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Morto per malore sulla motrice Funerale senza messa in piazza

La bara di Andrea Dolci nella piazza di Buttapietra durante la cerimonia FOTO DIENNE
La bara di Andrea Dolci nella piazza di Buttapietra durante la cerimonia FOTO DIENNE
La bara di Andrea Dolci nella piazza di Buttapietra durante la cerimonia FOTO DIENNE
La bara di Andrea Dolci nella piazza di Buttapietra durante la cerimonia FOTO DIENNE

Un rito che è stato celebrato ieri mattina a Buttapietra, ma che non si può definire nel senso tradizionale una messa. È stato il momento più partecipato dell’ultimo viaggio di Andrea Dolci. A causa delle norme di contrasto alla diffusione del coronavirus, infatti, la cerimonia per il 56enne imprenditore originario di Isola della Scala, morto improvvisamente per un malore sabato scorso a Tarmassia, dopo essere andato a sbattere con il camion che stava guidando, si è svolta in maniera inusuale. Il funerale si è infatti tenuto all’aperto. In una piazza posta almeno cinquanta metri dietro la chiesa, con al centro un feretro ricoperto di fiori bianchi e gialli. Una cassa attorno alla quale stavano centinaia di persone e due sacerdoti che, per celebrare, si passavano di mano il microfono, il quale aveva come unica forma di amplificazione due altoparlanti da esterni. Don Francesco Todeschini, il parroco di Buttapietra, ha ricordato da subito ai presenti che «ci sono delle norme dettate dal Governo da rispettare». Lo stesso sacerdote, quindi, ha invitato i partecipanti a restare lontani un metro l’uno dall’altro e ad evitare di andare a salutare la moglie ed i figli dell’imprenditore alla fine della cerimonia. Prescrizioni a cui, a dire il vero, non tutti hanno dato attuazione. In considerazione dell’eccezionalità della situazione, i celebranti, oltre al parroco di Buttapietra c’era anche quello di Tarmassia e Caselle don Adriano Anselmi, hanno deciso di svolgere un rito che è durato solo una ventina di minuti. La celebrazione è consistita in alcune preghiere, in una lettura, nel ricordo dei due sacerdoti, i quali hanno salutato come un segno che la vita continua la decisione del figlio maggiore del defunto di portare l’attività di movimentazione terra avviata dal padre, nella benedizione della salma e nel breve intervento di alcune persone. Di una rappresentante della comunità di Caselle, che ha voluto dedicare ai familiari del defunto un brano in cui Sant’Agostino afferma chi muore rimane vicino a chi ama, e di una nipote di Andrea. «Pensavamo che saresti vissuto cent’anni, visto il tuo carattere positivo ed il tuo essere accogliente ed aperto agli altri anche nei momenti difficili», ha detto. «Ciao zio, sarai sempre una stella preziosa nel nostro cielo». •

LU.FI.

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