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Ospiti derubati in casa di riposo
Scoperta operatrice manolesta

di Stefano Nicoli
La casa di riposo «Cherubina Manzoni» dove sono avvenuti i furti
La casa di riposo «Cherubina Manzoni» dove sono avvenuti i furti
La casa di riposo «Cherubina Manzoni» dove sono avvenuti i furti
La casa di riposo «Cherubina Manzoni» dove sono avvenuti i furti

Ad incastrarla, fornendo l’indizio decisivo ai carabinieri di Minerbe che erano sulle sue tracce ormai da quattro mesi, è stato un cuoricino, tra l’altro soltanto placcato in oro. Un pendente di modico valore, rispetto ai gioielli sottratti nelle settimane precedenti agli anziani della casa di riposo «Cherubina Manzoni», che l’operatrice socio-sanitaria aveva trafugato lo scorso 26 agosto, assieme ad un anellino, ad una 86enne ospite sempre della struttura gestita in paese dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli. E che gli uomini del maresciallo Simone Bazzani hanno recuperato nella tasca della sua gonna durante la perquisizione domiciliare avvenuta all’indomani dell’ennesimo furto. Complice proprio la testimonianza fornita dall’ultima vittima presa di mira durante il suo turno di servizio. La quale, quella notte, si era accorta nel dormiveglia che l’assistente era entrata in camera e che, con un colpo di mano, aveva prelevato i due monili, appoggiati sul comodino, ai quali la pensionata era particolarmente affezionata.

Una tecnica collaudata che, secondo l’inchiesta coordinata del pm Giuseppe Pighi - sfociata dapprima nella sospensione dal lavoro e poi nel licenziamento dell’operatrice, accusata di furto continuato con la doppia aggravante dell’abuso di prestazione professionale e dell’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo che limitano la privata difesa - C.O., una 37enne residente a Maccacari di Gazzo, avrebbe messo in atto a partire dallo scorso 22 aprile. Quel giorno, il direttore dell’istituto di via Marconi, Paolo Bonagiunti, si era rivolto ai carabinieri della stazione locale per segnalare la sparizione nottetempo di tre anelli, in oro 24 carati, riposti accanto al letto dalle ospiti prima di coricarsi. Una circostanza che aveva alimentato dei sospetti visto che difficilmente poteva essere legata a smarrimenti contestuali da parte delle proprietarie. Malgrado l’età avanzata e la memoria che spesso vacilla. Da lì sono scattati i controlli dei carabinieri, che hanno iniziato a monitorare i movimenti del personale in turno quella notte attraverso le telecamere e appostamenti in borghese. Trascorse due settimane, la storia si ripete con altri oggetti preziosi spariti nel nulla. Poi, a distanza di qualche giorno, viene registrato nella struttura un terzo furto, sempre ai danni di persone indifese private di ricordi da cui non si separerebbero mai.

A quel punto, i militari hanno ristretto ulteriormente la rosa dei potenziali responsabili e hanno concentrato le loro attenzioni sulla 37enne, in servizio in tutti e tre i casi. Tutto ciò fino ad arrivare al 26 agosto quando a fare le spese della manolesta è stata l’86enne, che ha permesso di smascherare la ladra. A distanza di poche ore dal colpo, i carabinieri hanno informato il magistrato ed è scattata la perquisizione a casa della donna. Oltre al cuoricino, i militari hanno trovato nel comodino della sua camera da letto la ricevuta di un «Compro oro» di Nogara a cui la 37enne aveva ceduto il 22 aprile sei anelli incassando 560 euro. Le indagini sono proseguite in altri «Compro oro» della Bassa - in uno di questi sono stati rinvenuti e sequestrati un bracciale e un paio di anelli - tutti dotati di un registro cronologico con le generalità del venditore e le date di acquisto.

In totale, gli uomini del capitano Lucio De Angelis hanno recuperato la documentazione riguardante 27 gioielli, tra collane, pendenti, braccialetti e anelli. Una ventina, per un valore di alcune migliaia di euro, sono stati poi riconosciuti fotograficamente da 15 ospiti della «Cherubina Manzoni», che hanno sporto denuncia. C.O., dopo le dichiarazioni rese lo scorso 26 agosto ai carabinieri, ai quali aveva sostanzialmente ammesso gli addebiti che le venivano contestati, è stata interrogata questa settimana dal gip Giuliana Franciosi ma si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Ora, in attesa del processo, è stata sottoposta all’obbligo giornaliero di firma nella caserma dell’Arma di Minerbe.

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