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Matrimoni gay, Perina fa scoppiare un vespaio

Francesco Perina FOTO D’ARCHIVIO
Francesco Perina FOTO D’ARCHIVIO
Francesco Perina FOTO D’ARCHIVIO
Francesco Perina FOTO D’ARCHIVIO

Matrimoni omosessuali, maternità surrogata e pillola anticoncezionale: tutti temi affrontati sul giornalino della parrocchia di Povegliano e che hanno innescato polemiche in paese. L’articolo finito nell’occhio del ciclone è stato pubblicato nel numero di febbraio de «La Sorgente», mensile gestito appunto dalla parrocchia. Ad accendere la miccia, uno scritto di Francesco Perina, poveglianese ex sindaco ma soprattutto ex senatore tra le fila della Dc, a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, nella sezione delle lettere. In poche righe, l’autore dà la sua visione su matrimoni gay, pillole e maternità surrogata. Parole che hanno scatenato proteste sui social (come sempre succede), ma non solo. Mail accese e di lamentele sono arrivate anche in parrocchia. E pure qualche circolo veronese è già sul piede di guerra, oltre al disappunto espresso della sindaca Roberta Tedeschi. Insomma, un vespaio. Nell’articolo dal titolo «Crisi della famiglia», Perina tocca diversi temi, tutti delicati e molto attuali. L’autore, per altro, già da tempo collabora con il giornalino, ma questo pezzo, a differenza di tanti altri, è stato inserito fra le lettere, una sezione che proprio il neo parroco di Povegliano, Giorgio Costa, ha voluto inserire. Uno spazio, come spiega il prete, aperto a tutte le opinioni. Basta leggere l’inizio, le primissime righe della lettera, per capirne contenuto e tenore. L’articolo, che ha avuto una gestazione di un paio di mesi dovuto a un lungo tira e molla tra chi si opponeva e chi premeva per pubblicarlo, comincia così: «Con la legalizzazione del matrimonio omosessuale, la famiglia ha assunto una nuova dimensione. Si assiste ad una deformazione delle coscienze». E ancora: «Il concetto di matrimonio omosessuale è contro tutte le culture dell’umanità, dal suo inizio fino ad oggi». Nella lettera si parla, trattando sempre l’argomento dei matrimoni gay, anche di «rivoluzione culturale e antropologica». L’articolo, quindi, prosegue: «Storicamente mai si è messa in discussione la comunità basilare secondo la quale l’esistenza dell’uomo è ordinata alla procreazione». C’è poi la questione della maternità surrogata che esporrebbe, secondo chi firma, «la procreazione umana ad una metamorfosi». Spiegandone poi il motivo. L’articolo si conclude con una chiosa: «L’uomo possiede una natura che gli è stata data e il violentarla o il negarla conduce all’autodistruzione». Frasi forti, che hanno profondamente diviso l’opinione pubblica in paese, ma la lettera ha valicato pure i confini comunali. Tra i primi a prendere posizione sono stati i membri del circolo Uaar di Verona, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, criticando apertamente lo scritto. La palla passa a don Costa: «La pagina che fa così tanto scalpore», spiega il sacerdote, «è fatta apposta per il dialogo». E proprio nel solco di questo dialogo nel prossimo numero di marzo, come sottolinea don Costa, verranno pubblicate delle risposte: «Sarà impossibile metterle tutte, ne sono arrivate diverse nei giorni scorsi e anche io spiegherò la mia posizione sugli argomenti trattati. Ma non lo farò prima di allora. Sono pagine di dialogo e di confronto, l’importante è che ci sia sempre rispetto. Io devo dire che non ci ho visto offese», conclude il sacerdote a Povegliano da pochi mesi, cercando di gettare un po’ di acqua sul fuoco. Inevitabilmente, però, l’eco di «Crisi della famiglia» è arrivata anche al primo piano del municipio, nell’ufficio della sindaca. «Pur nella libertà di espressione, non condivido una riga delle dichiarazioni lette», dice la prima cittadina, «né rispetto alla visione della famiglia, anacronistica e medievale, né rispetto alla visione della donna, ferma a una prospettiva patriarcale dove le è riservato solo il ruolo di procreatrice e madre». Poi Tedeschi conclude: «Si tratta, tra l’altro, di dichiarazioni dissonanti rispetto alla pari dignità tanto invocata dal presidente della Repubblica, oltre che gravemente discriminatorio nei confronti del mondo Lgbtq». Di certo la vicenda non finisce qui.•.

Nicolò Vincenzi

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