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Buttapietra

Olindo Bussi, 101 anni, è il reduce della Acqui più vecchio d’Italia

Olindo Bussi, primo in alto a sinistra, nel 1941
Olindo Bussi, primo in alto a sinistra, nel 1941
Olindo Bussi, primo in alto a sinistra, nel 1941
Olindo Bussi, primo in alto a sinistra, nel 1941

Ieri, a Buttapietra, si è festeggiato un compleanno decisamente unico. Quello del più vecchio fra i reduci italiani della divisione di fanteria Acqui: Olindo Bussi, che con i suoi 101 anni supera per età la quarantina di componenti ancora in vita del raggruppamento militare che nel 1943 andò incontro a una drammatica eliminazione sistematica sulle isole greche di Cefalonia e Corfù, in seguito al rifiuto di arrendersi agli ex alleati tedeschi. Bussi è uno dei tre ex militari della Acqui che vive nella nostra provincia. «Gli altri due», spiega Claudio Toninel, presidente veronese e vicepresidente nazionale dell’ associazione dedicata alla divisione Acqui, «sono Dino Benedetti di Volargne di Dolcé, che sta per raggiungere il secolo di vita, e Andrea Gagliardi di Bussolengo, che a breve compirà 99 anni». Tutti e tre sono stati premiati in municipio a Verona lo scorso settembre, in occasione del settantanovesimo anniversario dei terribili fatti che portarono all’annientamento della divisione Acqui.

La storia del fante Olindo, di cui si trova una testimonianza nella nuova edizione del libro «Italiani dovete morire» di Alfio Caruso uscita la scorsa estate per Neri Pozza Editore, è decisamente particolare. Una storia fatta di grandi sacrifici ma anche di congiunture favorevoli. Nato in una corte rurale di Trevenzuolo, figlio di una famiglia di braccianti agricoli, Bussi ha lavorato fin da piccolo nei campi. Venne messo in regola a 14 anni e continuò a fare l’agricoltore fino al 1970, per poi svolgere i suoi ultimi dieci anni lavorativi come operaio metalmeccanico. Il 5 gennaio 1941, nove giorni prima del suo ventesimo compleanno, venne chiamato sotto le armi e, dopo pochi mesi di Centro addestramento reclute a Merano, spedito a Corfù. Un’isola di cui nemmeno conosceva l’esistenza, e in quel viaggio verso la Grecia il giovane Olindo vide per la prima volta in vita sua il mare. Il 12 luglio 1943 gli venne concessa la prima licenza dopo due anni e mezzo da militare. Una licenza per lui salvifica.

A causa delle conseguenze della caduta del governo Mussolini, avvenuta il 25 luglio, non poté infatti più tornare al suo reparto. Arrivato al porto di Brindisi il 18 agosto, vide ritardare l’imbarco. Le acque del canale d’Otranto erano infatti presidiate da sommergibili degli Alleati che siluravano i natanti italotedeschi. Intanto a Corfù, come nella vicina Cefalonia, si stava per consumare una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio con britannici e americani firmato dal governo Badoglio l’8 settembre, i rapporti con i reparti tedeschi presenti sulle isole divennero infatti molto tesi e i soldati italiani, ai quali erano stati dati ordini contraddittori, decisero di non consegnare le armi agli ex alleati. Così, nella seconda metà di settembre, si accese un furioso scontro. La Acqui, alla fine, registrò la morte in combattimento di ben 1.300 soldati, di oltre 5.000 passati per le armi dai tedeschi e di 3.000 vittime di naufragio nel successivo viaggio verso la terraferma.

I sopravvissuti, tutti finiti in prigionia nei campi in Germania e Polonia, furono circa 4.500. Olindo Bussi di tutto questo aveva ricevuto solo notizie frammentarie. Rimasto in Italia e assegnato al Nucleo assistenza profughi, vestì la divisa fino al 15 marzo del 1946, giorno in cui venne congedato. Per anni non volle conoscere i particolari di quell’eccidio, decidendosi a parlarne con i reduci che conosceva solo parecchio tempo dopo: con alcuni di questi coltivò una lunga amicizia. La lunga esperienza bellica che gli ha portato via gli anni della giovinezza non ha comunque impedito al reduce di ricostruirsi una vita e di formarsi quella famiglia che ieri non ha mancato di fargli sentire il suo affetto. Olindo Bussi vive nella stessa casa in cui ci sono, con le loro famiglie, i figli Adriano e Lucio (che ieri ha compiuto 65 anni), un nipote con la moglie e due figli piccoli. Pur avendo qualche problema di vista e di udito, è autosufficiente, molto attento alla vita familiare e all’attualità, oltre che ancora oggi appassionato di sport.

Luca Fiorin

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