tentativi, Pesarin è riuscita ad aggrapparsi alla fune e ad essere tratta in salvo assieme alla sua cagnolina. Al loro arrivo, i vigili del fuoco hanno constatato che la donna, nonostante 45 minuti in acqua e un principio d'ipotermia alle gambe, diventate viola e coperte di lividi e graffi, non era in pericolo di vita. «Non smetterò mai di ringraziare chi mi ha salvato, sono stati i miei angeli custodi», confida Pesarin.

Paolo Tressino minimizza il suo gesto. «É andato tutto bene e questa è la cosa importante», afferma. «Oltre alla presenza di mio figlio», prosegue, «mi sono stati d'aiuto l'addestramento e i sette anni che ho trascorso nella Polizia di Stato». Ripercorrendo quei drammatici momenti l'imprenditore riferisce che «la signora è stata davvero fortunata». «Il fondo del fiume dove si trovava, grazie alla sabbia portata dalla piena dell'Adige, non era profondo e vicino alla sponda la corrente non era forte», conclude Tressino.

Francesco Scuderi

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