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Ultimo anno buio per i coniugi morti

La chiesa parrocchiale di Buttapietra
La chiesa parrocchiale di Buttapietra
La chiesa parrocchiale di Buttapietra
La chiesa parrocchiale di Buttapietra

Il giardino è ben curato, le piante potate con accortezza e le viole gialle messe con cura nei vasi. Abitavano da più di sessant’anni a Buttapietra i due coniugi trovati annegati a Zevio e scoperti da un agricoltore il primo maggio scorso. Ora, in quella casa, con le tapparelle abbassate e le tende tirate, non entrerà più nessuno. In via Galilei, centrale strada affiancata da un piccolo corso d’acqua, non ci si capacita. Lui, 89 anni, e lei, 78, erano conosciuti. Vivevano il paese e la comunità di Buttapietra. Soprattutto la moglie, solita nel frequentare le amiche del quartiere. Una di loro, che la conosceva da tanto tempo, la racconta come una donna socievole. Sempre pronta a fare due chiacchiere e molto attiva anche in parrocchia, dove partecipava a gite e uscite organizzate. Espansiva; una donna che si faceva voler bene. «Abbiamo passato tante sere insieme su queste sedie, soprattutto in primavera e estate. Almeno fino all’anno scorso», dice indicandole appena prima di rientrare in casa. Il marito era più chiuso, ma una buona persona. Sicuramente diversa dalla moglie. Più taciturno. «Si era fatto rinnovare la patente da poco. E qualche mese fa l’avevo incrociato mentre in giardino stava sistemando da solo un pozzetto guasto, a quasi 90 anni», aggiunge. Difficile capire come sia andata quel giorno e individuare le cause. Forse a far scattare la decisione di quel tragico epilogo è stata la depressione di lei che da un anno la stava pian piano logorando. E stava trascinando con sé anche il marito. I vicini raccontano ancora di alcune abitudini cambiate negli ultimi mesi. Di qualcosa che, col senno di poi, poteva dare alcuni campanelli d’allarme. Qualche dimenticanza, ma, spiegano ancora i vicini, era una donna ancora lucida. Nessuno però si sarebbe mai potuto aspettare un dramma di questa portata. Don Francesco Todeschini, parroco del paese, era andato nella casa dei coniugi lunedì, un paio di giorni prima della tragica scoperta. «Sono andato a benedire la casa», racconta. «Avevo cercato di farle coraggio. L’avevo trovava addirittura con il morale leggermente migliorato rispetto alla visita precedente». Da qualche mese invece la 78enne usciva poco di casa. Con i primi freddi si vedevano sempre meno. Un malessere nascosto. Celato ai tanti, rinchiuso e vissuto nella solitudine. Senza figli. È stato infatti uno dei nipoti ieri in tarda mattinata a riportare a casa l’auto, una Panda, utilizzata secondo le ricostruzioni dei carabinieri per raggiungere via Case Cantù, a Zevio. Luogo dove è stata ritrovata abbandonata mercoledì sera. E posto scelto per compiere l’estremo gesto di gettarsi nel canale del Sava. Lì sono serviti pochi minuti perché le acque gelide portassero a termine la tragedia. Forse per porre fine alle sofferenze. Forse esasperati da quella depressione che ciclicamente si faceva avanti. «Non li conoscevo di persona, ma so che i nostri servizi sociali non erano stati allertati», spiega il sindaco di Buttapietra, Sara Moretto. «Non era conosciuta la situazione agli assistenti sociali e nel nostro territorio sono attivi diversi aiuti in questo senso», conclude la prima cittadina, anche lei sorpresa e scossa dall’accaduto. La data dei funerali dei coniugi e delle sepolture non è stata ancora fissata, ma è molto probabile che verranno celebrati nella chiesa parrocchiale di Buttapietra. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nicolò Vincenzi

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