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La signora del liscio «La musica è finita»

Un’esibizione a Verona del corpo bandistico Corrado Piccolboni di Vigasio, che lo scorso anno ha celebrato i 40 anni dalla sua costituzioneRoberta Pozza, la «signora del liscio», cantante solista di un’orchestra
Un’esibizione a Verona del corpo bandistico Corrado Piccolboni di Vigasio, che lo scorso anno ha celebrato i 40 anni dalla sua costituzioneRoberta Pozza, la «signora del liscio», cantante solista di un’orchestra
Un’esibizione a Verona del corpo bandistico Corrado Piccolboni di Vigasio, che lo scorso anno ha celebrato i 40 anni dalla sua costituzioneRoberta Pozza, la «signora del liscio», cantante solista di un’orchestra
Un’esibizione a Verona del corpo bandistico Corrado Piccolboni di Vigasio, che lo scorso anno ha celebrato i 40 anni dalla sua costituzioneRoberta Pozza, la «signora del liscio», cantante solista di un’orchestra

Nel 1967 Ornella Vanoni cantava La musica è finita. A distanza di oltre cinquant’anni, il brano è tornato di attualità: il coronavirus non ha risparmiato proprio nessuno, incluso il variegato e complesso mondo dello spettacolo. Orchestre, gruppi musicali, bande: tutti hanno dovuto deporre gli strumenti, insieme ai lavoratori dello spettacolo, con l’annullamento di sagre, feste paesane, tradizionali avvenimenti di svago e ricorrenze. in estate sarà tutto fermo: dai concerti e festival in piazza alle rappresentazioni in teatro. «Nel nostro settore siamo tutti immobili dal 23 febbraio», dice Roberta Pozza, «la signora del liscio». «Si pensava a una chiusura temporanea ma così non è stato. Sono saltate tutte le serate di marzo, aprile e maggio. E per quanto riguarda la stagione estiva, ormai alle porte, stanno piovendo gli annullamenti». Cantante solista dell’orchestra Roberta Band di Castel d'Azzano, con la Pozza si esibisce anche il marito Daniele Marcomini, musicista e compositore. «Alcuni organizzatori di manifestazioni di spettacolo e gestori di locali sperano ancora in un ritorno alla normalità», affermano i due artisti, «ma la realtà di cui dobbiamo tutti prendere atto è che non sarà così». E allargano le braccia sconsolati. «Secondo il nostro modesto parere il settore dello spettacolo sarà uno degli ultimi a ripartire: ed è impossibile prevederne le modalità. Il danno è allucinante e se non ci sei dentro non puoi nemmeno capirlo». Questa è la musica che soffre, assieme a un indotto che comprende maestranze e professionalità. Così, a pagare il prezzo più alto del blocco imposto dalle prescrizioni anti assembramento sono anche i professionisti del backstage. «Proprio così», continua Roberta. «Le orchestre da ballo, dalla più piccola alla più grande, muovono impresari, Siae, tecnici audio e luci, vendita di cd, locali di ristorazione, ingressi a pagamento dei locali da ballo, noleggi tensostrutture e, non ultimo, le persone che fanno parte della tua impresa, che attualmente sono a stipendio zero. Del resto, se come orchestra non lavoro, come posso pagare un mio dipendente? E così per tutte le categorie che ho citate». La «signora del liscio» non usa mezzi termini: «Siamo allo sbando, nessuno tutela questa categoria. Mi fa rabbia quando mi definiscono uno svago per il popolo. No, non è vero. Quando salgo su un palcoscenico lo faccio con la consapevolezza che, grazie alla mia esibizione, il locale fa più ingressi, o la festa vende un piatto di risotto in più; inoltre che i miei ragazzi hanno assicurato il loro cachet. E se poi porto un po' di serenità al pubblico ben venga. Ma è grazie al nostro lavoro che esistono le feste di piazza dove si va a con la famiglia a trascorrere alcune ore. E si fa girare l'economia». «La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme!». Cita Ezio Bosso - il celebre direttore d'orchestra, compositore e pianista scomparso di recente, Ilaria Mirandola, presidente del corpo bandistico Corrado Piccolboni di Vigasio, che a ottobre dell'anno scorso ha celebrato i quarant'anni dalla sua costituzione. «È partendo da qui», dice Mirandola, «che possiamo riassumere cosa manca ad una banda: l’assieme, il confronto, la convivialità. Dopo un primo momento di smarrimento, non solo collettivo, ma anche e soprattutto personale, abbiamo cercato di ovviare alla mancanza di contatti con la tecnologia, tanto demonizzata e tanto utilizzata in contesti come questo. Per quanto riguarda i corsi abbiamo iniziato lezioni a distanza con una grande collaborazione dei maestri, ma soprattutto dei genitori degli alunni: altro esempio di “musica di insieme”». L’Ambac, l’Associazione delle bande musicali, degli assiemi e dei complessi vari, ha messo a disposizione gratuitamente partiture di bande per esercizi di rinforzo in modo da non perdere l’allenamento anche nelle proprie case. «Abbiamo la consapevolezza», continua la presidente del corpo bandistico di Vigasio, «che perdiamo occasioni come la sfilata di carnevale (era stata programmata per il 9 maggio, ndr) e i concerti di fine anno, occasioni annuali di scambio con la collettività di Vigasio, ma abbiamo la certezza che tutto ciò ci fortificherà. Rimangono forti dubbi, e non poche preoccupazioni, relativamente alla sede delle nostre prove: l’aula di musica delle scuole medie non ha dimensioni tali da consentire una distanza sociale di almeno un metro, e, cosa forse più importante, sarà da capire come la scuola gestirà, con l’ottica della massima salvaguardia degli alunni, l'utilizzo promiscuo di spazi scolastici da parte di gruppi esterni alla scuola». •

Valerio Locatelli

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