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San Pietro di Morubio

Charlie e l'incontro col Papa: «Sono stato l'ultimo a vederlo prima del ricovero»

Il pittore, originario di Cerea, aveva partecipato all'udienza generale donando una sua opera al Pontefice
Il pittore Charlie consegna la sua opera a Papa Francesco
Il pittore Charlie consegna la sua opera a Papa Francesco
Il pittore Charlie consegna la sua opera a Papa Francesco
Il pittore Charlie consegna la sua opera a Papa Francesco

«Sono stato l'ultimo fedele a vedere papa Francesco e a parlargli prima del ricovero in ospedale». Quando, mercoledì mattina, Charlie, pittore originario di Cerea e residente da anni a Bonavicina di San Pietro di Morubio, ha partecipato all'udienza generale tenuta sul sagrato di piazza San Pietro a Roma non si sarebbe mai aspettato di essere l'ultimo fedele al quale il Santo Padre avrebbe rivolto la parola prima di ritirarsi con la papamobile a Santa Marta, dove ha accusato poi il malore che lo ha costretto al ricovero al Policlinico Gemelli per un'infezione respiratoria.

 

L'opera donata al Papa

L'artista morubiano, attraverso don Raffaello Serafini, parroco di Bonavicina, era riuscito ad essere ricevuto dal Pontefice per consegnargli un'opera d'arte in ceramica proprio al termine dell'udienza generale che si sarebbe poi rivelata l'ultima prima del trasferimento di papa Bergoglio nel polo sanitario capitolino. «Assieme ad una settantina di altri fedeli», racconta Charlie, «ho ottenuto il pass per accedere all'area del sagrato riservata, sedendomi a pochi metri dal Pontefice. Al termine dell'udienza ho potuto così avvicinarmi e parlare a papa Francesco per consegnargli la mia "Mothers beg" (Le Mamme implorano, ndr), pezzo unico di ceramica smaltata modellato e decorato da me ed ispirato alla guerra tra Russia ed Ucraina».

 

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«Segni di sofferenza sul volto»

L'artista della Bassa, che alcuni anni fa è stato insignito del titolo di «accademico onorario» dell'Accademia delle Arti della Russia, ha potuto constatare di persona che papa Francesco non era al massimo della forma. «Quando si è alzato dalla carrozzina era claudicante, come del resto siamo abituati a vederlo da un po' di tempo a questa parte. Sul suo volto si notava la sofferenza dovuta agli acciacchi dell'età, tuttavia nulla faceva presagire il malore che lo avrebbe colpito nel pomeriggio».

«Durante il nostro colloquio», prosegue il pittore morubiano, «ho spiegato al Pontefice il significato dell'opera, che nelle mie intenzioni lui stesso, diplomazia permettendo, dovrebbe consegnare al presidente russo Vladimir Putin con l'auspicio di far cessare la guerra. Nonostante fosse costretto sulla sedia a rotelle, il Santo Padre ha dimostrato molta attenzione alle mie parole, scuotendo più volte il capo con cenni affermativi. Era entusiasta dell'opera». «Mentre gli illustravo la simbologia del mio lavoro artistico, papa Bergoglio si è lasciato più volte sfuggire un "Mamma che bella"».

Riguardo il colloquio, durato diversi minuti, Charlie rivela: «Il Pontefice sembrava molto attivo e attento, non perdeva una sola delle mie parole. Praticamente sono stato l'ultima persona ad essere ricevuta nella mattinata poiché, dopo il mio incontro, papa Francesco si è ritirato nel suo alloggio». Come il resto del mondo, anche Charlie ha appreso del malore del Pontefice dalla televisione. «Per me è stato come un fulmine a ciel sereno», afferma il pittore, «visto che in mattinata nulla aveva fatto pensare ad un simile epilogo. Per questo il mio pensiero è andato subito a lui attraverso la preghiera. Spero che si rimetta in fretta». .

Fabio Tomelleri

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