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LEGNAGO, CEREA E SANGUINETTO

Bassa, in arrivo
200 profughi
Rabbia dei sindaci

Immigrati in attesa di ottenere asilo politico
Immigrati in attesa di ottenere asilo politico
Immigrati in attesa di ottenere asilo politico
Immigrati in attesa di ottenere asilo politico

Il potenziale arrivo di 227 profughi nei Comuni di Legnago, Cerea e Sanguinetto, in struttura private, mette gli amministratori locali sul piede di guerra.

Una notizia che i sindaci e i loro collaboratori hanno appreso con sorpresa leggendo l’articolo apparso su L’Arena di ieri. La Prefettura di Verona l’altro ieri ha infatti aperto le quattordici buste, dieci ammesse, del bando pubblico per la gestione di strutture per profughi.

Non è detto che le disponibilità siano tutte utilizzate ma allo stato attuale i posti letto sono così ripartiti: 100 all’hotel Paradise di Sanguinetto tramite le cooperative L’Angolo di Torino e il Quadrifoglio di Modena e 50 a Legnago, in via Padana inferiore 144, in un’unica struttura dotata di ampio parco e messa disposizione dalla cooperativa «Xenia ospitalità» di Firenze.

Infine 77 posti letto a Cerea così suddivisi: 30 ad Aselogna offerti dalla cooperativa «Spazio aperto» e dal ristorante La Zona, 12 in via Dante tramite la cooperativa «Virtus Vecomp» e infine 15 attraverso la cooperativa «Olinda» di Mantova e 20 dalla «Un mondo di gioia» di Padova, anche se di queste ultime due disponibilità non si conosce l’esatta ubicazione nel territorio della città del mobile.

«È una vergogna», esordisce il vicesindaco di Cerea Marco Franzoni. «Non si possono apprendere notizie simili dai giornali senza che la Prefettura arrivino comunicazioni ufficiali». «L’accoglienza fatta in questo modo è solo un business», prosegue Franzoni, «che serve ad ingrassare le tasche delle cooperative nate per gestire questa situazione. Qui a Cerea, conti alla mano, si tratterebbe di un giro di quasi 1 milione di euro, e nel frattempo i cittadini italiani indigenti e gli stessi profughi non sono altro che vittime. In questo modo», conclude, «non si fa integrazione, ma si creano solo disagi e rabbia tra la gente».

A sostegno della tesi di Franzoni si esprime anche il consigliere di maggioranza ceretano Simone Ferrari di Progetto Nazionale: «Noi organizziamo collette alimentari per dare sostegno agli italiani bisognosi, mentre lo Stato sperpera soldi per aiutare i profughi». A Legnago, dove c’è un’amministrazione targata in parte Partito democratico, la notizia dei 50 profughi in un unico luogo è accolta con disagio.

«Non ne sapevo nulla e adesso mi informerò», fa sapere il sindaco Clara Scapin. «Il nostro Comune è stato il primo della Provincia a muoversi per dare una vera accoglienza ai profughi, collaborando con associazioni e parrocchie del territorio per garantire l’integrazione di queste persone, ma è chiaro che così tante persone concentrate in unico luogo sarebbero ingestibili».

Il rischio è quello che si crei un vero e proprio ghetto che di certo non favorirebbe l’apertura e il confronto tra diverse culture.

«Quello dei profughi», dice l’assessore legnaghese Claudio Marconi, psicologo esperto in questo genere di tematiche, «è un problema epocale a cui è difficile dare una risposta che non scontenti nessuno».

«È chiaro però che così», ammette Marconi, «non si crea un’integrazione positiva e diventa difficile per noi amministratori locali dare risposte agli italiani in difficoltà».

Non va meglio a Sanguinetto, dove il sindaco Alessandro Braga si trova a dover gestire il potenziale arrivo di 100 profughi in un’unica struttura. Per giunta attigua all’Ilva, lo storico ristorante di famiglia che, oltre alla crisi economica, rischia ora di trovarsi a convivere con questa difficoltà.

«Sul futuro del ristorante preferisco non dire nulla», dice Braga, «ma trovo incredibile che 100 immigrati risiedano nella stessa struttura, per giunta a ridosso della strada regionale 10, una situazione pericolosa di cui come amministrazione, in caso di incidenti, siamo intenzionati a non assumerci nessuna responsabilità dato che la Prefettura non ci ha mai coinvolto». «Siamo perplessi», conclude il primo cittadino di Sanguinetto, «pochi giorni fa il ministro Angelino Alfano parlava di un progetto da mettere in piedi con i Comuni che prevedeva l’accoglienza di tre profughi ogni 1 mila residenti, qui a Sanguinetto sarebbero 12, un numero sostenibile, ma 100 proprio no». Tutte le amministrazioni nei prossimi giorni terranno incontri per capire quali azioni intraprendere.

Francesco Scuderi

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