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paura a cerea

Baby rapinatore ruba il giubbotto griffato a un tredicenne: «Ora questo è mio: se lo dite a qualcuno, vi ammazzo»

Il ragazzino è stato costretto a levarsi il giubbino firmato e a consegnarlo al giovane che ha minacciato lui e l'amico prima di dileguarsi
Un giovane teppista si è impossessato del giubbino di un 13enne DIENNE
Un giovane teppista si è impossessato del giubbino di un 13enne DIENNE
Un giovane teppista si è impossessato del giubbino di un 13enne DIENNE
Un giovane teppista si è impossessato del giubbino di un 13enne DIENNE

È caccia al bullo che martedì scorso, 13 febbraio, ha rapinato un tredicenne residente in paese (lo chiameremo Andrea, nome di fantasia, per tutelarne la privacy ndr), costringendolo a consegnargli un giubbino griffato del valore di circa 300 euro.

Il preoccupante episodio, che fortunatamente non è sfociato in alcun tipo di violenza fisica, si è consumato in piazza Donatori di sangue, in centro a Cerea, ed è stato denunciato l’altro giorno alla stazione cittadina dei carabinieri dalla madre del giovane finito nelle mire del teppista «modaiolo».

La rapina

Complici il bel tempo e le vacanze di Carnevale, nei giorni scorsi numerosi adolescenti si sono dati appuntamento per trascorrere il pomeriggio assieme lontani dai banchi di scuola. Andrea e tre suoi amici si erano recati al centro commerciale della città del mobile per svagarsi in compagnia. Non potevano certo immaginare nemmeno alla lontana quello che di lì a poco sarebbe accaduto al tredicenne.

Due ragazzi di qualche anno più grandi di loro - almeno stando a quanto raccontato dal ragazzino alla madre - si sono avvicinati ai quattro amici mentre si trovavano all'interno del centro commerciale. E con una serie di scuse, nonostante fosse la prima volta che li incontrava, hanno convinto Andrea a seguirli nel piazzale.

Una volta all’esterno, rimasto da solo e lontano dai suoi tre amici a cui non poteva chiedere aiuto, è stato costretto a togliersi il giubbotto di marca che aveva addosso perchè uno dei due bulli voleva provarlo. E a quanto pare gli piaceva così tanto che, una volta indossato, si è fatto anche alcune foto con il cellulare. Quindi guardando negli occhi Andrea gli ha detto: «Davvero bello, ora questo è mio».

La fuga e le minacce

Sconvolto e impaurito da quella scena, il ragazzino non ha avuto nemmeno la forza di reagire lasciando che i due si allontanassero indisturbati. Subito dopo, assieme ai suoi tre amici, ha pedinato i rapinatori fino alla stazione ferroviaria di Cerea nella speranza di farsi restituire il giubbino griffato. Ma il teppista che l'aveva derubato, prima di salire sul treno, accortosi della loro presenza, li ha minacciati: «Guai a voi se lo dite a qualcuno, vi ammazzo».

Al 13enne non è rimasto perciò che tornarsene a casa con solo la felpa addosso e raccontare ai suoi genitori la brutta esperienza vissuta per giunta di giorno e in luogo affollato.

La mamma

«Andrea era sotto choc», riferisce la madre, «non ha saputo dirmi con precisione di che nazionalità fossero i due ragazzi e quanti anni avessero, ma ha capito di aver fatto una sciocchezza acconsentendo a seguirli fuori dal centro commerciale. Doveva rimanere dentro, chiedere aiuto ai commessi o addetti alla sicurezza di qualche negozio oppure chiamarci subito al cellulare per darci modo di raggiungerlo».

La mamma, assieme al figlio, ha deciso di recarsi dai carabinieri a sporgere denuncia. I militari hanno già avviato le indagini con l'obiettivo di risalire al baby rapinatore. «Ho deciso di denunciare e di rendere pubblico questo increscioso episodio», rimarca la mamma di Andrea, «perché mi auguro che fatti simili non si ripetano più».

«È assurdo», prosegue la donna, «che i nostri ragazzi non possano sentirsi tranquilli di passeggiare per il loro paese. A 13 anni stanno crescendo, iniziano ad uscire di casa anche da soli durante il giorno. Noi genitori cerchiamo di stare attenti, speriamo sempre che non accada nulla, ma se vengono rapinati persino dei vestiti, cosa possiamo fare? L’unica consolazione è che non è stato picchiato. Non voglio nemmeno pensare a cosa gli poteva succedere se avesse reagito».

Francesco Scuderi

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