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albaredo

Da ragazzo trova un’ascia in fornace: dopo 50 anni scopre che è un reperto dell’Età del bronzo

Grande sorpresa per Adriano Bozza, che ha scoperto che il ferro trovato in fornace risale a tremila anni fa. L'ha donato al Museo della civiltà dell'Adige di Albaredo
Bozza consegna l’ascia a Rigodanzo, curatore del museo DIENNE
Bozza consegna l’ascia a Rigodanzo, curatore del museo DIENNE
Bozza consegna l’ascia a Rigodanzo, curatore del museo DIENNE
Bozza consegna l’ascia a Rigodanzo, curatore del museo DIENNE

Cinquant'anni fa trovò, senza saperlo, un reperto archeologico dell'Età del Bronzo. L'ha tenuto con cura fino ad oggi perché gli ricordava gli anni della gioventù. Poche settimane fa ha scoperto che si tratta di un'ascia preistorica di grande valore, risalente a tremila anni fa. Ha così deciso di donarla al Museo della civiltà dell'Adige di Albaredo, affinché tutti i visitatori, specie le scolaresche, possano vederla e studiarne le caratteristiche.

Il ritrovamento

Adriano Bozza è un artigiano di 66 anni residente a Ronco. «Raggiungerò l'agognata età pensionabile a novembre», riferisce, con gli occhi che gli brillano per la felicità. Bozza lavora da quando aveva 14 anni e il suo primo impiego fu alla fornace di mattoni della Val Tomba, a Ronco. Terminato il periodo di leva militare, cambiò mestiere e divenne autista, impiego che svolse per 25 anni. Infine, è passato alla commercializzazione dei metalli, la sua attuale professione. E proprio con un antico oggetto di metallo inizia la storia di cui si è reso protagonista l'artigiano.

«Era il 1970 e io ero un adolescente alle prime esperienze lavorative», ricorda Bozza. «Ero addetto al carico di argilla sulla mattoniera e al controllo del materiale in entrata».

Poiché il macchinario muove, raccoglie e comprime la terra per fabbricare i mattoni, bisogna accertarsi che non passino impurità. Una griglia posta prima degli stampi blocca gli elementi estranei. Un giorno, su quella griglia, si fermò un pezzo di metallo del peso di mezzo chilo. Il ragazzo lo prese in mano e decise su due piedi di non gettarlo via.

«La mattoniera l'aveva in parte danneggiato», racconta. Infatti, una delle due alette che compongono l'ascia è andata persa, mentre l'altra è parzialmente schiacciata. «Io non sapevo che cosa fosse, ma qualcosa dentro di me mi diceva che poteva trattarsi di un oggetto importante, perciò a fine turno lo portai a casa e lo custodii gelosamente».

Dapprima, quella pesante lama di ferro è stata tenuta nella cameretta del ragazzo, che la mostrava orgoglioso a parenti ed amici, «poi, quando ho costruito la nuova casa per trasferirmi con mia moglie, l'ho messa sul camino». Passavano gli anni e nel contempo cresceva la curiosità di capire che cosa fosse.

La scoperta

Quest'estate, la svolta. «Ho chiesto al curatore del Museo di Albaredo, Gianni Rigodanzo, un suo giudizio sulla lama e mi ha riferito che si trattava senza dubbio di un reperto archeologico», ricorda l'artigiano. «Nella zona di via Cason e via Pezze Tomba, dove veniva scavata la terra per le fornaci, furono trovate altre due asce simili a questa, segno che in zona sorgeva un abitato preistorico interessante», spiega Rigodanzo.

«Peraltro, un ex operaio della fornace mi raccontò che negli stessi anni del ritrovamento di Bozza venne dissotterrato pure un carro celtico, carico di vasi di terracotta, ma fu gettato via. Fortunatamente Adriano ha avuto cura dell'oggetto rinvenuto».

Ora il 66enne ha deciso che sia giunto il momento di separarsi dall'ascia. L'ha dunque donata al Museo di Albaredo affinché venga datata con precisione e studiata. «La potranno ammirare tutti i bambini delle scuole, in particolare i miei nipotini di uno e quattro anni».

Paola Bosaro

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