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Una «casa» per i lutti È l’eredità di Cordioli

La casa funeraria  «Patrizio Cordioli» di via Adamello FOTO PECORAUn momento della benedizione
La casa funeraria «Patrizio Cordioli» di via Adamello FOTO PECORAUn momento della benedizione
La casa funeraria  «Patrizio Cordioli» di via Adamello FOTO PECORAUn momento della benedizione
La casa funeraria «Patrizio Cordioli» di via Adamello FOTO PECORAUn momento della benedizione

È sorta come l’ha pensata: un luogo confortevole e il più simile a casa, nel quale le famiglie possano vivere il duro momento del distacco. È stata attivata a due anni dalla sua morte e porta il suo nome. È la casa funeraria «Patrizio Cordioli», in via Adamello, benedetta dai parroci pochi giorni fa. Senza alcuna inaugurazione «perché qui si vive il lutto e il dolore», spiega Stefano Cordioli, figlio di Patrizio, fondatore delle onoranze funebri Obelisco. «Ho portato avanti il progetto nei minimi dettagli come mi aveva indicato mio padre», continua. «Purtroppo lui non l’ha vista». Patrizio Cordioli, infatti, figura legatissima a Villafranca, nel gennaio di due anni fa è morto per Covid, contratto mentre lavorava. La malattia, veloce e aggressiva, in poche settimane l’ha inaspettatamente tolto alla famiglia e alla città. Ma, oltre al segno che ha lasciato in molte persone, oggi lascia anche l’eredità della prima casa funeraria di Villafranca. Lo spazio consente, a chi perde un proprio caro, di poterlo salutare non a orari ristretti, in una fredda cella mortuaria al cimitero o per pochi istanti in ospedale. «Mio padre teneva molto a questo aspetto», continua Stefano Cordioli, che oggi conduce le onoranze funebri del padre con una decina di dipendenti. «Il momento del distacco, per lui, andava curato e sostenuto. In ospedale il defunto non si vede più fino alla cerimonia, nelle celle mortuarie solo per poco tempo. E c’è chi in casa non ha spazio a sufficienza. Qui gli orari sono elastici, si porta rispetto alla salma e al dolore. Per Patrizio la casa funeraria era un servizio sociale. Aveva visto, negli anni, le difficoltà delle famiglie per chi non poteva salutare un proprio caro defunto. E il Covid, tra l’altro, ce ne ha dato conferma. Mio padre ha cercato lo stabile, lo ha trovato: era un sogno per lui. Purtroppo non ha potuto esserci e abbiamo dedicato la casa a lui». L’insegna, sulla facciata, è la riproduzione della sua firma. Nella palazzina, costruita laddove un tempo sorgeva la storica tipografia Bozzi, gli spazi sono organizzati per dare un senso di «casa» alle famiglie che usufruiscono del servizio, offerto dall’agenzia senza costi ulteriori e anche per i non residenti. Dall’ingresso si diramano alcune camere ardenti precedute ciascuna da un piccolo salottino in cui parenti e amici del defunto possono radunarsi, fare due chiacchiere e stringersi insieme. C’è musica di sottofondo e le fotografie della persona scomparsa scorrono su uno schermo. Una sala è ampia ed è utilizzabile per celebrazioni di commiato o per chi non voglia un rito funebre o è di altra religione. Infine, un piccolo angolo bar e un giardino esterno con l’area per fumatori. «L’idea è proprio quella di far sentire le persone a casa alleviando il momento del distacco. Patrizio non voleva lasciare i familiari durante il lutto. Era la sua missione. Entrava nel dolore in punta di piedi, ma con presenza. Era sensibile».•.

Maria Vittoria Adami

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