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Restaurata la Via crucis I vandali la devastano

Federica De Bortoli accanto a un piedistallo in cui c’era una formella della Via crucis FOTO PECORA
Federica De Bortoli accanto a un piedistallo in cui c’era una formella della Via crucis FOTO PECORA
Federica De Bortoli accanto a un piedistallo in cui c’era una formella della Via crucis FOTO PECORA
Federica De Bortoli accanto a un piedistallo in cui c’era una formella della Via crucis FOTO PECORA

Se qualcuno pensa siano di valore, sappia che quelle placche non ne hanno né sono antiche. Se si tratta di vandali annoiati, sappiano che per passare il tempo hanno inferto una ferita a chi si prodiga per tenere curati non solo la parrocchia, ma anche spazi della collettività. Siamo a Pizzoletta, frazione di Villafranca, dove la via crucis che conduce al cimitero è stata ancora una volta bersaglio di danneggiamenti. Alcune placche in lega delle quattordici stazioni sono state staccate dai capitelli in ferro e inghiottite nel nulla. È accaduto a pochissimi giorni dal lavoro di ripristino di tutta la via crucis che in quest’anno di pandemia aveva subito diversi attacchi: il basamento in pietre di alcune stazioni era stato divelto e spostato, come nel tentativo di abbattere i capitelli. Una parrocchiana, Federica De Bortoli, con il marito Doriano Cordioli, insegnante, e Pietro Minicuci, circa un mese fa si sono messi all’opera e hanno lavorato per tre giorni carteggiando tutti i capitelli in ferro e ridipingendoli. Hanno raddrizzato quelli rimasti in bilico rinforzandone la base con del cemento. Poi hanno ornato ciascun pilone con delle piante grasse. Ma non è passata una quindicina di giorni, che qualcuno è tornato all’assalto rimuovendo alcune formelle delle stazioni dai capitelli. «Su 14, siamo rimasti con sette targhette. Quattro erano state portate via alcuni anni fa. Abbiamo ridipinto con l’intento di cercarle uguali per sostituirle. Ora ne hanno rimosse altre tre. Nei paraggi non ci sono», spiega rammaricata De Bortoli. «Tra l’altro sono attaccate con delle viti, quindi bisogna proprio metterci impegno per staccarle. È un dolore, perché sono oggetti non di valore, ma con un significato religioso e affettivo. Vorremmo sostituirle, ma temiamo vengano rimosse di nuovo». La via crucis è collocata sulla pista ciclopedonale dietro alla chiesa, a ridosso della linea ferroviaria, e conduce al cimitero. La percorrono molte persone: chi in bicicletta diretto a Villafranca, chi diretto alla tomba di famiglia, chi per fare una passeggiata all’aria aperta. L’idea di collocare i capitelli venne, 15 anni fa, all’allora parroco don Alfonso Trettene. Non si tratta, dunque, di placche antiche. E dispiace alla comunità di Pizzoletta perché dal 2018 si sta impegnando per raccogliere fondi e migliorare la parrocchia e gli spazi attorno: con l’iniziativa «10 euro al mese» le famiglie hanno finanziato la tinteggiatura interna ed esterna della chiesa, le caditoie e l’illuminazione. De Bortoli ha persino impiegato nove mesi per rinfrescare i colori delle sei vetrate un tempo dipinte a piombo da Giusi Galvani. Finito questo lavoro, si è dedicata alla via crucis: «A nome di tutti quelli che hanno devoluto 10 euro al mese per la nostra parrocchia», continua De Bortoli, che non sa dire chi può essere stato a danneggiare i capitelli. «È un posto molto frequentato di giorno, le persone vedrebbero se qualcuno fa qualcosa». Ha un’idea più chiara, invece, il parroco don Giorgio Marchesini: «Non credo sia un gesto di scempio della religione, quanto un atto di vandalismo. Ci sono ragazzini che giocano là senza controllo. Hanno già distrutto il campetto della parrocchia, hanno rotto le reti e i tubi dell’acqua del grest. Ci sono ragazzini di 12-13 anni abbandonati a se stessi e il lockdown ha fatto il resto». E conclude: «Non c’è più il senso del rispetto perché non viene loro insegnato. I genitori li proteggono perché non sanno cosa fanno in giro i figli. Dovrebbero venire qui a vedere come passano il tempo i ragazzini, allora capirebbero di doverli educare a giocare e a rispettare. Bisogna rieducare le famiglie. Federica si è prodigata per il lavoro, è una forma di rispetto averne cura».•.

Maria Vittoria Adami

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