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Trasporti privati, pullman fermi tra mille incertezze

Pullman abituati a macinare migliaia di chilometri al giorno sono fermi a Erbè da quasi tre mesi. Ogni mattina vengono accesi, sistemati come se dovessero partire. Non è un momento facile per le aziende del trasporto privato che il coronavirus ha messo in ginocchio e che rischiano di saltare con pesanti ricadute occupazionali. A raccontare le difficoltà del settore è Oriano Gavioli, che con la moglie Daniela Biolo da 30 anni gestisce l’azienda omonima. «Siamo fermi dal 22 febbraio, senza nessun entrata», dice Biolo, amareggiata, «con scuole e turismo bloccati per noi è un danno enorme, in questi mesi solitamente si concentra oltre il 50 per cento del lavoro. Ci sono le spese fisse, gli investimenti in corso fra i quali uno importante che abbiamo fatto a inizio anno». Intanto piovono disdette per l’estate. A pesare ancor più è il clima di incertezza, non si vedono spiragli. «Non si parla del settore», dicno i titolari, «non sappiamo quando si ripartirà, quante persone potremo trasportare sui pullman, con quali accorgimenti per la sicurezza, tutto quello che sappiamo è per sentito dire». Il disagio è acuto anche per chi di sacrifici nella vita è abituato a farne parecchi lavorando sodo, senza fare un giorno di ferie ma che nel tempo ha messo in piedi un’impresa a conduzione familiare che ha regalato anche grandi soddisfazioni. «Siamo partiti con un pulmino usato da sette posti raccogliendo il testimone dallo zio Plinio Lugo che era arrivato alla pensione», racconta Biolo, «trasportavamo i disabili dal veronese alla Casa del sole nel mantovano, dopo qualche anno siamo passati agli scuolabus e poi al turismo. Nel 2013 è arrivata mia figlia come impiegata, oggi abbiamo una decina di pullman e diamo lavoro a otto persone, tutte in cassa integrazione». •

L.M.

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