<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
villafranca

Va in pensione un altro medico, pazienti in allarme: «Non se ne trova uno libero nel raggio di 20 chilometri»

Si conferma la carenza di professionisti di base. Spesso sono fondamentali per gli ammalati. Un’assistita: «Da un mese invano ne cerco uno»
Un medico di base compila una prescrizione
Un medico di base compila una prescrizione
Un medico di base compila una prescrizione
Un medico di base compila una prescrizione

Si riapre una falla a Villafranca con un migliaio di cittadini rimasti senza medico. Questa volta tocca ai residenti del capoluogo dove è andato in pensione, il 22 febbraio, il dottor Gabriele Cazzola che aveva l’ambulatorio nel quartiere di Madonna del Popolo. Nonostante la comunicazione sia arrivata per tempo, per gli assistiti è impossibile trovare un sostituto.

Cercasi sostituto

«Da un mese provo tutti i giorni tramite Fascicolo sanitario, on line, ma non ne trovo uno nel raggio di 20 chilometri. Lavoro e pago parecchi contributi nella mia busta paga e mi sento privata dei miei diritti», ci scrive una lettrice. Ne fa una questione di urgenza, invece, una cittadina di 75 anni con diverse patologie, operazioni pregresse e una grave malattia in corso: «Continuo a guardare su internet ai portali della scelta del medico, ma nulla. Per me il medico è necessario per le ricette, le prescrizioni di esami e controlli. Me ne basta uno qualsiasi ma a Villafranca non ce n’è uno a disposizione. Mi invitano ad andare alla guardia medica, ma io non sono nelle condizioni di uscire».

Attivato il Medico distrettuale: «Non è una Guardia medica»

All’orizzonte, però, non c’è una soluzione. L’Ulss9 da gennaio ha emanato 17 interpelli per cercare medici di base. Nessuno ha risposto. Dottori pronti non ce ne sono. Si spera in quelli che stanno frequentando la scuola di medicina generale, che tuttavia possono solo accollarsi la metà degli assistiti: 650 persone. E comunque, in arrivo non ce ne sono.

Come funziona il servizio

Per questo l’Ulss9 ha attivato il servizio del Medico distrettuale. Erroneamente concepita come una guardia medica, il servizio ha sede all’ospedale Magalini e garantisce la presenza di un medico di giorno, lunedì, martedì, giovedì e venerdì.

Il dottore dalle 9 alle 11 risponde alle telefonate dei cittadini che devono prenotare una visita. Dalle 11 alle 13 vede i pazienti in accesso diretto. Nel pomeriggio effettua le visite fissate. Il numero telefonico per prenotare è lo 045.6106373.

Il servizio, inaugurato nell’autunno scorso, viene aperto nelle situazioni di emergenza e laddove si apre una falla come in questo caso: un medico va in pensione e non ci sono sostituti. Il medico distrettuale garantisce tutte le prestazioni di assistenza primaria di norma fornite dal medico di base: prescrizioni di farmaci, prestazioni strumentali e specialistiche, certificazioni, visite ambulatoriali e a domicilio.

Leggi anche
Lanzarin sull'emergenza medici: «Verona è tra le aree più in sofferenza»

La penuria di medici di base e la protesta dei dottori contro la Regione

Il tema della carenza dei medici è sotto i riflettori da un paio d’anni e non sarà risolto per altrettanto tempo: mancano medici che sostituiscano quelli che vanno in pensione. Ma ne è nata una polemica perché la curva pensionistica si conosceva da tempo e non è andata di pari passo con la programmazione sanitaria regionale e nazionale.

In questi giorni è in corso una protesta dei medici di base contro la Regione. Da qui l’intervento della consigliera regionale di minoranza del Partito democratico, Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità: «Se categoria e giunta regionale sono ai ferri corti, è per colpa di una gestione politica che non ha saputo dare risposte concrete al gigantesco fenomeno della carenza di medici di famiglia in Veneto. Già nei mesi scorsi abbiamo denunciato la china che il fenomeno ha assunto. Nei prossimi anni peggiorerà visti i pensionamenti previsti e gli abbandoni da parte dei laureati dei corsi di formazione: tutte cose che la Regione sa bene. Nel frattempo lievitano i servizi a pagamento e il 10 per cento della popolazione veneta rinuncia alle cure perché non ha i soldi. L’inerzia del governo regionale di fatto favorisce il privato. Ci sono due soluzioni per questo genere di carenza: dare ai medici supporto di personale amministrativo, liberandoli dalle incombenze burocratiche consentendo così di aumentare il numero di assistiti e di coprire le zone carenti; rendere attrattiva la professione, come da nostra proposta di legge nazionale che chiede di equiparare il corso di formazione a specializzazione universitaria, con possibilità di carriera e di borse parificate».

Leggi anche
«Ho cambiato sette medici in tre anni: un disagio che colpisce i più fragili»

Maria Vittoria Adami

Suggerimenti