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Le difese al rifugio per animali
«Cani e gatti erano ben tenuti»

Pecore e capre sul prato del Giardino di Jacopo a Caselle di Isola della Scala FOTO PECORA
Pecore e capre sul prato del Giardino di Jacopo a Caselle di Isola della Scala FOTO PECORA
Pecore e capre sul prato del Giardino di Jacopo a Caselle di Isola della Scala FOTO PECORA
Pecore e capre sul prato del Giardino di Jacopo a Caselle di Isola della Scala FOTO PECORA

Botta e risposta sul Giardino di Jacopo, il rifugio per animali di Caselle sfrattato all’inizio di agosto e in cerca di una nuova sede: le critiche rivolte alla struttura dalle associazioni animaliste che chiedono non sia riaperto in quanto «luogo in cui non si rispettavano gli animali», e dai volontari che vi hanno lavorato Margherita Betteloni, Pietro Tebaldi, Massimiliano Longo, Barbara Pasti, Alessandra Bampa e Monica Grisi, casalinga di Verona, sono contestate da un gruppo di privati cittadini, tutti veronesi, che vorrebbero invece che il rifugio continuasse l’attività e che lo difendono dalle accuse raccontando la propria esperienza.

«Come si fa a dire certe cose?», esordisce Luciana Marchiotto. «Io amo tantissimo gli animali e ho avuto piena fiducia nel rifugio, lì ho preso due gatti e sono tornata più volte a vedere gli animali, l’ultima tre o quattro mesi fa, portando delle amiche e senza avvisare; ho accompagnato e mandato là anche diverse persone che volevano adottare un cane. Ho visto un capannone con i gatti che avevano anche un divano, come principi; c’erano cani, cavalli che pascolavano, capre e oche, tutti tranquilli, sani e belli. Mi sembrava di essere in un paradiso degli animali. Certo non li ho visitati ma credo che si veda se un animale sta male. La signora che lo gestisce dedica la vita agli animali, non merita le critiche cattive che le sono state rivolte, è da ammirare e da aiutare proprio nell’interesse degli animali. Perché le associazioni animaliste non le danno una mano invece di aggredirla?». Racconta Gianfranco Quinto: «Ci sono stato più volte, un anno e mezzo fa ho preso un cucciolo, e dopo un po’ sono venuti a controllare se lo tenevo bene. Non ho visto quello che dicono i volontari; ho visto volontari darsi da fare e tantissimi cani liberi, c’era spazio per tutti; ho visto i gatti, ognuno con il suo posto, poi anatre, oche, galline, tartarughe, pecore e cavalli in un recinto grande. Una struttura preziosa per gli animali abbandonati, che dovrebbe riaprire. Ma se gli animalisti e i volontari hanno visto quello che dicono, dato che si dichiarano protettori degli animali, non dovrebbero solo lamentare la situazione ma cercare di porre rimedio o contribuire a farlo».

Altri amanti degli animali tengono a parlare della loro «esperienza positiva» con il Giardino di Jacopo. «L’anno scorso», dice Eleonora Galli, «ho portato lì il mio cane per una settimana perché andavo in ferie, mi è stato fatto vedere tutto il posto, per cui mi chiedo che origine abbiano le critiche. Il mio cane è stato tenuto bene, lo riporterei senza problemi».

Piergianni De Cosmi riferisce: «Ho trovato un canile dignitoso con animali messi bene; il cucciolo che ho adottato scegliendolo tra tre fratelli era in regola con le carte, non mi è stato chiesto denaro, e dopo un po’ sono venuti a vedere se lo tenevamo bene».

E Lorella Gasparello aggiunge: «Ho preso lì un meticcio di cinque mesi, Penny, che veniva da Napoli, è stato un colpo di fulmine. Non mi hanno chiesto soldi, e comunque non concepisco l’idea di pagare il cane con tutti quelli abbandonati che ci sono».

Afferma Marcello Marchesi: «In quel posto era tutto in ordine quando ho portato lì in pensione il mio cane un paio di volte. E un gatto abbandonato che avevo trovato è stato accolto senza difficoltà». Paola Melle conclude: «Abbiamo adottato un cucciolo traumatizzato che aveva paura dei rumori; nel primo anno di adozione hanno controllato se eravamo affidabili e l’unica cosa che ci hanno chiesto è stata di voler bene alla cagnolina».

Mariella Falduto

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