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Rizza miracolata nel 1945 Oggi la Festa delle bombe

La parrocchia di Rizza
La parrocchia di Rizza
La parrocchia di Rizza
La parrocchia di Rizza

Si rinnova a Rizza la «Festa delle bombe». Il 24 febbraio di 78 anni fa la frazione a sud di Verona veniva bombardata da un velivolo dell’aviazione americana, senza però che facesse vittime. Subito si gridò al miracolo e da allora la comunità festeggia ogni anno questa ricorrenza. Oggi sono previste, dalle 19.25, una processione con l’immagine della Madonna del Perpetuo soccorso, patrona della parrocchia, la messa solenne e la cena comunitaria al centro parrocchiale, con un intermezzo culturale a cura della compagnia Gino Franzi. L’evento bellico non solo diede inizio alla devozione alla Madonna del Perpetuo Soccorso, ma probabilmente fu anche un passaggio chiave per consolidare un’identità collettiva che 15 anni più tardi avrebbe portato all’istituzione della parrocchia. Allora come oggi, infatti, la comunità si è sviluppata in maniera preponderante attorno alla parrocchia, unico vero centro aggregatore, essendo Rizza una frazione suddivisa fra tre differenti amministrazioni comunali (Verona, Villafranca e Castel d’Azzano). Il 24 febbraio 1945 fu un giorno di grandi bombardamenti su Verona. Erano gli ultimi mesi di guerra prima della liberazione da parte delle truppe alleate. Gli obiettivi dell’incursione erano soprattutto le vie di comunicazione, con la stazione di Porta Nuova e il deposito locomotive di Santa Lucia. Negli anni scorsi, qualche appassionato di velivoli militari storici, studiando diari di bordo e documenti di volo resi accessibili dall’aeronautica statunitense, ha ipotizzato che il bombardamento di Rizza fosse frutto di un guasto meccanico che avrebbe anticipato lo sgancio degli ordigni destinati alla stazione. Nei racconti degli anziani del paese, tramandati di anno in anno, viene rinnovata la memoria di quel momento: il rombo cupo dei bombardieri in formazione diretti a Verona, rotto dai boati delle improvvise esplosioni. E poi la nube di polvere, l’incredulità e l’angoscia, il terrore di aver perso qualche persona cara, la concitazione di portare i primi soccorsi... fino alla sorpresa: né morti, né feriti, né danni rilevanti. «Gnanca ’na galina!» fu l’esclamazione tra l’incredulo e il festante del parroco, accorso da Azzano portando gli oli santi per l’estrema unzione, rimasta celeberrima nel paese.•.

Andrea Accordini

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