<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
cologna veneta

Chiesa barocca cade a pezzi: lo scandalo fa il giro d’Europa

I fotografi di Urbex si sono introdotti nel gioiello del ’600 ormai in sfacelo. Le foto del degrado postate sui social suscitano scalpore
La chiesa di San Pietro: non si arresta il degrado nel complesso seicentesco delle suore Cappuccine
La chiesa di San Pietro: non si arresta il degrado nel complesso seicentesco delle suore Cappuccine
Il degrado della chiesa delle Cappuccine a Cologna

Chiesa e chiostro delle Cappuccine di Cologna sono ormai allo sfacelo. E le tombe delle monache vengono profanate nell’indifferenza generale. L’inerzia della proprietà e delle istituzioni, l’oblio della cittadinanza e l’inciviltà di alcune persone stanno cancellando per sempre una delle perle architettoniche della provincia scaligera. E lo scandalo sta facendo sul web il giro d’Europa.

Gli unici interessati ancora al fascino e alle ricchezze della chiesa barocca fatta edificare ad inizio Seicento, in via Papesso, dalle monache Cappuccine sono i fotografi degli edifici in rovina, i cercatori di preziosi e i ladri di antichità.

Appelli caduti nel vuoto

Non sono serviti negli ultimi 15 anni gli appelli, le tesi di laurea, le segnalazioni, gli articoli, gli spettacoli teatrali a tema, perfino un fascicolo di indagine aperto due anni fa dai Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale. Nulla di tutto ciò ha sollevato la pesante cortina di disinteresse che da molti lustri schiaccia questo complesso conventuale che quattro secoli fa vantava la presenza di opere d’arte e reliquie ammirate e invidiate da tanti altri monasteri italiani.

 

 

Chiesa e chiostro pericolanti

Già da tempo non si può più mettere piede all’interno del vecchio chiostro di impianto cinquecentesco, che sta crollando pezzo dopo pezzo, così come nella chiesa dedicata al principe degli apostoli. L’area è stata chiusa da una rete elettrosaldata e sono comparsi cartelli che segnalano che gli edifici sono pericolanti.

Per quanto concerne la chiesa, i gravi danni al tetto, solo parzialmente tamponati da un intervento dell’Ipab «Domenico Cardo» nel 2016, hanno provocato la caduta delle travi portanti e lo sfondamento del pregevole soffitto a cassettoni. Sono così andati distrutti gli arredi in legno ancora presenti (confessionali, banchi e sedie), oltre che statue e cornici in marmo degli altari.

La prima statua a cadere sotto le pesanti travi è stato San Francesco, su un lato dell’altare maggiore. Di recente, la stessa sorte è toccata a Sant’Antonio. La sua testa e un pezzo della mano destra sono stati posati a terra da ignoti, quasi a voler invocare dal cielo un aiuto che dagli uomini non è arrivato.

Restano in piedi ancora le imponenti statue in pietra di Santa Chiara e San Cristoforo, ma non si sa ancora per quanto.

Gli scatti di «Urbex»

Stupisce scoprire che, nonostante i divieti, ci sia ancora chi entra ed esce indisturbato dalla chiesa, preparando scenografie per foto ad effetto e pubblicando su Instagram scatti definiti «beautiful», o «amazing». Sono i fotografi «Urbex», abbreviazione di «urban exploration». Provengono dall’Italia, ma anche da Francia, Belgio e Germania. Si intrufolano nei fabbricati lasciati all’incuria e all’abbandono, spesso sconosciuti alla massa, ma un tempo splendidi, e che destano ancora fascino.

Se alcuni entrano per scattare foto da condividere sui social, come è avvenuto nei giorni scorsi, altri invece hanno intenzioni decisamente meno artistiche. Ladri di marmo hanno staccato e accatastato una per una le colonnine della balaustra dell’altare maggiore per trafugarle, oltre ad aver divelto senza tanto riguardo le lastre di marmo policromo dell’altare di destra, con lo stesso intento.

Tomba profanata

Sempre alla ricerca di oggetti di valore da poter rivendere, qualche individuo senza scrupoli ha rotto il lastrone che chiudeva il luogo di sepoltura delle monache, nell’oratorio retrostante la chiesa, ed è sceso con una scala nell’interrato, a cercare gioielli (probabilmente non presenti), in mezzo ai teschi e alle povere ossa delle suore defunte secoli fa.

Lo scempio, nella chiesa di San Pietro, sembra proprio non aver fine. Forse solo la Curia potrebbe porre un freno a tanta barbarie. Ma ormai anche la Chiesa incontra molte difficoltà nel mantenere e vigilare sull’enorme patrimonio immobiliare di cui dispone. E, in questo caso, non è neppure fra i proprietari.

La proprietà divisa in tre

Mai come nel caso dell’antico monastero delle Cappuccine il detto popolare «El can de tanti paroni el more de fame» è veritiero. È da molto tempo che si discute su chi debba assumersi l’onere di mettere in sicurezza e salvaguardare una struttura di grande valore architettonico.

Sono tre i soggetti titolari di porzioni diverse dell’ex complesso conventuale: l’Ulss 9, il Comune e l’Ipab «Domenico Cardo». Al termine di un lungo iter tecnico, si è appurato che la chiesa è di esclusiva proprietà della casa di riposo. Il Comune, in ogni caso, è sempre coinvolto quando si tratta di un intervento che riguarda il complesso, dato che fa parte del proprio patrimonio storico-artistico. La Parrocchia è custode, della Soprintendenza di Verona, di alcune suppellettili e statue salvate anni fa.

Paola Bosaro

Suggerimenti