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Picco di richieste di cittadinanza, è protesta

Il sindaco di Roverchiara Loreta Isolani è tra i firmatari dell’istanza al prefetto
Il sindaco di Roverchiara Loreta Isolani è tra i firmatari dell’istanza al prefetto
Il sindaco di Roverchiara Loreta Isolani è tra i firmatari dell’istanza al prefetto
Il sindaco di Roverchiara Loreta Isolani è tra i firmatari dell’istanza al prefetto

È un grido d'aiuto rivolto alle istituzioni quello lanciato dagli uffici anagrafe dei municipi di Roverchiara, Bonavigo e di altri piccoli paesi della Bassa veronese, ormai congestionati dalle richieste di iscrizioni all'Aire, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Un fenomeno che, nell'ultimo anno, è addirittura triplicato, mettendo in difficoltà gli uffici dove spesso è presente un solo impiegato, il quale ha appena 30 giorni di tempo per svolgere tutte le ricerche storiche ed evadere le pratiche burocratiche. Con l’effetto di dover spesso trascurare quelle che i cittadini presentano agli sportelli. L’allarme Si tratta di un continuo «assalto» che, giorno dopo giorno, sta diventando sempre più insostenibile. Al punto che alcuni sindaci hanno deciso di sottoscrivere una lettera indirizzata al Prefetto di Verona, Donato Cafagna, chiedendo urgentemente un incontro per discutere dell’emergenza in atto. «Intendiamo sollecitarlo affinchè si faccia nostro portavoce al Ministero dell'Interno per tutelare il personale degli uffici anagrafe dei piccoli Comuni e modificare la normativa», spiega Loreta Isolani, sindaco di Roverchiara e uno dei firmatari dell’istanza. «Non intendiamo negare la cittadinanza italiana a chi la chiede, anzi, ma la legge deve essere cambiata il prima possibile», aggiunge Isolani. Picco di richieste Alle loro lettere, alcuni sindaci hanno allegato i numeri delle domande ricevute nel 2022, che danno il polso della situazione. Roverchiara, ad esempio, con i suoi 2.600 abitanti, lo scorso anno ha ricevuto ben 90 richieste di cittadinanza tra «iure sanguinis» e nuovi nati di emigrati già iscritti. Minerbe, 4.500 abitanti, dal 2010 al 2020 ha visto i residenti all'estero balzare da 127 a 333, con i nati passati da 19 a 50 e i matrimoni da sei a 22. Ma anche solo osservando i dati del 2021, si comprendono le criticità insite nel picco di richieste. É il caso di Bonavigo, 2.024 abitanti, che due anni fa contava 28 nascite all'estero e 14 matrimoni, saliti nel 2022 rispettivamente a 96 e 60. Gran parte delle domande sono presentate da residenti nei Paesi del Sud America - Brasile e Argentina in primis - che chiedono la cittadinanza «iure sanguinis», cioè per discendenza ininterrotta da un antenato emigrato tra la fine dell'800 e l'inizio del '900. Una possibilità, questa, concessa dalla legge 91 del 1992. Uffici anagrafe al collasso «Il lavoro degli impiegati non è limitato alla ricerca storica e agli estratti per le pratiche perché, al boom di iscrizioni, corrisponde anche un incremento degli adempimenti successivi», puntualizza Isolani. Essere residenti Aire, infatti, non significa soltanto avere il diritto di voto ma, come per la popolazione in Italia, ma garantisce anche l'aggiornamento civile - nascite, matrimoni e morti - e anagrafico: cambi di residenza, cancellazione per irreperibilità e divorzi. Inoltre, chi fa richiesta di questo tipo di cittadinanza, chiede che sia estesa anche al coniuge o ai figli maggiorenni, mentre per i minorenni è automatica. Vista la mole di domande, i 30 giorni previsti dalla legge per evaderle sono insufficienti. Oltre alle richieste provenienti dai singoli Consolati, ci sono anche quelle presentate dai legali dei richiedenti, uno degli escamotage per evitare le lunghe attese. Problemi legali Superati i termini previsti per le richieste, gli studi legali fanno causa al Ministero. «La causa viene sempre vinta e le richieste vengono girate ai Comuni», prosegue il sindaco di Roverchiara. Un altro sistema consiste nell’acquistare o nell’affittare immobili creando così delle residenze fittizie, per poi presentarsi agli sportelli demografici del Comune per le pratiche di iscrizione. «Gli impiegati», osserva nella sua lettera il sindaco di Gazzo Stefano Negrini, «subiscono spesso anche intimidazioni. Gli uffici ricevono via mail continui solleciti per velocizzare la pratica da parte dei richiedenti o dei loro legali, arrivando anche a minacciare denunce e segnalazioni nel caso in cui la cittadinanza non venga concessa entro i 30 giorni». Se la pratica non viene conclusa nei tempi stabiliti, infatti, i sindaci sono soggetti a denuncia. I primi cittadini sostengono che le richieste siano legate perlopiù al rilascio del passaporto. Quello italiano consente infatti di raggiungere ben 189 destinazioni su 199 senza richiedere il visto prima della partenza, cosa non sempre permessa con i passaporti rilasciati dai Paesi Sudamericani. «Ovviamente ci sono persone che, una volta ottenuta la cittadinanza, visitano l'Italia per riscoprire le loro origini e i luoghi dei loro avi, ma sono una minima parte», conclude Isolani. •.

Laura Bronzato

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