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Villafranca

Tac aviotrasportata, dalla tesi di laurea nascono progetto e brevetto

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Jole Luongo e Tiziano Tedeschi (foto Pecora)
Jole Luongo e Tiziano Tedeschi (foto Pecora)
Jole Luongo e Tiziano Tedeschi (foto Pecora)
Jole Luongo e Tiziano Tedeschi (foto Pecora)

Una Tac aviotrasportata per raggiungere le popolazioni più isolate, le zone povere del mondo, i bimbi dell’Africa. Una vera e propria sala diagnostica prêt-à-porter. È l’idea sulla quale ha incentrato la sua tesi di laurea Jolanda Luongo, Jole, appena laureatasi alla triennale in Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia all’Università di Verona.

Luongo è partita da un’esperienza di tirocinio, nel 2019, all’ospedale Magalini di Villafranca dove ha conosciuto il tecnico di radiologia Tiziano Tedeschi, di Povegliano, oggi in pensione ma con un’esperienza di 43 anni. Ne è nata più che un’amicizia, un’alleanza che ha portato alla definizione di questo progetto: Luongo ha cercato la Tac giusta e l’aereo in grado di fare da sede a questa sala diagnostica studiata nei minimi dettagli e illustrata mercoledì scorso all’Università. La neolaureata ha calamitato l’attenzione della commissione, durante la discussione della tesa, e ha risposto a diverse domande in merito, ottenendo la votazione di 107.

Jole Luongo, 30 anni, di Soiano del lago, è partita da un sogno: portare la diagnostica nei Paesi in via di sviluppo dove non ci sono adeguate strutture mediche o gli ospedali sono distanti. «Ne avevo parlato con Giobbe Covatta che mi aveva raccontato di come in Africa si muore per un orzaiolo», spiega. «E così ho pensato a un progetto pilota per una unità mobile di Tac. Finora ci sono state unità per la radiografia bidimensionale tradizionale». Occorreva lavorare su due fronti: trovare la Tac più compatta e un velivolo capiente (una Tac tradizionale richiede 32 metri quadrati di spazio) e in grado di trasportarla. Luongo si è concentrata sulla Tac Compact Revolution act della G.E. che può essere installata in uno spazio minimo di otto metri quadrati: «È la versione più piccola della nuova Tac del Magalini. Serviva uno strumento di dimensioni ridotte senza rinunciare alle migliori tecnologie. Questa ha poco ingombro e si possono fare manutenzioni sul velivolo». L’aereo è un cargo tattico, invece, Alenia C27J Spartan militare. «Ha le dimensioni minime necessarie: ci serve un aereo che atterri in poco spazio e su qualsiasi terreno».

Attorno a Luongo si è mossa una vera e propria équipe. Oltre a Tedeschi ha seguito il progetto il fisico Pierluigi Mozzo dell’Università di Verona; l’ingegnere aerospaziale Fabio Luongo ha effettuato i calcoli strutturali su pesi, misure e forza di gravità; hanno portato la loro consulenza un esperto di aeronautica, Gilberto Nardon, e uno specialista di apparecchiature diagnostiche. «La mia tesi di laurea illustra come adattare la Tac all’aereo e come farla funzionare senza smontarla e rimontarla all’interno del cargo. Arriva e parte intera. È una sala diagnostica in un aereo ed essendo pavimentata si può estrarre dal velivolo e utilizzare anche in una tensostruttura, evitando così l’accesso dei pazienti in ospedale, misura utile per esempio durante una pandemia come quella che abbiamo conosciuto», prosegue la neolaureata in tecniche di radiologia. «l’idea è di utilizzarla in Africa, dove non c’è accessibilità alle cure mediche nei villaggi più isolati, in prima linea per diagnosi di Tbc o covid», conclude Luongo.

Una volta effettuata, la Tac può essere refertata ovunque. «Grazie alla telemedicina che è diventata la punta di diamante della medicina, arrivando dove è impossibile portare il paziente», aggiunge Tedeschi. «Per la Tac aviotrasportata, inoltre, bastano un tecnico e un infermiere. I dati vengono trasmessi in cloud e refertati, appunto, con la telemedicina». Archiviata la laurea triennale, Jole Luongo spera ora di passare al concreto e ha già depositato la domanda di brevetto. 

Maria Vittoria Adami

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