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Valeggio sul Mincio

Toffoli, compie cent’anni l'ex ospedale e la Rsa punta a un autunno normale

La Rsa, intitolata a Gaetano Toffoli negli anni Duemila, prima fu il primo ospedale del paese   (FOTO PECORA)
La Rsa, intitolata a Gaetano Toffoli negli anni Duemila, prima fu il primo ospedale del paese (FOTO PECORA)
La Rsa, intitolata a Gaetano Toffoli negli anni Duemila, prima fu il primo ospedale del paese   (FOTO PECORA)
La Rsa, intitolata a Gaetano Toffoli negli anni Duemila, prima fu il primo ospedale del paese (FOTO PECORA)

Dai primi anni duemila c’è, al posto del vecchio ospedale, la Residenza sanitaria assistita (Rsa) Gaetano Toffoli che, come tutte, negli ultimi due anni ha attraversato il turbine della pandemia, pur registrando tra i suoi ospiti solo quattro morti addebitabili al Covid 19.

Ora nella struttura, gestita dalla cooperativa Csa di Mantova, si guarda avanti, facendo tesoro delle pratiche attuate in precedenza, ma continuando a professare prudenza. Del passato dell’ospedale Stefano Ferri, 49enne direttore della Rsa valeggiana, con una laurea in giurisprudenza, conosce quello che gli è stato riferito quando la Csa ha preso in gestione la struttura: «So che c’era fino agli anni settanta un ospedale che era un punto di riferimento per tutto il territorio circostante».

Sulla situazione attuale Stefano Ferri, da 17 anni coordinatore della Rsa, dice: «Non ne siamo ancora usciti dal Covid. Di questo virus non mi fido perché negli anni è stato più volte capace di sorprenderci. L’ultima delusione è stata questa estiva, con un numero di contagi a livello nazionale che non si era verificato in precedenza. Ora aspettiamo l’autunno, mantenendo i nostri 54 - 55 posti letto, con altre quattro stanze (e 8 posti) dedicate alla quarantena, come ci impone la normativa». La struttura, situata in via Roma, era stata approntata inizialmente con soli venti posti letto, ingestibili economicamente, per poi essere portata a 61 posti con l’avvento della Csa durante la ristrutturazione iniziata nel 2004 e terminata con l’inaugurazione nel 2005. In quella fase alcuni appartamenti per autosufficienti vennero riconvertiti a favore dei non autosufficienti. Recentemente l’affidamento alla Csa di Mantova è stato prorogato dal Comune fino al 2028, per dare continuità alla gestione. Tra gli ospiti attuali c’è una prevalenza di donne, di età media tra gli 85 e i 90 anni, mentre gli uomini presenti appartengono alla fascia tra i 75 e gli 80 anni.

«Persone superdelicate», commenta Ferri, «che vogliamo tutelare. Basti pensare che da gennaio a maggio effettuavamo tamponi ogni quattro giorni e questo comporta un lavoro consistente che si aggiunge alle normali mansioni di una Rsa». Carichi, anche emotivi, che hanno provocato pure un forte turn over nel personale. «Questi ultimi due anni», afferma il direttore, «sono stati come una tempesta che s’è abbattuta anche sul personale che talvolta ha cambiato servizio, per stanchezza o attirato da concorsi pubblici». La sindrome da burnout (letteralmente bruciato, scoppiato) può talvolta colpire chi lavora in condizioni difficili. «Siamo fragili e spesso sotto stress», sostiene Ferri, «per cui è importante che in un gruppo di lavoro si stia attenti ai colleghi che abbiamo vicini, in modo da prevenire situazioni a rischio. Che poi in alcune strutture siano emersi maltrattamenti contro gli anziani è, oltreché deprecabile, frutto di situazioni patologiche individuali».

Ad alleggerire la situazione, soprattutto per gli ospiti della struttura, sono stati gli allentamenti dei divieti per le visite dei parenti. «Ora, al di là della sala predisposta col plexiglass per incontrarsi», riferisce il direttore, «i famigliari possono prendere due appuntamenti a settimana in cui portarsi a casa l’ospite. È un rischio ma i benefici psicologici del rientro in ambito familiare sono ben superiori. Chi invece è allettato viene portato in sala conferenze dove sono state allestite diverse postazioni per i colloqui». Questo diverso tipo di utilizzo della sala Toffoli ha comportato due effetti: la perdita per il Comune della sala più grande per tenere convegni e, per la Rsa, la fine di eventi realizzati da gruppi e associazioni esterni. «Abbiamo un musicoterapista che viene lì per alcuni interventi», rivela Ferri, «ma tutti noi sentiamo la nostalgia per eventi musicali come quelli che venivano organizzati dall’associazione Arti e Mestieri Musica (Aamm), con talora lo stesso presidente, Fabio Ciprian, che rallegrava gli ospiti con arie a loro note. Speriamo che si possa presto tornare alla normalità».•.

Alessandro Foroni

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