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Tagliati venti tigli, scatta la protesta

Un ceppo di tiglio ancora in salute La villa padronale dopo il taglio dei tigli e prima della messa a dimora dei lecci
Un ceppo di tiglio ancora in salute La villa padronale dopo il taglio dei tigli e prima della messa a dimora dei lecci
Un ceppo di tiglio ancora in salute La villa padronale dopo il taglio dei tigli e prima della messa a dimora dei lecci
Un ceppo di tiglio ancora in salute La villa padronale dopo il taglio dei tigli e prima della messa a dimora dei lecci

Il taglio dei tigli sul lato est di un tratto di via Carlo Montanari, ha cambiato il paesaggio. Un angolo caratteristico di Mozzecane è entrato nella storia. I 20 alberi rimasti dopo l’eliminazione di qualche esemplare avvenuta anni fa per collegare la lottizzazione Serraglio con la regionale 62 della Cisa e quindi col centro del capoluogo, sono stati eliminati. Erano malati e costituivano un pericolo per la zona che ora risulta bonificata e messa in sicurezza. I tigli erano lì da tempo immemorabile e gli anziani del paese li ricordano grossi così da quando erano bambini. La lunga fila caratterizzava una zona del capoluogo, ornava per tutta la sua lunghezza la facciata del complesso Ciresola e segnava il limite della Regionale dal marciapiede. Quella zona del paese era conosciuta come «Le piante». «Andare alle piante», «Ci troviamo alle piante», «È successo alle piante» era il modo per i Mozzecanesi di indicare il luogo. Il filare offriva ombra e annualmente, fino al dopo guerra, i fiori dei tigli venivano raccolti da una ditta per essere utilizzati in erboristeria per la loro proprietà di essere rilassanti, ansiolitiche antispasmodiche, antinfiammatorie per le vie aeree. L’eliminazione dei tigli, ora sostituiti da lecci, è stata accolta con dispiacere dai cittadini: è venuta meno una certezza che li ha accompagnati fino ad ora. «Forse alcuni potevano essere salvati» è la voce raccolta tra la gente «il loro ceppo rimasto sembra ancora sano così non si stravolgeva tutta la zona com’è stato fatto». Abbiamo girato l’osservazione al consigliere comunale delegato alla manutenzione del patrimonio Alberto Bindella: «Lasciarne solo alcuni», spiega, « non è stato possibile per problemi di estetica ed anche perché i ceppi erano sani ma l’albero era già malato nella parte alta del tronco. Abbiamo scelto di dare continuità ed armonia al filare rifacendolo con alberi di leccio. I quattro tigli più giovani» aggiunge Bindella, « che alcuni anni fa ne avevano sostituiti altrettanti malati, sono stati salvati e rimessi a dimora nel parco della scuola comunale dell’infanzia di via Dante Alighieri». Ma i vecchi tigli con la loro chioma facevano in qualche modo da paravento all’ala ovest del complesso Ciresola che si affaccia sulla regionale. Ora è evidente all’occhio il grave degrado dell’ultima parte della fila di case e fa diventare nuovamente di attualità la domanda dei cittadini: «Perché non si interviene al recupero dell’intero complesso? C’è qualche progetto in agenda per riportarla alla riqualificazione e alla utilizzazione?». La risposta arriva dal sindaco Mauro Martelli: «Ci stiamo muovendo da tempo. Siamo alla ricerca di finanziamenti che ci permettano di riqualificare il complesso». Il complesso Ciresola acquistato dal Comune negli anni ’90 finora è stato oggetto di alcuni interventi che lo hanno in parte salvato. È stata restaurata, infatti, la villa padronale nella quale è ospitata la biblioteca comunale, ricavata una sala civica ed alcune stanze ed una parte dell’ala ovest nella quale sono stati ricavati il centro sociale e la casa albergo. Tutta l’ala sud e parte dell’ala ovest sono ancora in grave stato di degrado. Il tempo e l’abbandono hanno le loro leggi. Da pochi anni è stato riqualificato il giardino con la potatura degli alberi e la creazione di un percorso verde didattico. È stato recentemente aperto al pubblico per alcune ore della giornata e dotato di telecamere di controllo. •

Vetusto Caliari

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