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Villafranca

Mario Faccioli è tornato. L’ex sindaco annuncia: «Disponibile a candidarmi»

A tre mesi dalle elezioni amministrative torna in pista il politico primo cittadino per dieci anni
Mario Faccioli durante la conferenza stampa
Mario Faccioli durante la conferenza stampa
Intervista a Mario Faccioli (video Adami)

Arriva da solo senza eventuali consiglieri uscenti alleati («Non voglio mettere in difficoltà nessuno»), srotola la bandiera della sua vecchia civica Alleanza per Villafranca («Che ha accompagnato un centrodestra unito»), non nomina mai il sindaco uscente Roberto Dall’Oca, ricorda che in tasca ha una tessera di Fratelli d’Italia, partito per cui si è speso anche nella scorsa campagna elettorale a Verona, e mette sul tavolo la sua candidatura a primo cittadino di Villafranca. Ché - si sa - l’indole del gregario non l’ha mai avuta.

 

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 «È Villafranca che me lo chiede»

Mario Faccioli è tornato, «come Napoleone dall’Elba», scherza (l’avevamo lasciato Leonida): «È Villafranca che me lo chiede», spiega al caffè Fantoni dove ha convocato da sé una conferenza stampa per sbloccare l’impasse delle segreterie provinciali del centrodestra, aprendo per loro una riflessione.

Già, le segreterie di partito. Tutti rimandano lì, in una campagna elettorale carsica. Perché se la politica locale sta definendo le idee e qualcuno l’ha già fatto (Insieme si può e Forza Italia villafranchese appoggiano Dall’Oca), manca ancora l’investitura dall’alto dei vertici provinciali che non hanno sciolto le riserve, neppure sullo scontato, per qualcuno, appoggio a Dall’Oca.

Perché pesa l’incognita Faccioli, che incognita non è più: «In questi giorni l’aria è pesante: tutti a chiedersi quali siano le mie intenzioni. Ecco. Ci ho riflettuto, ho partecipato alla sconfitta dolorosa di Verona (al fianco di Federico Sboarina, battuto da Damiano Tommasi, ndr) e dopo l’estate cittadini e categorie villafranchesi mi fermavano chiedendomi di tornare. E sono qui».

 

Gli ultimi cinque anni

«I miei cittadini, la mia città» sono parole che ancora pronuncia, Faccioli. Ma dopo un decennio da protagonista dal 2008 al 2018, peseranno gli ultimi cinque anni durante i quali non s’è visto a Villafranca? «Sono sparito perché mi hanno chiesto di farmi da parte. Ho lasciato il diritto e il dovere di amministrare a chi se ne faceva carico. Sono stato una figura pesante, nel bene e nel male, e vivace. La mia presenza poteva creare disagio e disturbare».

Non cerca posizioni personali, assicura: «Se avessi voluto un posto non venivo qui oggi. Io evidenzio un disagio a Villafranca e me ne faccio interprete. Sono qui per dare una mano». Menziona il contesto nazionale difficile e la complessa situazione locale: «Per il bene della città e di ciò che rappresenta anche nel contesto provinciale, servono un programma e una classe dirigente che sappiano rilanciare Villafranca ed essere vicini alla gente».

 

Il centrodestra unito o spaccato?

Eppure, l’amministrazione Dall’Oca è una costola di Faccioli. Qualcosa è andato storto? «Non giudico. Evidenzio solo una necessità che vedo tutti i giorni. Oggi metto la mia candidatura non per spaccare il centrodestra e dividere. È propositiva per dare uno spunto di riflessione alle segreterie politiche». Fratelli d’Italia ne è al corrente. «Ho avuto un colloquio sereno con Ciro Maschio e con la Lega. Ci collaboro, sono la mia famiglia».

Ma il centrodestra vince unito. E se si spacca, come a Verona? «Sono diverso da Tosi. E comunque non imputo né a Tosi né a Sboarina la sconfitta. Là è stata una questione di leadership. La politica non aveva ricomposto alcune questioni. A Villafranca serve una squadra». Non fa nomi per una sua eventuale lista. «Ho persone che mi hanno supportato e condividono quello che dico. Gran parte di questa classe dirigente è venuta su con me». E se le segreterie decidessero per Dall’Oca, farà un passo indietro? «Dovrò valutare in base al bene di Villafranca, che amo. Sono qui per la città, non per Mario. Se c’è da cambiare si cambia, se c’è da aggiustare si aggiusta, se c’è da rilanciare si rilancia. Non denigro nessuno, metto la disponibilità di un ex sindaco e di una persona conosciuta dalla gente. Posso essere utile e rappresento una buona parte dei villafranchesi».

 

Il programma

E ha già un programma che passa per temi nuovi, nati dagli ultimi tempi tra covid, crisi energetica e guerra, e vecchi: scollamento dei giovani dalla comunità e disagio sociale delle famiglie; volontariato; ruolo di Villafranca oltre le mura; centro storico vivo e ricco di contenuti culturali e turistici.

«Voglio vedere Villafranca che si rilancia e che si entusiasma di nuovo e che vada a votare perché ci crede». Come se il centrodestra vivesse una sorta di stagnazione prodotta dalla certezza di avere la maggioranza dei voti.«Ma questo fa sedere la città, che è spenta. Occorre chiedersi come si lavora. Io voglio dare una scossa con un programma a lungo termine e mettere insieme quello che si è perso. Voglio che la città si riaccenda. La gente chiede un impegno politico maggiore. Il mio è un passo di apertura, non di rottura», conclude.

«Negli anni scorsi i partiti potevano commettere l’errore di essere legati alle tessere e non al territorio. Ma oggi salgono e scendono velocemente. Va costruita una classe dirigente sul territorio e vicina alla gente».

Maria Vittoria Adami

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