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Il dramma di Valeggio

«Qui è morto anche mio padre. Mettete in sicurezza l'incrocio»

Adrian Costin e il luogo della tragedia
Adrian Costin e il luogo della tragedia
Adrian Costin e il luogo della tragedia
Adrian Costin e il luogo della tragedia

«Ho appreso con grande dispiacere che si è verificato l'ennesimo incidente mortale allo stesso incrocio dove due anni fa ha perso la vita mio padre e dove io ho riportato gravi conseguenze. Mi rivolgo quindi alle autorità competenti perché provvedano urgentemente a mettere in sicurezza i luoghi, adottando tutte le misure necessarie per evitare che si verifichino ulteriori gravi incidenti». 
È l'accorato appello di Nicoletta Furri, che la sera del 14 agosto 2020 era alla guida dell'auto (una Smart) coinvolta in un gravissimo incidente all'incrocio «maledetto» al confine tra le province di Verona e Mantova: lo stesso incrocio dove mercoledì è morto il diciottenne Adrian Andrei Costin ed è rimasta gravemente ferita la sua ragazza, ancora ricoverata in gravi condizioni nella Terapia intensiva dell'ospedale di Brescia.
 

Dinamica Quasi identica la dinamica dei due incidenti: in entrambi i casi l'auto che ha avuto la peggio proveniva da via Sei Vie (comunale di Valeggio sul Mincio) e si stava immettendo su via Marengo (denominazione locale della Sp27, sempre a Valeggio e di competenza della Provincia di Verona). Mentre la Smart si è scontrata con un furgone che arrivava da Valeggio e ha centrato il lato del passeggero dov'era seduto il padre 83enne della donna, l'Opel Corsa guidata da Adrian è stata travolta da un camion proveniente dalla direzione opposta. Nel primo caso era sera, nel secondo era da poco passato mezzogiorno.

 

Mortale al confine tra Verona e Mantova (Telemantova)

 

Conseguenze Nicoletta Furri si ferma all'appello, perché il ricordo di quanto accaduto è ancora troppo doloroso da raccontare. Lei stessa ha avuto pesanti conseguenze fisiche ed è potuta tornare al lavoro solo pochi mesi fa. Ma non è difficile trovare testimonianze sulla pericolosità di quell'incrocio dove basterebbe installare un semaforo per scongiurare altre tragedie. Da anni - come ha racontato ieri il nostro giornale - il progetto che coinvolge due Comuni e la Provincia arranca frenato dalla burocrazia.
Anche gli abitanti di via Trentino, l'altra strada che si immette sulla provinciale e che ricade in territorio di Pozzolo sul Mincio, frazione di Marmirolo (Mantova) sono spesso stati testimoni di scontri. 
Testimoni Davide Begnoni lavora per il Consorzio di bonifica del Mincio, che gestisce i canali di irrigazione delle campagne, e vive nella casa consortile in prossimità dell'incrocio. «Abito qui da gennaio 2019 e ho già visto una decina di incidenti, di cui due mortali», racconta. È quasi sempre lui ad allertare i soccorsi, come per l'incidente che venti giorni fa ha coinvolto un ciclista, tra l'altro suo amico. «Erano quasi le 19, stavo legando una pianta quando ho sentito un grido, mi sono voltato e l'ho visto volare: un salto di tre-quattro metri per una lunghezza di cinque-sei. Proveniva da Valeggio, la macchina che l'ha investito sempre da via Sei Vie, alla guida c'era un ragazzo. La bici si è rotta a metà». Il ciclista ha riportato fratture e danni a polmoni. 
 

Le sirene «Ogni volta che sentiamo le sirene o l'elicottero ci chiediamo: "Stavolta a chi è toccato?", viviamo con l'ansia», dice Luigi Bongiovanni, che da anni abita in via Trentino. «La dinamica è sempre la stessa», conferma, «quando accade si dice che la colpa è di chi non dà la precedenza, ma se ci sono tanti morti e feriti vuol dire che questo incrocio un problema ce l'ha, devono metterlo in sicurezza». «C'è poca visibilità», aggiunge, «per vedere se arrivano macchine sulla provinciale devi andare oltre la linea dello stop».
Segnaletica Sulla provinciale c'è il limite dei 50, ma pochi lo rispettano. Su via Sei Vie la segnaletica orizzontale è quasi completamente scolorita. Di notte manca l'illuminazione pubblica perché l'unico lampione presente è guasto da tempo. «Soprattutto d'inverno, quando non c'è la vegetazione che ostruisce la visibilità, tirano dritto allo stop», riprende Davide Begnoni, «si sente proprio il salto sulla discesa di via Trentino. Ho paura che prima o poi ci vengano in casa».
 

Il semaforo L'impianto semaforico atteso da anni può essere una soluzione? «Può aiutare», risponde, «ma servono anche dei dossi e in attesa del semaforo potrebbero intanto fare quelli», risponde Begnoni. «Noi di Pozzolo avevamo fatto anche una raccolta firme», ricorda Bongiovanni, «mentre può essere che a Valeggio lo sentano come un problema lontano, essendo all'estremità del territorio veronese». 

Katia Ferraro

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