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Trovati nell’area protetta quintali di rifiuti abusivi

Antonio Tesini mostra i rifiuti abbandonati alla Palude di Pellegrina
Antonio Tesini mostra i rifiuti abbandonati alla Palude di Pellegrina
Antonio Tesini mostra i rifiuti abbandonati alla Palude di Pellegrina
Antonio Tesini mostra i rifiuti abbandonati alla Palude di Pellegrina

Un’oasi naturale protetta ripetutamente deturpata dai rifiuti gettati senza scrupolo da persone incivili che da anni non si stancano di scaricare sacchi neri di immondizia indifferenziata in mezzo al verde lussureggiante. Succede sul confine fra Isola della Scala ed Erbè, alla Palude della Pellegrina, nei pressi del Molino Novo della Madonna di Erbè dove da anni vengono abbandonati quintali di rifiuti di qualsiasi genere. «Ora è tempo di dire basta, non possiamo più tollerare cose di questo genere». Ad alzare la voce, stavolta davvero spazientito, è Antonio Tesini della Cooperativa sociale Cà Magre di Pellegrina che da 20 anni custodisce (pagando un affitto annuale ai proprietari) 8 ettari della Palude di Pellegrina con lo scopo di rinaturalizzare l’area, lambita dal fiume Tartaro, divenuta negli anni un sito di importanza comunitaria e zona a protezione speciale tutelata dalla Regione. C’è però il grosso problema dei rifiuti che rischia di vanificare ogni sforzo. «Siamo stufi di raccogliere quintali di immondizie, è da anni ormai che li raccogliamo» afferma Tesini, «anche oggi abbiamo trovato un sacco nel fosso, la scorsa settimana due; abbiamo messo dei cartelli di divieto e anche una sbarra per impedire alle macchine di scaricare ma non è servito a niente». Un appello accorato, quello di Tesini, che mira alla salvaguardia di un piccolo biotopo, rifugio di numerose specie animali e vegetali che nel tempo hanno dato vita a uno scrigno di biodiversità che soprattutto oggi occorre tutelare e custodire. Ma che qualcuno, a causa di una «distratta superficialità», purtroppo sembra non avere a cuore. Vetro, platica, organico marcescente, polistirolo e carta. C’è davvero di tutto dentro a quel sacco nero recuperato da Tesini che anche oggi, come è orami solito fare da anni, si appresta a portare a casa e a differenziare pazientemente cercando qualche traccia di chi ha compiuto il deplorevole gesto. «È un problema grave e generalizzato», spiega Tesini, «urge iniziare una battaglia su questi temi perché non succede solo qui ma ovunque, quindi inviterei i Comuni a fare di più per esempio mettendo delle telecamere per individuare i responsabili ai quali eviterei di dare multe ma che obbligherei a raccogliere rifiuti per un mese». Una proposta lanciata in particolare agli amministratori di Isola della Scala ed Erbè ai quali Tesini chiede «di vigilare e trovare dei sistemi perché queste persone non possano più fare queste cose in particolare in questo ambiente protetto che noi saremo sempre pronti a difendere».

Lidia Morellato

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