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Regna la solitudine sulla rotta dei pendolari

Il conducente del bus della linea 158
Il conducente del bus della linea 158
Il conducente del bus della linea 158
Il conducente del bus della linea 158

Nicolò Vincenzi Dalla fermata di via Angelo Messedaglia l’arrivo dell’autobus della linea 158 delle 12,56 è quasi un miraggio. Le auto sono poche, transitano soprattutto camion. Il bus ruota intorno al rondò con lo stemma dei militari del Terzo stormo e imbocca il lungo rettilineo. Non c’è nessuno ad aspettare. Nessuno ad alzare il braccio per farsi notare. A bordo, invece, c’è solo una signora, seduta di fronte all’ingresso centrale del mezzo, e poi il vuoto. Quello centrale, infatti, è l’unico accesso possibile perché l’entrata davanti rimane rigorosamente chiusa: non ci possono essere contatti con il conducente di alcun tipo. Una catena impedisce anche di sedersi nei primi posti, misura necessaria perché la vicinanza con l’autista non diventi troppa. I pendolari, i pochi rimasti, si contano sulle dita di una mano. Forse anche meno. Mancano, ovviamente, le resse fra mezzogiorno e le due in via Nino Bixio dei ragazzi che tornano da scuola. E anche alla fermata in piazza Giovanni XXIII non c’è anima viva per ore. «Sono tranquillo», spiega il conducente guardando velocemente quella piccola catena che lo divide dai passeggeri. Indossa guanti blu e mascherina: protezioni richieste anche a tutti i passeggeri con un cartello ben visibile sulle tre entrate. Gli spazi su un autobus sono stretti, ma il servizio deve essere comunque garantito e le precauzioni devono essere tante soprattutto quando Villafranca, e in generale l’Italia, ripartirà dopo questo stop forzato. «Se qualcuno sale a bordo senza guanti o mascherina ho l’obbligo di non partire», dice il conducente. E aggiunge: «Chiedo di indossare i dispositivi di protezione, poi se questo non avviene devo chiamare le forze dell’ordine». La situazione, però, non è mai precipitata: «La gente capisce. Non mi sono mai successe cose particolari», spiega. Di pendolari se ne vedono pochi: «Non ci sono mai troppe persone. Soltanto in alcune ore del giorno, nelle ore di punta, cioè al mattino presto o nel tardo pomeriggio, cambia la situazione. Ma è sempre tutto sotto controllo», conferma. Si respira solitudine, poco altro, fra i sedili vuoti. Nel frattempo a Villafranca alcune corse sono ancora sospese, come la 98 che solitamente transita in via Nino Bixio. Un cartello giallo non lascia possibilità di fraintendimenti «Linea 98 sospesa dal 25 marzo 2020». C’è poi da aggiungere che dallo scorso 14 aprile è entrato in vigore il nuovo orario, quello estivo, che di per sé prevede meno orari. Prima di ripartire verso il centro l’autista aggiunge che proprio a causa delle scuole chiuse, l’emergenza coronavirus e l’orario estivo le corse sono decisamente meno. «Vedremo cosa succederà dopo il 4 maggio...», conclude alludendo al giorno in cui la quarantena forzata verrà, in parte, allentata. Sarà infatti quella la data spartiacque. La situazione non cambia poi di molto qualche decina di metri più in là: anche la stazione è deserta. Nessuno sulla panchina in attesa dei treni e il parcheggio, solitamente preso d’assalto, è semivuoto. C’è solo una ragazza, mascherina chirurgica azzurra sulla bocca e guanti, che si avvicina al tabellone degli orari. «Prendo il treno tutti i giorni per andare a Mozzecane a lavorare», spiega. Ma non ha paura del contagio e la ragione è semplice: «Non c’è nessuno nelle carrozze. Quando siamo in tanti siamo in tre o quattro per vagone. E poi tutti indossano la mascherina». •

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