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ALBAREDO

Botte e minacce all'anziano padre e al fratello: operaio con il vizio del gioco finisce in carcere

di Stefano Nicoli
Un 53enne è accusato di aver cagionato lesioni al papà 89enne finito per due volte in ospedale.
I carabinieri di Ronco all’Adige hanno arrestato l’operaio e lo hanno condotto in carcere
I carabinieri di Ronco all’Adige hanno arrestato l’operaio e lo hanno condotto in carcere
I carabinieri di Ronco all’Adige hanno arrestato l’operaio e lo hanno condotto in carcere
I carabinieri di Ronco all’Adige hanno arrestato l’operaio e lo hanno condotto in carcere

Per quasi quattro anni, prima di venire arrestato e di finire in carcere a Verona con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, ha reso la vita impossibile all’anziano padre e al fratello poco più grande di lui. Un calvario segnato - stando alle accuse della Procura di Verona - da una violenza verbale e da continue vessazioni psicologiche che sono via via trascese nelle minacce di morte, nei danneggiamenti in casa e persino nelle percosse. Al punto da costringere l’89enne a recarsi in due circostanze al Pronto soccorso per farsi curare dopo essere stato aggredito dal figlio manesco.

Tuttavia, i due congiunti dell’operaio 53enne - di cui omettiamo le generalità a tutela delle vittime - hanno preferito sopportare a lungo in silenzio quell’inferno domestico in cui l’abuso di alcolici e la dipendenza dal gioco d’azzardo hanno scatenato reazioni difficili da arginare. Probabilmente perché terrorizzati da possibili ripercussioni o forse per proteggere allo stremo quel figlio e quel fratello reso fragile dal suo stato psicofisico alterato, che si è impossessato anche dei risparmi del padre per pagare i debiti contratti puntando alle slot machine.

La denuncia

Lo scorso 29 aprile, l’89enne e il fratello, giunti al culmine delle sopportazione dopo aver subito l’ennesima aggressione e aver sventato addirittura un’esplosione che ha rischiato di farli saltare in aria, non ce l’hanno più fatta a tollerare un vero e proprio incubo pressoché quotidiano. E, preoccupati per la loro incolumità, si sono rivolti perciò ai carabinieri di Ronco all’Adige, già intervenuti nella loro abitazione in diverse occasioni, alla stregua di altri equipaggi della Compagnia di Legnago, per riportare alla ragione il 53enne e proteggere i suoi cari.

È scattata così una denuncia-querela nei confronti dell’operaio albaretano, che era ritornato a vivere con il padre e il fratello nel 2006. L’anziano e l’altro figlio, davanti agli uomini del luogotenente Michele Riefoli, vincendo il comprensibile imbarazzo legato ad una scelta sicuramente difficile e dolorosa da prendere, hanno messo nero su bianco un repertorio di episodi raccapriccianti.

Sofferenze reiterate in un clima di terrore e angoscia che - sempre in base alla denuncia - li avrebbe indotti ormai a rimanere chiusi nella loro camera, senza poter mangiare e senza poter usare i servizi igienici, per la paura di incontrarlo e di finire sotto le sue grinfie.

Gli ultimi episodi

La situazione è degenerata a partire dall’inizio di quest’anno fino a precipitare nel mese di aprile con l’intervento dei carabinieri in tre circostanze. La notte di Pasquetta, il 53enne, dopo aver ripetutamente minacciato il padre di morte durante il giorno festivo, aveva preso la benzina dal decespugliatore e l’aveva sparsa vicino al bombolone del gas, nel giardino di pertinenza della casa, per poi accendere il fuoco. Fortuna ha voluto che il botto sia stato evitato dal fratello, che è riuscito a fermarlo in tempo.

All’alba del 19 aprile, in preda ai fumi dell’alcol, aveva  invece preso a calci la porta della camera da letto del pensionato che, nel tentativo di calmarlo, era stato afferrato e stretto per il collo dal figlio bloccato anche in quel caso dal fratello. L’anziano, sotto choc, era finito al Pronto soccorso di San Bonifacio dove gli era stato diagnosticato uno stato di agitazione e un dolore toracico.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale al 28 aprile, il giorno antecedente la denuncia. Quella sera, intorno alle 20, sempre stando all’accusa, durante la cena era scoppiata un’accesa discussione per futili motivi. L’operaio aveva dapprima lanciato una bottiglia di vetro contro l’89enne per poi cercare di aggredirlo alla testa con un pezzo di ferro. Ma l’anziano era riuscito a disarmarlo colpendolo a sua volta. E, anche allora, il pensionato era finito in ospedale da cui era stato dimesso con una prognosi di 10 giorni. 

L’ordinanza

Una volta raccolta la denuncia, i militari del maggiore Luigi Di Puorto hanno avviato le indagini da cui sono emersi altri particolari ripugnanti su una convivenza burrascosa interrottasi in un modo che nessuno dei tre di certo si augurava. Il 53enne, nel corso degli anni, ha mandato in frantumi con il piccone le suppellettili di casa e ha sottratto al padre varie somme di denaro, per un importo complessivo di 15mila euro, frutto dei risparmi accumulati dall’89enne con la sua pensione. Sempre per far fronte ai suoi debiti di gioco ha costretto inoltre il fratello a sborsare oltre 40mila euro.

Ma non è finita qui. L’operaio si è impossessato anche di oggetti di valore custoditi nell’abitazione di famiglia tra cui alcuni gioielli in oro appartenuti alla madre defunta. Un’escalation di soprusi e violenze fisiche che si protraeva dal giugno del 2019 e che è sfociata mercoledì scorso nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo sulla scorta di un elevato pericolo di recidiva. Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Verona Carola Musio su richiesta del pm Valeria Ardito, è stato eseguito dai carabinieri di Ronco che hanno accompagnato l’operaio nella casa circondariale scaligera.

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