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CASTAGNARO

Gambarin, un monito sulla terra per l'Expo

Con la sua «Land art» lancia un messaggio su come trattare i prodotti ottenuti in centinaia d'anni
La scritta creata da Dario Gambarin per la protezione della terra
La scritta creata da Dario Gambarin per la protezione della terra
La scritta creata da Dario Gambarin per la protezione della terra
La scritta creata da Dario Gambarin per la protezione della terra

È un omaggio alla grande manifestazione milanese Expo, ma soprattutto un chiaro riferimento alla terra intesa come risorsa e come bene da rispettare, quello che l'artista castagnarese, e bolognese d'adozione, Dario Gambarin ha voluto come soggetto della sua nuova performance di land art. L'opera, dal titolo «Expo 2015, Feed your mind, save the earth», è stata realizzata su un terreno di 25 mila metri, che la famiglia possiede alle porte del centro di Castagnaro, rigorosamente «a mano libera», cioè con un trattore munito di aratro e senza tracciare prima alcun punto di riferimento. Una tecnica che l'artista Gambarin usa da tempo e per cui è ormai conosciuto a livello internazionale. Questa volta però al centro della land art - per la quale si sono rese necessarie ben sei ore di lavoro - non appaiono figure, simboli o volti, ma solo un motto, che già da solo però la dice lunga. Se lo slogan dell'Expo milanese è «Feed the planet, energy for life» cioè «Nutrire il pianeta, energia per la vita», quello di Gambarin diventa «Feed your mind, save the earth», cioè «Nutri la mente, salva la terra».
«La mia non è una contestazione», spiega l'artista, «ma solo un punto di vista diverso. Come dire: stiamo attenti a quello che facciamo. Basti pensare alle multinazionali che vogliono omologare tutte le produzioni, sostituendo colture con organismi geneticamente modificati ai prodotti locali la cui qualità è stata raggiunta dopo secoli di lavoro. Oppure alla globalizzazione, che ha avuto ripercussioni sulle caratteristiche qualitative delle produzioni». «Le domande da farsi», prosegue Gambarin, «sono soprattutto due: fino a che punto possiamo spingerci con questi esperimenti? Ci sono voluti tantissimi anni per ottenere certe qualità di prodotti ed ora noi ci permettiamo di distruggerli? Per questo, oltre al mio motto, non ho voluto aggiungere altro alla mia performance. Un'opera che penso sarebbe piaciuta anche ad Andy Warhol che una volta affermò "Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare"».

Elisabetta Papa

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