<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Tombe antiche come a Stonehenge

Paolo Tovo, Fabrizio Magani, Gianni De Zuccato e Paola SalzaniUn vaso trovato a Nogarole FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA
Paolo Tovo, Fabrizio Magani, Gianni De Zuccato e Paola SalzaniUn vaso trovato a Nogarole FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA
Paolo Tovo, Fabrizio Magani, Gianni De Zuccato e Paola SalzaniUn vaso trovato a Nogarole FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA
Paolo Tovo, Fabrizio Magani, Gianni De Zuccato e Paola SalzaniUn vaso trovato a Nogarole FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA

«Un salto da vertigine fino al 2.500 avanti Cristo, per riportare alla luce una magnifica storia che, se raccontata bene, può portare lustro a Nogarole Rocca, e a tutta la provincia. Oggi come ieri crocevia di scambi di persone, merci e conoscenze». È entusiasta Fabrizio Magani, soprintendente all’archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, commentando il ritrovamento della necropoli nogarolese, risalente all’età Campaniforme (2500-2200 avanti Cristo), usata fino almeno all’età del Bronzo (2200-1600 avanti Cristo). La scoperta, di cui si è avuta notizia solo la settimana scorsa, quando sono tra l’altro stati ultimati i lavori di scavo, è stata presentata ieri mattina nella sede della Soprintendenza di Corte Dogana, a Verona, da Magani con il sindaco di Nogarole, Paolo Tovo e i funzionari archeologi Gianni De Zuccato e Paola Salzani. Tutto è partito nel 2017, ma l’opera di recupero del patrimonio è proseguita tra stop and go. «L’area interessata ha riguardato una superficie di 12.800 metri quadrati», spiega Salzani. L’appezzamento nella frazione di Pradelle era stato sottoposto ad attività di indagine di archeologia preventiva, come previsto per legge prima di partire con l’urbanizzazione e l’edificazione del comparto di proprietà di due società, Consorzio Porta Città e Verona Porta Sud. Queste ultime, verificata la presenza della necropoli, si sono accollate le spese degli scavi, per decine di migliaia di euro. «Avevamo già trovato a Gazzo e sul Garda tracce di presenze risalenti al periodo Campaniforme. Lo scavo di Nogarole Rocca non si limita a confermare le ipotesi», prosegue Salzani. L’età Campaniforme prende il nome da bicchieri e vasi in ceramica a forma di campana capovolta, diffusi in tutta Europa, dalla Scozia alla Sicilia, dal Marocco, e dal Portogallo la Polonia. «Le sepolture hanno restituito, tra i corredi, materiali archeologici di straordinaria rilevanza, che collocano la necropoli tra le più importanti d’Italia. La scoperta non mancherà di suscitare la curiosità della comunità scientifica internazionale», afferma. In pratica, nell’alveo prosciugato di un corso d’acqua che scorreva dove ora si trova la vasta area in corso di urbanizzazione, denominata Porta della Città, poco distante dall’insediamento su cui sta sorgendo l’hub logistico di Zalando, sono stati trovati 25 tumuli sepolcrali, simili a quelli diffusi nel resto del continente a cavallo tra le Età del Rame e del Bronzo. All’interno 48 sepolture di tre tipi: defunto in posizione rannicchiata, cremato con ceneri deposte in nuda terra o in vaso-primi casi in pianura-ed infine inumato in posizione supina. Scoprire perché nei secoli, forse nei millenni, è cambiata la modalità di seppellire i defunti è uno dei tanti rebus da sciogliere. I corpi degli uomini e delle donne erano seppelliti in aree separate. «Anche i corredi sono diversi e da qui si comprende che nella comunità esistevano differenze sociali: c’è chi è stato inumato con vasi, lame di pugnale in metallo, ornamenti», afferma Salzani. «Per la prima volta in Italia le sepolture di Nogarole di età Campaniforme sono addirittura otto», precisa. Sono stati trovati inoltre otto vasi interi o ricostruibili e armi. Proseguendo nelle ricerche, si potranno evidenziare relazioni nascoste tra il territorio veronese ed il resto del continente. «Ad esempio, si è scoperto che una delle sepolture più famose del Campaniforme europeo, nota come l’arciere di Amesbury, rinvenuta a pochi chilometri da Stonehenge, in Gran Bretagna appartiene a un giovane uomo nato sulle Alpi. Come è evidente gli spostamenti erano frequenti anche nell’antichità», dice Salzani, che ha già coinvolto nello studio del materiale le università di Padova (geoarcheologia), Trento (studio lame e pugnali), Milano (archeozoologia), Cagliari (ceramiche). •

Valeria Zanetti

Suggerimenti