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Partecipa al Consiglio, poi va in quarantena

Una votazione durante il Consiglio comunale di Villafranca
Una votazione durante il Consiglio comunale di Villafranca
Una votazione durante il Consiglio comunale di Villafranca
Una votazione durante il Consiglio comunale di Villafranca

C’è apprensione tra i consiglieri comunali di Villafranca che giovedì sera hanno partecipato al consiglio comunale convocato dal sindaco Roberto Dall’Oca, nonostante l’emergenza coronavirus, e voluto per dare un segnale di «continuità e di senso di responsabilità». Proprio durante l’apertura dell’assemblea, chiusa poi per mancanza di numero legale, un consigliere ha ricevuto la conferma che uno stretto familiare è risultato positivo al coronavirus (un primo tampone l’aveva trovato negativo). Da qui è partita la procedura che prevede la quarantena per il consigliere. Chi era presente quella sera, però, ha manifestato qualche preoccupazione chiedendo lumi al sindaco e al presidente del consiglio comunale, Lucio Cordioli, vicepresidente anche dell’Ordine dei medici. E ieri mattina Dall’Oca e Cordioli hanno inviato una nota personale ai 12 consiglieri, ai tre assessori e ai due dipendenti comunali presenti alla seduta. Per loro non ci sarebbe alcun pericolo. Si tratta, infatti, di un contatto di secondo livello per il quale non è necessario l’isolamento. I consiglieri, inoltre, sono entrati in sala consiliare con guanti e mascherine e hanno mantenuto il metro di distanza. La seduta, poi, è stata brevissima perché è mancato il numero legale di consiglieri: era assente tutta l’opposizione eccetto Paolo Martari (Pd), ma anche membri della maggioranza tra cui tutto il gruppo consiliare di Villafranca Domani. Quest’ultima compagine già la settimana scorsa aveva espresso contrarietà alla convocazione di un consiglio in piena emergenza coronavirus. Anche perché, hanno sostenuto i consiglieri, all’ordine del giorno c’erano punti sui quali avrebbe potuto disporre il sindaco ratificando poi in un secondo momento. Ma anche Martari si era detto contrario: «Non c’erano delibere urgenti. Sono andato solo perché si parlava di accorpamento delle tasse e di cittadinanza attiva che potevano essere utili dal punto di vista politico per le categorie economiche e per i volontari che garantiscono servizi». In consiglio c’era anche Niko Cordioli, (Lista Tosi), che è tra chi ha chiesto di avere una comunicazione in merito alla situazione del collega in quarantena: «Del fatto ho saputo solo il giorno dopo la seduta e ho chiesto a sindaco e presidente di comunicarlo ai consiglieri che erano presenti. Non per condannare, ma per sapere come muoverci e prendere le misure necessarie: abbiamo tutti genitori anziani e figli a casa. È una cosa che può succedere, ma siamo amministratori pubblici ed è giusto comunicare, altrimenti si rischiano le strumentalizzazioni». Nella maggioranza ora c’è chi ora trova conferma dei timori che avevano portato a considerare un azzardo convocare il consiglio comunale. L’assemblea è stata riunita giovedì, giorno in cui Verona ha segnato il picco di sette morti di coronavirus in 24 ore, mentre il giorno prima aveva raggiunto i livelli di Treviso, città che dall’inizio dell’emergenza ha sempre tenuto i valori più alti, dopo Padova, in termini di contagi e di decessi. Sono stati anche i giorni in cui più di ogni altro amministratori e istituzioni, a ogni livello, hanno chiesto ai cittadini di restare a casa, mentre si è infittita la loro agenda di riunioni e conferenze esclusivamente on line, per evitare spostamenti e assembramenti. La seduta è stata convocata il 13 marzo. Il sindaco aveva spiegato, annunciandola, che il decreto presidenziale di Giuseppe Conte, prevede che siano garantite le funzioni essenziali. «Per questo motivo gli uffici comunali devono rimanere aperti e sono previsti anche i consigli comunali senza pubblico, per ottemperare alle esigenze amministrative», spiegava la nota. «Abbiamo deciso di fare il consiglio comunale per dei punti ritenuti importanti», continuava il primo cittadino, «rimandando gli altri ai prossimi consigli. I punti saranno solo quattro e riguardano lo slittamento delle tasse Tari e Cosap da maggio a luglio per andare incontro alle imprese in questo difficile momento, la cessione di parte delle quote dell’aeroporto per recuperare preziose risorse a bilancio, l’indirizzo sulla cessione aree Peep, visto che da mesi abbiamo cittadini bloccati nella vendita o nell’acquisto della loro casa, e l’acquisizione gratuita dal Demanio statale dell’ex Tiro a segno. Come amministrazione era giusto dare un segnale di continuità e di senso di responsabilità. Lo dovevamo ai nostri cittadini, alle tante persone che tutti i giorni lavorano in emergenza per garantire la nostra sicurezza, a chi tutti i giorni va a lavorare in ogni ambito per garantirci l’essenziale, perché, come tutti ci auguriamo, l’Italia e Villafranca a breve dovranno essere pronte a ripartire. Lo dovevamo anche ai nostri dipendenti comunali che sono rimasti al loro posto in questi giorni difficili di emergenza». Il sindaco aveva anche spiegato di sapere che qualcuno non sarebbe stato presente: «Pur rispettando le scelte personali o gli impedimenti di ognuno, il consiglio si terrà comunque», aveva garantito. E così è stato. «Verranno messe a disposizione soluzioni igienizzanti», aveva concluso nella nota, «i consiglieri saranno messi alla distanza di sicurezza prevista dai decreti occupando tutta la sala, con votazioni per alzata di mano e presenti solo gli assessori che dovranno relazionare e divieto al pubblico». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Vittoria Adami

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