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La Mille Miglia dà spettacolo

Un concorrente transita al posto di controllo vicino al castelloUna Mercedes ammirata dalla folla a Villafranca FOTO PECORA
Un concorrente transita al posto di controllo vicino al castelloUna Mercedes ammirata dalla folla a Villafranca FOTO PECORA
Un concorrente transita al posto di controllo vicino al castelloUna Mercedes ammirata dalla folla a Villafranca FOTO PECORA
Un concorrente transita al posto di controllo vicino al castelloUna Mercedes ammirata dalla folla a Villafranca FOTO PECORA

Passerella d’onore ieri pomeriggio a Villafranca per i 400 equipaggi della rievocazione storica della Mille Miglia. Partite poco dopo le 13 da Brescia, le auto sono arrivate a Valeggio provenendo da Cavriana e Volta Mantovana. Hanno attraversato il Ponte Visconteo ma non hanno fatto sosta come in altre edizioni al parco Sigurtà. Sono poi giunte a Villafranca, percorrendo via Custoza, via Pace per poi entrare trionfalmente in un corso Vittorio Emanuele transennato e con bandiere tricolori. I piloti, tutti con mascherina obbligatoria, sono entrati nella piazza d’armi del Castello Scaligero, aperto per la prima volta alla Mille Miglia dove c’erano molti esponenti di istituzioni e il sindaco Roberto Luca Dall’Oca, orgoglioso che Villafranca abbia meritato il riconoscimento di Città dei Motori sancito dall’Anci (Associazione nazionale comuni d’Italia) per la presenza del Museo Nicolis. Dopo una breve sosta e il controllo della tabella di marcia effettuato dai commissari di gara, il corteo ha continuato in direzione Mozzecane, per puntare verso Mantova, Ferrara e Ravenna e concludere la prima giornata di gara a Milano Marittima. Oggi la sfilata continuerà verso Cesenatico, San Marino, Urbino, Fabriano, Macerata, Ascoli Piceno, Rieti e Roma, dove concluderanno la seconda tappa. Domani, la galoppata più lunga, con la risalita verso il Nord passando da Viterbo, Radicofani, Siena, Lucca, Viareggio, Parma, capitale Italiana della Cultura 2020, che accoglierà gli equipaggi per l’ultima notte di gara. Domenica, giornata conclusiva con passaggi da Salsomaggiore Terme (PR), Castell’Arquato (PC), Lodi, Pandino, Treviglio e Bergamo, prima di raggiungere la pedana di arrivo di Viale Venezia a Brescia. Gli anni delle vere Mille Miglia, quelle di velocità pura, furono dal 1927 al 1957. E ieri, a Valeggio, Villafranca, Mozzecane, molti giovani non volevano credere che, tanti anni fa, fosse stato possibile chiudere le strade di un intero Paese per un giorno intero e far correre alla disperata 600 concorrenti (limite massimo raggiunto nel 1955) in una sfida forsennata a inseguimento, con i bolidi che partivano uno dopo l’altro, e la gente appiattita davanti ai muri delle case, senza protezioni e guard-rails, con qualche sedia di paglia appoggiata all’uscio e manifesti che raccomandavano di «tenere a bada bambini ed animali» mentre sfrecciavano Bugatti, Alfa, Lancia, Ferrari, Maserati, Aston Martin, Jaguar e Mercedes che ieri sono ricomparse, tirate a lustro, suscitando meraviglia nei più giovani e tanta nostalgia nei più anziani. Perché nel Dopoguerra furono quelle le prime notti bianche di un popolo uscito malconcio dal conflitto, che a volte rubava cappotti e biciclette e dalla povertà voleva emendarsi con tanto lavoro ma anche con quella notte magica di primavera (la Mille Miglia di velocità si correva in aprile o in maggio) che esprimeva voglia di dimenticare insieme riscossa e desiderio di recuperare il tempo perduto. L’automobile, grazie anche alla Mille Miglia, diventò una catapulta verso il futuro, un mezzo per accorciare le distanze, promuovere l’incontro fra regioni diversein libertà e autonomia, senza rispettare orari o condividere il viaggio con altri passeggeri, come in treno. Le corse in macchina-per chi poteva permettersele, ma a volte anche per chi non poteva e con qualche espediente riusciva a farle lo stesso- diventarono un salvacondotto, un distintivo, una medaglia. Qualcuno, convinto che la carriera si facesse più in fretta vivendo sopra le righe, spesso al di fuori, si era pure sentito campione, non sempre meritandolo. Malattia genetica destinata a durare e riprodursi a lungo, come insegnerà il futuro. Se poi capitava un incidente, se qualcuno finiva sotto le ruote, lo stile era via andare, non farla troppo lunga, nella vita può capitar di peggio. Il 15 maggio 1951 Aldo Farinelli, direttore della prestigiosa rivista Auto Italiana arrivò a scrivere: «Che ci sian scappati anche quest’anno il morto, o il moribondo, o i feriti, non è il caso di drammatizzare come ha fatto qualche giornale». E aggiungeva che «la Mille Miglia con le centinaia di migliaia di spettatori che inchioda ai margini delle strade -tutta gente che, senza il fascinoso richiamo, sciamerebbe per strade e stradette in incontrollata e reciproca emulazione festaiola-riduce la probabilità e la percentuale di altri contemporanei sinistri». A ridurre il pubblico nell’edizione 2020 ci ha pensato il Coronavirus, riducendo l’emozione di molti piloti che ieri hanno ammesso l’importanza della gente per «trasmettere l’entusiasmo e la partecipazione popolare, come ad una corsa ciclistica, e che quest’anno ci manca da morire». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Danilo Castellarin

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