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Legnago

Si fa la doccia di notte e viene colpito a bastonate dall'inquilino del piano di sotto

di Fabio Tomelleri
È culminata davanti al giudice la violenta lite scoppiata in un palazzo di Casette
Preso a bastonate per una doccia notturna
Preso a bastonate per una doccia notturna
Preso a bastonate per una doccia notturna
Preso a bastonate per una doccia notturna

Non ce l'ha più fatta a sopportare l'ennesima doccia fuori orario e gli altri rumori molesti provocati dall’inquilino del piano superiore. Così, una volta incrociatisi nella cantina del palazzo dove abitano entrambi, tra R.M, 63enne abitante al piano di sotto, e M.F., 40 anni, il vicino «molesto», è scoppiato un violento litigio che ha fatto finire entrambi al Pronto soccorso dell’ospedale «Mater salutis».

Rapporto di vicinato logorato negli anni

È la storia di un rapporto di vicinato che si è via via logorato nel corso degli anni, a causa del mancato rispetto delle norme condominiali all'interno di uno dei palazzoni popolari di Casette, quella emersa nei giorni scorsi al processo, celebrato davanti a Valeria Licata, giudice di pace di Legnago. M.F, infatti, ha denunciato R.M. per le presunte lesioni personali provocategli dal 63enne al termine dell'ennesima lite.

E sempre per questioni di mancato rispetto degli orari di silenzio all'interno del palazzo. Secondo quanto è emerso in aula, la notte del 3 marzo 2018 è stata piuttosto movimentata nel complesso residenziale in cui i due uomini vivono, tanto che si è reso necessario l'intervento dei carabinieri di Legnago, chiamati proprio da uno dei due litiganti durante la zuffa.

La cronaca di una serata movimentata

Verso mezzanotte, M.F. aveva deciso di farsi la doccia, disturbando così l'inquilino del piano di sotto che a quell’ora stava dormendo. All'improvviso, il 40enne è rimasto al buio e si è precipitato subito in cantina temendo che fosse stato proprio il 63enne, con il quale aveva avuto in precedenza delle discussioni per lo stesso motivo, a staccargli la corrente facendo scattare il contatore.

Proprio nello scantinato M.F., come presagiva, ha trovato R.M., rimasto anche lui temporaneamente senza luce in casa. Fra i due è scoppiata quindi un’accesa discussione, nel mezzo della quale entrambi sono passati, a quanto pare, dalle offese alle mani. Alla fine della lite i due condomini sono rimasti feriti e sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto soccorso.

Entrambi in ospedale M.F. ha riportato leggere contusioni alla testa e alle braccia guaribili in due giorni, mentre il suo vicino, che pure presentava lesioni, è stato posto sotto osservazione per problemi cardiaci ed ha lasciato l'ospedale soltanto dopo cinque giorni. In seguito si sono querelati a vicenda. Il dibattimento non è riuscito a far chiarezza sulle dinamiche di quel confronto al fulmicotone e su chi abbia scatenato la violenta lite, in quanto ciascuno di loro ha sostenuto davanti al giudice di essere stato colpito dal vicino con un bastone. Eppure tra i due non era andata sempre così.

Assolto per mancanza di prove

Come ha riferito la moglie di R.M., convocata in aula per testimoniare, «all'inizio la convivenza tra le nostre due famiglie era buona ed il 40enne del piano di sopra frequentava giornalmente casa nostra». Una volta ascoltati i testimoni, il giudice Licata ha tuttavia ritenuto di dover assolvere R.M. per insufficienza di prove, visto che, oltretutto, l'incontro-scontro in cantina era avvenuto in assenza di terze persone.

«È emersa con assoluta certezza la conflittualità di vicinato», ha scritto il giudice nelle motivazioni della sentenza, «ma non certo la responsabilità dell'imputato per le lesioni attribuitegli nei confronti della parte offesa». Secondo il magistrato, addirittura, «le ferite potrebbero essere state conseguenza della condotta posta in essere dalla stessa parte offesa, risentita per il distacco della luce». R.M., quindi, è stato assolto nel processo «non essendo stata raggiunta la prova certa sulla responsabilità dell'imputato».

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