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L'appello

Paralizzato dopo un tuffo al mare. Servono soldi per curare Riccardo: ecco come aiutarlo

Faresin, 17 anni, è paraplegico. Le cure al Centro di riabilitazione di Firenze sono costose e la famiglia non ce la fa
Riccardo Faresin al Centro Giusti di Firenze per la riabilitazione
Riccardo Faresin al Centro Giusti di Firenze per la riabilitazione
Riccardo Faresin al Centro Giusti di Firenze per la riabilitazione
Riccardo Faresin al Centro Giusti di Firenze per la riabilitazione

Un tuffo liberatorio a Rosolina, a giugno, dove l'acqua non supera il metro. La gioia di godersi le vacanze con i fratelli e la nonna, al termine del primo anno di superiori, all'Istituto Dal Cero di San Bonifacio. E quel maledetto fondale che ti tradisce, ti colpisce duro al collo. La vertebra C5 si spezza e fuoriesce il midollo spinale, le vicine C4 e C6 si danneggiano. E tu rimani come un bambola, con braccia e gambe senza sensibilità, a faccia in giù nel mare, in preda alla paura di non farcela. Fortunatamente ti ripescano e ti trasportano sulla battigia, e tu riprendi a fatica a riempire i polmoni di ossigeno. Ma le tue gambe non si muoveranno più.

 

L’incidente al mare

Era il 10 giugno 2022. E all’improvviso un momento di gioia è culminato in un dramma che ha cambiato repentinamente la vita di un adolescente, allora quindicenne, e della sua famiglia originaria di San Gregorio. Lui è Riccardo Faresin, oggi diciassettenne, residente a Bagnolo di Lonigo (Vicenza), a poche centinaia di metri da Spessa di Cologna. Riccardo studia meccanica e meccatronica al «Dal Cero» ed è molto conosciuto a Veronella perché la mamma e la nonna (la stessa nonna che l'aveva portato al mare con la sorella maggiore Angelica e il fratellino Giacomo ndr) sono della frazione. É un ragazzo tranquillo e riservato, che misura le parole. Ha uno sguardo limpido e due occhi vivaci.

Per leggere a fondo la sua storia bisogna guardare la sua nuca. Tra la fine del cranio e l'inizio della schiena compare infatti una cicatrice lunga 17 centimetri, che racconta il motivo della sua tetraplegia. È il risultato del delicato intervento che ha subito due anni fa, trasportato d'urgenza in elicottero da Rosolina all'ospedale di Padova, reparto di Chirurgia del rachide. I medici hanno inserito due placche per fissare la colonna vertebrale nel punto della rottura e il ragazzo è rimasto in Terapia intensiva per quasi un mese. È stato poi trasferito all'Unità spinale del San Bortolo di Vicenza e vi è rimasto fino al 21 dicembre, quando è stato dimesso, a distanza di oltre sei mesi dal fatidico tuffo.

 

La nuova vita

Dal giorno in cui il figlio ha varcato la soglia di casa - modificata per accoglierlo adeguatamente - Isabella e Diego si sono sentiti abbandonati. «Ci hanno detto che Riccardo sarebbe rimasto per sempre quello che vedevamo, ovvero un ragazzo incapace di sostenere il busto, con una funzionalità delle mani quasi inesistente e una muscolatura ridotta. Noi però non ci siamo fermati a quel verdetto inappellabile», racconta papà Diego.

I genitori hanno chiamato specialisti, ospedali, fisioterapisti, altri genitori, per cercare di dare una possibilità al loro ragazzo. «Innanzitutto, grazie all'aiuto di fisioterapisti pagati privatamente, abbiamo imparato le manovre di stretching da effettuare tutte le mattine, per risvegliare muscoli e tendini dalla rigidità della notte», continua Diego, operaio in una ditta di imbottigliatrici. «Dopo tanti tentativi andati a vuoto», spiega Isabella, impiegata, «abbiamo scoperto la terapia di cui ha bisogno nostro figlio. Purtroppo, però, il centro adatto a lui si trova in Toscana».

 

Appello per le cure

Dalla primavera dello scorso anno, Riccardo si sottopone al Centro Giusti di Firenze alla cosiddetta «Riabilitazione intensa e continuativa», un trattamento che rafforza tutte le fasce muscolari, mirando a limitare gli handicap. Ogni volta che il ragazzo scende a Firenze, vi rimane per quattro settimane, lavorando con i fisioterapisti per sette ore al giorno. Ha già portato a termine due cicli di terapie, riuscendo a togliere la fascia che gli sosteneva il torace e a recuperare parte della funzionalità delle mani, abbastanza per sostenere la forchetta e utilizzare il manubrio del propulsore elettrico della carrozzina. Ma non si accontenta. «Voglio tornare a controllare i movimenti delle dita», afferma Riccardo. E tornerà al Giusti a giugno.

L'impegno e la convinzione ci sono, mancano però le risorse. Una settimana di riabilitazione costa 2.500 euro, senza contare le spese di vitto e alloggio. Il Servizio sanitario non rimborsa nulla. Fortunatamente, alcuni amici e colleghi dei genitori, assieme al sindaco di Veronella, si stanno mobilitando per sostenere la famiglia. Ma servono tanti soldi per aiutare il ragazzo.

 

Raccolta fondi e Iban

Domani sera, nella vicina Lonigo, si terrà una cena per raccogliere fondi per aiutare la famiglia a pagare le terapie, mentre il Team Giulia di Fiat 500 ha già donato parte degli introiti del Memorial per Giulia Nicoli, la bambina di Veronella morta per una cardiopatia congenita, a Faresin.

Chi volesse contribuire ulteriormente può far riferimento a questo conto: Banco Bpm, intestato a Faresin Riccardo, IBAN IT 86 B 05034 60450 00000000 5171. 

Paola Bosaro

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