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Le Mamme no Pfas lanciano un video sui social e un presidio

di LU.FI.
Presidio delle Mamme no Pfas, in questo casa davanti al Tribunale di Vicenza
Presidio delle Mamme no Pfas, in questo casa davanti al Tribunale di Vicenza
Presidio delle Mamme no Pfas, in questo casa davanti al Tribunale di Vicenza
Presidio delle Mamme no Pfas, in questo casa davanti al Tribunale di Vicenza

Con l'arrivo del mese di ottobre tornano a infiammarsi gli animi degli anti Pfas. Se la novità più recente riguardante la tormentata vicenda della contaminazione di acque, ambiente e abitanti del territorio posto a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova è arrivata dall'Unione Europea, con la proposta dell'autorità per la sicurezza alimentare di abbassare in maniera molto rilevante i livelli di tollerabilità per quanto riguarda l'assunzione da parte dell'uomo delle sostanze perfluoro-alchiliche, ora gli attivisti puntano il loro obiettivo sui limiti relativi alle acque di scarico. Il problema sono i dati contenuti in un documento redatto dal ministero dell'Ambiente che dovrebbe essere inserito nel provvedimento normativo Collegato ambientale attualmente in discussione in parlamento. L’atto contiene i tetti che dovrebbero, secondo il ministero, essere sanciti per quanto riguarda la presenza dei Pfas. Tetti che sono decisamente alti. Così alti che da subito si sono levate proteste da parte degli amministratori regionali, i quali hanno stabilito autonomamente limiti ben più restrittivi e, a causa della mancanza di provvedimenti nazionali di riferimento, hanno dovuto affrontare una serie di ricorsi amministrativi. Anche se il ministro Sergio Costa, in una sua recente visita compiuta nel Vicentino, ha affermato che i parametri proposti verranno abbassati in un secondo momento, l'iniziativa governativa è inevitabilmente stata presa male dai no-Pfas. Le associazioni ambientaliste hanno chiesto immediate modifiche e le Mamme, che hanno anche avviato una raccolta fondi sulla piattaforma «gofundme» per le spese legali ed organizzative che stanno sostenendo, hanno lanciato due iniziative che vogliono avere un respiro nazionale, perché sostenute da comitati e movimenti di varie regioni. La prima è costituita dalla diffusione di una serie di video su social network in cui si parla della necessità di avere limiti nazionali pari a zero. La seconda è l'organizzazione, per ribadire tale concetto, di un presidio al ministero, a Roma, domani e mercoledì. A completare il quadro delle prossime scadenze, ce n'è poi una di carattere giudiziario. Lunedì prossimo in tribunale a Vicenza riprenderà l'udienza preliminare per quanto riguarda il procedimento riguardante gli inquinamenti avvenuti prima del 2013. In programma c'è l'avvio della discussione sul rinvio a giudizio chiesto dalla Procura per ex manager e dirigenti dell'azienda fallita Miteni Spa di Trissino (Vicenza), considerata da tutti la maggiore responsabile dell’inquinamento da Pfas nelle tre province di Verona, Vicenza e Padova. •

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