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Ristoranti chiusi e non solo per protesta «Comprare cibo per 48 ore è rischioso»

Tortellini di Valeggio, piatto tipico servito nei ristoranti del paese
Tortellini di Valeggio, piatto tipico servito nei ristoranti del paese
Tortellini di Valeggio, piatto tipico servito nei ristoranti del paese
Tortellini di Valeggio, piatto tipico servito nei ristoranti del paese

La protesta dei ristoratori di Fipe Confcommercio Verona dilaga anche in provincia. A Valeggio, il paese a più alta densità di locali del Veronese, con un numero di coperti pre Covid in ristoranti, trattorie, pizzerie ed enoteche pari circa al numero degli abitanti, pochissimi alzeranno le serrande solo due giorni e fino alle 18, dopo la lunga chiusura natalizia. L’apertura sarebbe consentita oggi e domani; nel weekend si tornerebbe chiusi. Un’ipotesi che la maggior parte dei ristoratori rigetta con sdegno. «Ho sentito i diversi colleghi e solo pochissimi approfitteranno delle due date in mezzo alla settimana. Molto dipende dalla clientela del ristorante: se accetta buoni pasto o se apparecchia per pranzi di lavoro», spiega Gianni Veronesi, presidente dell’associazione ristoratori di Valeggio. Il problema sono le forniture. «Nessuno fa acquisti di materia prima fresca e deperibile, per avere la possibilità di ricevere solo per i pranzi di oggi e venerdì», sottolinea. «In realtà molti di noi aspettano di capire cosa succederà dopo il weekend, perché il Veneto rischia di trovarsi in zona rossa o arancione, in cui comunque toccherebbe rimanere chiusi», prosegue. L’attendismo si trascinerà fino a metà gennaio (il 15 scadono i provvedimenti governativi ponte, presi per il periodo post natalizio, ndr) o forse fino a fine mese, quando si spera la classificazione regionale potrà tornare gialla. Intanto i collaboratori rimangono a casa in cassa integrazione e i titolari attendono tempi migliori, senza ricevere ristori. «Abbiamo avuto i 600 euro in primavera, ma altri aiuti non ne arrivano e per far ripartire i nostri ristoranti servono le condizioni perché la clientela riprenda a muoversi con una certa tranquillità e continuità», rileva Veronesi. Condizione che ora manca. Nella confusione di queste ore c’è comunque chi prova a riaprire i battenti. È il caso della vicepresidente della stessa associazione, Nadia Paquali. «Il succedersi dei provvedimenti del Governo ha paralizzato la filiera della ristorazione sia umanamente che economicamente. Ma non ha abbattuto il mio morale. Il giallo sulla riapertura post natalizia ha fatto comunque scattare qualche prenotazione», racconta. «A questo punto in nome del sacrificio fatto per anni dalla mia famiglia, che ha lavorato sempre, e per tenere alto il morale dei miei collaboratori oltre che dei clienti desiderosi di sedersi a tavola, noi apriremo anche solo per 48 ore. Menu ridotto, ma sorriso bontà e cortesia presenti», assicura. «Come i colleghi siamo arrabbiati con il Governo e preoccuparti per la mancanza di indennizzi necessari, ma per due giorni torniamo ristoratori», conclude. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Zanetti

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