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Cerea

Marco, il meteorologo dei sensi: cieco dalla maggiore età, raccoglie dati climatici da oltre trent'anni

Poltronieri raccoglie gli eventi e le mutazioni del clima della Bassa con vari strumenti. E non si affida solo alla tecnologia.
Marco Poltronieri, il centralinista non vedente ha elaborato una serie di tecniche per studiare il meteo
Marco Poltronieri, il centralinista non vedente ha elaborato una serie di tecniche per studiare il meteo
Marco Poltronieri, il centralinista non vedente ha elaborato una serie di tecniche per studiare il meteo
Marco Poltronieri, il centralinista non vedente ha elaborato una serie di tecniche per studiare il meteo

Quella di Marco Poltronieri potrebbe essere la storia di un uomo qualunque: ceretano, 47 anni, centralinista di professione, appassionato di meteorologia già da bambino. Annota il tempo, i fenomeni meteo più estremi e rileva dati meteorologici da più di un trentennio. Un unico particolare: è totalmente cieco da quando aveva 18 anni. Da allora, la sua vita trascorre al buio.

«Non che prima ci vedessi più di tanto. Vedevo con appena un decimo per occhio, quanto bastava per riuscire a leggere e a scrivere» racconta. «Poi, lentamente, la mia vita è piombata nel buio». Alla base della sua cecità ci fu un errore medico: troppo ossigeno nell'incubatrice gli danneggiò irreparabilmente le retine. 

Passione nata da bambino 

Ma proprio in quel bambino nacque una passione andata cementandosi nel tempo, quella per il meteo. Già durante la scuola primaria ebbe in regalo un termometro e un igrometro, due strumenti che diventarono subito parte integrante del suo quotidiano. Nel settembre del 1990 iniziava poi la registrazione quotidiana dei principali parametri meteo che nel tempo hanno dato vita ad un database tra i più longevi della provincia.

Tutti i dati vengono puntualmente annotati ogni giorno sul forum di Meteo 4 intitolato ad Emilio Bellavite. Ancora pochi anni e Marco perse definitivamente la vista. Trent'anni fa non esisteva però quella tecnologia che oggi ha semplificato molto la vita di chi non vede. «Tolsi allora la protezione di vetro alle apparecchiature e con la mano capivo la posizione della lancetta degli strumenti. Per misurare la quantità di pioggia utilizzavo una caraffa graduata in rilievo nella parte interna, e con un dito toccando il pelo dell'acqua riuscivo ad ottenere con discreta approssimazione la quantità di pioggia caduta», spiega Marco ricordando le difficoltà di quegli anni in una nuova vita senza luce, ma anche le soddisfazioni che aveva quando otteneva i risultati prefissati. 

L’aiuto della tecnologia 

«Oggi tutto è relativamente più semplice. La svolta digitale ha messo a disposizione dei non vedenti strumenti con sintesi vocale che migliorano non poco la vita di ogni giorno e permettono di coltivare passioni un tempo impossibili da mantenere. Dal 2010 utilizzo un sistema informatico dotato di un software vocale che legge tutto ciò che appare su video e display. Mi permette di gestire i dati scaricati da una stazione meteo elettronica collegata ad un normale computer. Mi è quindi possibile conoscere, archiviare e scrivere sotto dettatura. In un futuro forse non troppo lontano sarà possibile anche consultare le mappe meteorologiche grazie allo sviluppo della grafica tattile per non vedenti». 

Cambiamenti climatici

Quasi 33 anni di rilevazioni quotidiane parlano chiaro: anche Marco riferisce di un clima che assomiglia sempre meno a quello di quando era bambino. «Il cambiamento c'è tutto, i dati sono inconfutabili. Meno nebbia, meno ghiaccio, neve quasi scomparsa, estati sempre più lunghe e con temperature oltre i 35 gradi per un numero di giorni sempre più alto». Per la rilevazione del tempo Marco non utilizza solo la tecnologia. Si affida anche agli altri sensi, evidentemente più sviluppati in chi non vede.

«Ho imparato a distinguere il vento anche dall'odore» aggiunge. «In base alla direzione, i venti trasportano con sé tracce olfattive dei territori che attraversano. Dallo scirocco appiccicaticcio, dal profumo secco quasi pungente del foehn, l'odore del lontano Oriente portato dalla bora, ma anche il maestrale e la tramontana. Ho imparato a riconoscerli prima di sapere da quale direzione spirano.

Così come avverto l'afa pericolosa che precede un brutto temporale. Del resto, non vedere con i propri occhi impone un cambiamento del rapporto con il mondo circostante. Purtroppo la vista assorbe il 70 per cento delle percezioni sensoriali, ma la vita è troppo preziosa per non essere apprezzata anche se con un senso in meno. E credo di esserci riuscito».

Alessandro Azzoni

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