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Veronella

Gregorio, giovane organista figlio d'arte: «Salviamo gli strumenti delle chiese». Un festival per finanziare i restauri

Il 30enne Vedovato organizza, insieme al fisarmonicista Francesco Veronese, un ciclo di concerti con gli organi antichi
Gregorio Vedovato, organista, organizza una rassegna per salvare gli organi antichi delle chiese
Gregorio Vedovato, organista, organizza una rassegna per salvare gli organi antichi delle chiese
Gregorio Vedovato, organista, organizza una rassegna per salvare gli organi antichi delle chiese
Gregorio Vedovato, organista, organizza una rassegna per salvare gli organi antichi delle chiese

Un giovane organista di Veronella, figlio d'arte, dà il via ad una rassegna musicale per la valorizzazione degli strumenti delle chiese del territorio. Gregorio Vedovato, 30 anni, diplomato in organo e composizione organistica al conservatorio Dall'Abaco di Verona, figlio del soprano Marzia Ferraro e del pianista Vittorio Vedovato, ha ideato assieme all'amico fisarmonicista Francesco Veronese un programma di concerti che vedranno protagonisti gli organi presenti nelle chiese del Colognese e dell'Est veronese. Essi dialogheranno con i cori e con altri strumenti, in abbinamenti originali, come ad esempio organo-fisarmonica e organo-tromba.

 

Pochi organisti

Un tempo l'organo era considerato nelle parrocchie di campagna lo strumento principe perché era quello che rendeva solenni le cerimonie religiose e trascinava l'assemblea dei fedeli con il suo suono brillante, diversificato e maestoso. Ogni chiesa aveva il suo organista. Poteva essere un musicista più o meno abile, ma era comunque in grado di eseguire melodie sacre che sottolineavano i passaggi più importanti della liturgia. Oggi, purtroppo, gli organisti sono diventati merce rara. Spesso si tratta di professionisti che non hanno né il tempo né l'aspirazione di mettersi al servizio delle funzioni delle parrocchie. Così, può accadere che uno degli strumenti tra i più affascinanti e complessi del panorama musicale rimanga silente per mesi, a volte per anni.

E a Cologna sanno bene che cosa significhi la cessazione dell'uso frequente ed attento dell'organo. Lo splendido «Callido-Pugina» del Duomo di Santa Maria Nascente, risalente al 1896, ha richiesto infatti un restauro accurato per una somma significativa, 110mila euro. La Parrocchia sta cercando in tutti i modi di raccogliere fondi per finanziare l'intervento, che si concluderà a luglio.

 

Raccolta fondi

Un aiuto concreto è arrivato anche dai maestri Vedovato e Veronese, che il mese scorso hanno inaugurato, nella chiesa di Santa Giustina di Baldaria, il festival «Principali Melodie» in collaborazione con l'associazione culturale Adige Nostro. Vedovato ha suonato l'organo della chiesa di Baldaria, mentre Veronese ha proposto brani alla fisarmonica. Alcuni pezzi sono stati interpretati dal soprano Ferraro e dalla corale di Baldaria-San Sebastiano- Sant'Andrea. La chiesa era gremita e molti hanno lasciato un contributo per il restauro dell'organo del Duomo di Cologna.

Ma questo è stato solo l'inizio. Vedovato e Veronese hanno già in programma altre cinque date, a Soave e a Colognola per quanto riguarda l'Est, ad Arcole, Zimella e Spessa per il Colognese. Le chiese individuate non sono ancora quelle definitive, ma Vedovato, direttore artistico del festival, ha già annunciato una tappa a San Gregorio - paese in cui vive con la sua famiglia, nella storica Villa Lavagnoli - a fine aprile.

 

Strumenti da salvare

«Nella chiesa è presente uno strumento a canne, totalmente meccanico», spiega il musicista, «costruito nel 1732 da Bonatti di Desenzano ed ampliato da Zordan nel 1878. Ricordiamo che uno degli organi costruiti da Giuseppe Bonatti è quello di San Tomaso Cantuariense, a Veronetta, suonato nel 1770 addirittura dal tredicenne Mozart». Nell'appuntamento di San Gregorio, l'organo Bonatti-Zordan dialogherà con un pianoforte. «Il festival sarà in sei tappe», conclude Vedovato, «che si concluderanno in inverno. L'obiettivo è di valorizzare questi gioielli musicali presenti nelle chiese della pianura veronese e di tenere alta l'attenzione sulla necessità di continue cure e manutenzione».

Paola Bosaro

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