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Roncolevà contro il razzismo:
«Profughi trattati come bestie»

Il sindaco Roberto Gazzani mentre risponde ad uno dei duecento partecipanti all’assembleaIl presidio davanti alla casa dei richiedenti asilo FOTOSERVIZIO PECORATatiana la portavoce del presidio
Il sindaco Roberto Gazzani mentre risponde ad uno dei duecento partecipanti all’assembleaIl presidio davanti alla casa dei richiedenti asilo FOTOSERVIZIO PECORATatiana la portavoce del presidio
Assemblea pubblica a Roncolevà (Pecora)

«State più vicini così la foto viene più scura».

C’era voglia di scherzare ieri sera davanti alla villetta che ospita una quarantina di rifugiati a Roncolevà. Un modo di scherzare alquanto discutibile di due esponenti del comitato contro l’accoglienza dei profughi della piccola frazione alle porte di Trevenzuolo. I rifugiati alcuni molto giovani guardavano a loro volta fuori dai cancelli, indifferenti alla richiesta di una foto di gruppo proveniente dal presidio del comitato «Verona ai veronesi». Ci ha pensato la portavoce del presidio di Roncolevà durante il dibattito poco dopo a mettere in chiaro che «Roncolevà si dissocia dagli episodi di razzismo verificatisi in questi giorni» così come segnalato dai cittadini di «Verona che dialoga».

Che il clima ieri sera, fosse un po’ teso lo si era capito una volta arrivati a Roncolevà. Alcuni dei residenti vestivano una maglietta bianca dove era riportato sul retro il tweet «#Roncolevà alza la testa» e davanti «Presidio finché el Signor nol me tol».

Un antipasto niente male per il dibattito con 200 persone svoltosi dietro all’asilo di Roncolevà alla presenza del sindaco di Trevenzuolo, Roberto Gazzani. Il primo cittadino ha illustrato alcuni dati a partire dai flussi migratori a livello nazionale così come gli era stato chiesto in questi giorni incandescenti dai residenti preoccupati dalla presenza dei rifugiati. Poi ha contestato la legge sullo Sprar, il Sistema di protezione dei richiedenti asilo e ha descritto i rapporti tutt’altro che idilliaci con la Prefettura di Verona che avrebbe latitato sul piano delle comunicazione durante la fase dell’assegnazione dei profughi al piccolo centro.

«Allo Sprar», ha detto il sindaco, «hanno aderito solo 440 Comuni su 8.000. Perché queste amministrazioni hanno aderito? Perché gliel’ha detto il partito?», si è chiesto Gazzani.

E sulla presenza dei profughi a Roncolevà, il primo cittadino ha mostrato il documento dell’ufficio tecnico: «Questo atto dice che lo stabile non è idoneo ad ospitare i rifugiati perché possono risiederci 18 persone compreso l’operatore e adesso, invece, sono in 38 con scarsi servizi igienici». E dal pubblico: «Sono trattati come bestie».

Il sindaco ha aperto anche un dialogo con la cooperativa, gestore dell’immobile: «Mi hanno offerto di attivare dei lavoratori socialmente utili». Pronta la richiesta dal pubblico: «Prendi italiani». Il primo cittadino: «Ci sono già da anni, sono i lavoratori in lista di mobilità». Ancora il primo cittadino: «Ho chiesto ai vertici della cooperativa di regalarci le giostrine per il parco alla luce dei loro profitti. Non hanno risposto».

Poi l’attacco a chi gestisce la struttura di Roncolevà: «La cooperativa ha ora 253 dipendenti mentre un anno fa, ne aveva solo 46». La morale? «Lo Stato mette i soldi, accoglie i poveri a fa dei nuovi ricchi (riferendosi alle cooperative ndr)» e via agli applausi dalla platea. E ha aggiunto: «I profughi arrivano dalla Guinea, Burkina Faso, tre dalla Nigeria, Costa D’Avorio». E dal pubblico: «Ghe la guerra lì?». Il sindaco: «Certi conflitti sono talmente piccoli che, a volte, non ne scrivono nemmeno i giornali. Il 60% delle domande vengono rifiutate, quindi, la guerra non c’è dappertutto».

Dal pubblico: «E la sicurezza? Il pronto intervento dei carabinieri arriva da Villafranca dalle 20 alle 8 di mattina. Ci sono giovani, ragazze». Poi il sindaco chiarisce: «Se voi pensate che il sindaco sia favorevole alla presenza di profughi, non avete capito la serata». Altre preoccupazioni dei residenti: «Vaccinazzioni? Malattie?». Gazzani: «Rischiano prima di tutto i profughi: non sono vaccinati alle nostre malattie e poi, una volta arrivati in Italia, teoricamente hanno effettuato tutti i controlli sanitari». La conclusione del sindaco: «La mia speranza è che le acque si muovano. Tutta la popolazione si sta ribellando e poi nel 2018 ci saranno le elezioni e così i politici iniziano ad ascoltare i cittadini».

Sullo sfondo dell’assemblea, però, restano gli episodi di razzismo, verificatisi nei giorni scorsi. Ieri è tornata sul tema anche l’associazione «Verona che dialoga». «Sia lo Stato che la cittadinanza», riporta il comunicato - appello del gruppo di cittadini, «dovrebbero, senza indugi, prendere una chiara posizione e mettere in atto un’azione di condanna oltre che di prevenzione di tanti episodi di violenza».

Poi viene rivolta un’accusa: «Nel caso di Roncolevà, le Forze dell’ordine non sono intervenute». A parere dell’associazione, infine, «bisogna riportare il pur necessario dibattito sulla presenza dei profughi nell’alveo di un confronto democratico perchè come diceva Luther King «non abbiamo paura della violenza dei malvagi ma del silenzio degli onesti».

Riferiscono i carabinieri che fino ad oggi c’è stato il deposito della querela del presidente della cooperativa. Nella denuncia, si ricostruisce l’episodio del lancio di pietre all’indirizzo della sua auto con danni al parabrezza. Non risulta, invece, che al momento ci siano indagini per individuare chi nei giorni scorsi, ha insultato i profughi e su chi ha lanciato sassi contro la casa dove sono ospitati i profughi «al punto che gli operatori sono stati costretti a barricarsi nella villetta» hanno rivelato ieri i vertici dell’associazione «Verona che dialoga».

Giampaolo Chavan

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