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Mamma e figlia unite pure nel Covid

Chiara Sartori con la sua mamma Matilde Brentegani FOTO DIENNE
Chiara Sartori con la sua mamma Matilde Brentegani FOTO DIENNE
Chiara Sartori con la sua mamma Matilde Brentegani FOTO DIENNE
Chiara Sartori con la sua mamma Matilde Brentegani FOTO DIENNE

Una vita sempre insieme, l’una accanto all’altra. La figlia che molla il lavoro per accudire la mamma e poi il ricovero, nello stesso ospedale e nella stessa stanza, dopo aver contratto il covid. Matilde Brentegani, 96 anni, e la figlia Chiara Sartori, 55, di Isola della Scala, sono il ritratto perfetto di storie uniche. Donne inseparabili anche, anzi soprattutto, nei momenti più difficili per le coincidenze della vita, ma pure per la forza di volontà. Era l’inizio di novembre quando a distanza di pochi giorni entrambe hanno iniziato ad accusare i primi sintomi del covid: «Dormiamo insieme, non ha nessuna badante. Non so nemmeno io dove posso aver preso il virus», spiega la figlia. Prima il respiro affannoso, poi i dolori tipici dell’infezione, hanno costretto al ricovero sia Brentegani che Sartori. È stata quest’ultima, una notte, a chiamare l’ambulanza. «Non lascio mai sola mamma», sottolinea la figlia prima di iniziare a raccontare le lunghe settimane in ospedale. «Circa dieci anni fa mi sono licenziata per stare con lei. Non sono riuscita a mandarla in una casa di riposo. Ho mollato tutto per mia mamma», aggiunge la 55enne, ex dipendente di una ditta di spedizioni a Dossobuono. All’arrivo al Magalini, covid hospital della provincia, però, per questione di spazi le due donne sono state divise: la figlia al terzo piano e la mamma al secondo. «Quando ho capito che ci avrebbero messo in stanze diverse, anzi in piani diversi, ho fatto di tutto perché potessimo stare ancora insieme. Ho trovato medici comprensivi che mi hanno aiutato». Dopo qualche giorno, infatti, per la 96enne, in condizioni piuttosto serie (per l’anziana non è mai stato necessario il ricovero nel reparto di terapia intensiva), è arrivato «il doppio miracolo», come lo chiama lei. «Eravamo di nuovo insieme nella stessa stanza. Di notte la guardavo, sistemavo le coperte e pregavo, anche in latino, perché mia mamma potesse star bene. E pian piano è migliorata», dice Sartori, figlia unica nata dal matrimonio di Brentegani e Mario Sartori, morto per una malattia incurabile una decina d’anni fa. «Grazie all’aiuto di medici e infermieri», aggiunge la figlia, «tutte e due abbiamo iniziato a stare bene. Avevo preso molta paura quando un dottore è entrato nella stanza e mi aveva detto che la mamma era molto grave». Poi prosegue: «Vedere tutti quei medici e infermieri bardati, sembravano astronauti, non è stato facile». Superato il momento critico, però, il periodo duro non era ancora alle spalle. Diventate negative al test molecolare, prima Sartori e quindi Brentegani, dopo circa un mese di degenza al Magalini sono state portate entrambe all’ospedale di Bussolengo Orlandi per la fase post acuta e riabilitativa. «Ho chiesto io di poter rimanere ancora in stanza con mia mamma. Ci hanno curato insieme e anche qui ho trovato persone eccezionali che mi hanno aiutato», continua. Terminata anche questa seconda fase la 96enne è potuta tornare a casa. Una vita di sacrifici e fatica, fra le risaie e i campi di tabacco di Isola, hanno forgiato carattere e corpo della mondina. Ma dopo un paio di settimane, la ricaduta: «Mamma ha iniziato a sentirsi male di nuovo. Erano, mi hanno poi spiegato, ancora i postumi del covid. Stava davvero malissimo», dice con un filo di voce. Di nuovo la corsa all’ospedale, il terzo nell’arco di poco più di un mese. Questa volta Legnago. Dal Mater Salutis, Matilde Brentegani, è uscita il 30 dicembre scorso: «Ora sta bene. È a letto, parla poco, ma capisce tutto quello che succede e quello che abbiamo vissuto insieme. Il medico di famiglia», conclude Sartori, «si è meravigliato di come si sia ripresa e mi ha detto che nessuno della sua età, a Isola della Scala, ha superato così il covid». •

Nicolò Vincenzi

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