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Oggi il Sos compie trent’anni «Un impegno che non si ferma»

Federica Valbusa Avrebbe dovuto essere un giorno di festa oggi, mentre per il Sos sarà una domenica di servizio ordinario, in prima linea contro l’emergenza. Il coronavirus ha spazzato via l’appuntamento celebrativo previsto per il trentennale dell’associazione, che raggiunge questo importante traguardo nel bel mezzo di un’epidemia che non ha precedenti nella sua storia. Nato ufficialmente il 19 aprile 1990, il Sos è cresciuto negli anni fino a comprendere oggi tre anime costitutive: il servizio con le ambulanze, il nucleo di protezione civile e il trasporto sociale. Oggi più che mai, nel pieno di un’emergenza epocale che ha colpito pesantemente anche la provincia veronese, queste tre linee di azione rendono centrale l’operato dell’associazione. Ci sono le ambulanze che dal primo aprile hanno a bordo sia il medico che l’infermiere sia di giorno che di notte; c’è la squadra in divisa gialla che si occupa della consegna delle mascherine e delle spese solidali alla popolazione, oltre che di fornire informazioni e supporto a chi ne ha più bisogno; c’è il trasporto sociale per l’accompagnamento nelle strutture riabilitative e sanitarie di persone che hanno esigenze non differibili (ad esempio quelle che necessitano regolarmente di terapie). «La prima ambulanza», spiega il vicepresidente Alfredo Cottini, «è stata acquistata grazie ad un atto di generosità: era morta per una grave malattia una ragazza sonese, Maria Elena Cinquetti, e la famiglia ha deciso di fare una donazione per ricordarla». Un altro passo storico per l'associazione è stato compiuto l’anno scorso con la firma della convenzione con il Comune per la gestione del trasporto sociale. E alcuni anni prima, era stata costituita una squadra tecnica, che si occupa del servizio antincendio nelle manifestazioni e di segnalazioni aggiuntive nelle gare ciclistiche. In tutto, si parla di circa 170 volontari. Il Sos è stato impegnato in diverse emergenze: nel 2009 per il terremoto de L’Aquila, nel 2012 per quello dell’Emilia Romagna e nel 2010 per l’alluvione in Veneto. Ora, per la prima volta, l’emergenza ce l’ha nel suo territorio. L’affetto e la solidarietà dei cittadini hanno sempre contraddistinto la storia del Sos: «All’inizio dell’emergenza coronavirus, conoscendo la nostra difficoltà a recuperare dispositivi di protezione individuale», spiega Cottini, «alcuni cittadini ci hanno portato in sede le mascherine che avevano a casa; e c’è anche chi porta alla sera la cena per i volontari di turno. Ci sono poi le donazioni economiche, che abbiamo ricevuto anche prendendo parte alla campagna di Universo (Unione veronese soccorso) per l’acquisto dei generatori di ozono necessari per sanificare ambienti e ambulanze». Il presidente del Sos Pierluigi Briggi, che pur non essendo stato un socio fondatore è nell’associazione dal primo giorno ed è da subito entrato nel direttivo, celebrerà il trentennale in isolamento a casa proprio a causa del coronavirus. «Avevamo già in mente una grande festa», dice, «ma purtroppo è saltato tutto. Facciamo un piccolo video di ricordo con i volontari». •

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