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Picchiato e bruciato in stazione I tre imputati davanti al giudice

La polizia scientifica esegue i rilievi dopo il ritrovamento di Vasile Todirean gravemente ferito
La polizia scientifica esegue i rilievi dopo il ritrovamento di Vasile Todirean gravemente ferito
La polizia scientifica esegue i rilievi dopo il ritrovamento di Vasile Todirean gravemente ferito
La polizia scientifica esegue i rilievi dopo il ritrovamento di Vasile Todirean gravemente ferito

Prima lo picchiarono per oltre un’ora, poi appiccarono il fuoco ai suoi pantaloni e lo lasciarono lì. Rantolante. E a vederlo sui binari il mattino seguente, con il volto maciullato dai colpi e il corpo bruciato, furono alle 7 i macchinisti del treno Verona-Mantova. Era il 7 luglio dello scorso anno, Vasile Todirica era un uomo forte, sopravvisse a quel massacro ma morì due mesi dopo per un’«infezione sistemica ad opera di batteri per traslocazione cutanea» insorta a causa delle ustioni che avevano interessato buona parte del corpo, dall’addome alle gambe. Omicidio volontario l’accusa che il sostituto Elvira Vitulli muove a Eros De Mori, detto Carlo, 42 anni di Villafranca (l’unico con un domicilio), a Liliano Bosoni, detto Jessi, di 63 anni e a Cristian Relu Tuca, rumeno classe 1960, questi ultimi due senza fissa dimora. Tutti e tre sono in carcere e il 15 luglio compariranno davanti al giudice Luciano Gorra per l’udienza preliminare. Oltre ai legali degli imputati (il collegio difensivo è composto dagli avvocati Christian Faccioli, Massimo Dal Ben e Fabio Porta) nella stanza del magistrato sarà presente anche la parte civile (tutelata da Giuseppe Trimeloni), ovvero la nipote di Todirica, la parente più prossima. Un delitto aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà. Perchè il clochard che viveva sul marciapiede del vecchio magazzino ferroviario della stazione di Villafranca quella notte si era rifiutato di dare le sigarette a chi era con lui. Avevano bevuto tutti, e la violenza con la quale colpirono la vittima durò per un’ora. Per un’ora fu preso a pugni e calci, soprattutto sul volto al punto da renderlo irriconoscibile. Colpito per un’ora senza sosta al volto, sulla testa e all’addome anche con un bastone. Poi il fuoco. Un testimone raccontò che pur in condizioni disperate Vasile riuscì a spegnere le prime fiamme, ma i suoi aguzzini lo appiccarono nuovamente e uno di loro si scagliarono sulla vittima. Due giorni dopo il pestaggio il pm Elvira Vitulli «isolò» Tuca, Bosoni e De Mori, appunto, sentiti nella notte tra il 9 e il 10 luglio davanti al pm non fornirono alcuna versione, non risposero e solamente De Mori negò ogni coinvolgimento sostenendo di essere rimasto a casa tutto il pomeriggio, poi di essere andato a messa e in seguito ad aiutare i volontari a consegnare i pasti ai bisognosi. Ma c’erano due testimoni che li smentirono. •

F.M.

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