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CASTAGNARO

Il virus Ebola diventa un quadro in campagna

L'artista ha tracciato con aratro ed erpice il simbolo dell'epidemia su 37mila metri quadrati
L'opera di land art sull'Ebola realizzata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di land art sull'Ebola realizzata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di land art sull'Ebola realizzata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di land art sull'Ebola realizzata da Gambarin sui campi di casa

Un virus Ebola lungo oltre 200 metri per sensibilizzare tutti - semplici cittadini, medici, scienziati e classe politica - sulla gravità di un'emergenza sanitaria che sembra ormai dilagare in ogni parte del mondo. L'idea arriva da Dario Gambarin, il poliedrico artista castagnarese, anche se da anni trapiantato a Bologna, conosciuto a livello internazionale per le sue opere di land art. Sulla scia delle oltre 3.300 vittime che il virus ha fatto in soli otto mesi dal primo caso registrato in Guinea Bissau, e su quella degli ultimi casi di contagio registrati in America e persino in Europa, Gambarin ha deciso di utilizzare la sua arte proprio per portare all'attenzione di tutti i rischi legati alla diffusione di uno dei virus più pericolosi e meno conosciuti al mondo. Armato dei suoi speciali «pennelli» – un trattore munito di aratro ed erpice rotante – l'artista ha così raggiunto uno degli appezzamenti di famiglia alle porte di Castagnaro e in nemmeno tre ore, nonostante la fatica fisica che comporta la realizzazione di un'opera di tali dimensioni, è riuscito a tracciare sui 37mila metri quadrati di un campo di mais trebbiato, un gigantesco virus Ebola.
La struttura del «filovirus», ingrandita naturalmente in maniera spropositata, riproduce con esattezza ciò che appare visibile al microscopio elettronico. «Quello da me riprodotto», spiega Gambarin, «è il ceppo peggiore, in assoluto il più pericoloso per l'uomo. L'ispirazione per l'opera mi è venuta dopo aver parlato con il mio amico Fabrizio appena tornato dall'America, che mi ha manifestato molta paura e preoccupazione al riguardo. Dobbiamo tutti renderci conto che, purtroppo, ci troviamo di fronte ad una sorta di peste del ventunesimo secolo, arrivata ormai anche alle porte di casa nostra». «L'Ebola», prosegue l'artista, «non è un virus qualsiasi. Sulla sua trasmissione ci sono ancora parecchie incertezze e non esiste al momento un vaccino. Inoltre, anche chi riesce miracolosamente a salvarsi dalle sue azioni più devastanti non ha lunghe aspettative di vita».
«Per questo», conclude Gambarin, abituato a toccare con la sua arte temi legati all'ambiente e al sociale, «ho ritenuto giusto cercare focalizzare l'attenzione su una problematica che spaventa, ma che allo stesso tempo va contrastata con tutti i mezzi. Possiamo gestire meglio ciò che conosciamo e per conoscere abbiamo bisogno di essere informati in modo adeguato». E.P.

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