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La carica dei 101 di Piccinini Il paese lo inonda di consensi

Tomas Piccinini con il sindaco di Mozzecane Mauro Martelli
Tomas Piccinini con il sindaco di Mozzecane Mauro Martelli
Tomas Piccinini con il sindaco di Mozzecane Mauro Martelli
Tomas Piccinini con il sindaco di Mozzecane Mauro Martelli

Gli elettori del suo paese, Mozzecane, si sono scatenati nelle urne. Con uno slancio senza precedenti, l’hanno spedito a Venezia, in consiglio regionale, dove un loro concittadino mancava dalla prima legislatura, 1970-75, mezzo secolo fa, quando Pierino Nichele della Democrazia cristiana ricoprì anche l’incarico di assessore. È andata così l’elezione di Tomas Piccinini, 48 anni da compiere l’8 novembre, legato a Rosy dalla quale ha avuto due figlie, Francesca e Angelica, di 12 e 17 anni. All’una di notte, in municipio a Mozzecane, circondato dai suoi amici, da alcuni consiglieri e dal sindaco Mauro Martelli, di cui è vice, il neo consigliere s’è reso conto che il paese gli aveva tributato gli onori del 50 per cento dei voti, 1.596 preferenze, contro le 906 che invece aveva portato a casa alle comunali di due anni fa. «Quando poco dopo è arrivato il dato di Villafranca», racconta Piccinini, «mi sono reso conto che forse avrei potuto farcela». Dalle urne della città confinante, le preferenze sono state 722. In totale, i voti validi sono stati 3.409, contro i 2.781 di Giovanna Negro, la rivale di Piccinini più temibile nella lista Veneto Autonomia, a sostegno del presidente della Regione Luca Zaia. Gli altri voti li ha raccolti ovunque, con punte di 141 a Nogarole Rocca, territorio di Paolo Tovo e Luca Trentini del Pd, 208 a Valeggio, e, addirittura, 120 a Verona, dove un suo amico s’è speso per farglili prendere. Senza patria politica dal 2004, anno in cui ha avuto l’ultima tessera di Alleanza nazionale, Piccinini è un civico, un battitore libero, proveniente dal Fronte della Gioventù dei tempi dell’emergente Nicola Pasetto. «Avevo sedici anni e mezzo quando ho iniziato a occuparmi di politica», spiega. Sindaco di Mozzecane per dieci anni, s’è trovato anche in difficoltà con il lavoro di commesso che aveva lasciato. Oggi è in aspettativa non retribuita. «Sono stati anni d’impegno per il territorio, a cui io faccio riferimento continuamente», dice emozionato dopo l’elezione, «e vorrei ringraziare le persone che hanno creduto in me. Io guardo alla politica come contatto diretto con i cittadini. Voglio che si avvicinino, che mi spieghino qual è il loro problema, perché io mi impegno sempre al massimo per tentare di risolverlo». Sono state 101 le colonne su cui Piccinini ha potuto contare nella campagna elettorale durata un mesetto scarso. «Ce le ho tutte qui, sul mio cellulare. Sono amministratori di Comuni nel Veronese e amici che si sono spesi per me». Nella maggioranza di Luca Zaia, Piccinini non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua storia politica che è trascorsa nel turbolento pianeta della destra sociale della fine degli anni Ottanta. Poi, il primo rospo da ingoiare: la svolta di Fiuggi con Gianfranco Fini e l’inizio di uno sgretolamento progressivo che oggi Giorgia Meloni sta tentando di rimettere in piedi con Fratelli d’Italia. «Sia chiaro», precisa Piccinini, «io a quella stagione non rinuncio. Non ho alcuna intenzione di andare incontro a una politica diversa. La destra sociale, per me, rappresenta la vicinanza dell’amministratore ai cittadini. Non a caso penso che, quando si compongono le liste per le regionali, bisogna tener conto di tutti i territori della provincia, da Est a Ovest, da Nord a Sud, dove ci sono amministratori capaci, a stretto contatto con i propri elettori. È l’unica ricetta per portare avanti le istanze che arrivano dalla gente». Nei prossimi cinque anni di legislatura, l’ex vice sindaco di Mozzecane è convinto che bisogna badare sì alle infrastrutture e ai servizi, fondamentali per assicurare la qualità della vita, ma che sia importantissimo affrontare anche questioni irrisolte di questo post lockdown. «Parlo dell’indotto del sistema cultura, profondamente minato dalle regole imposte per tutelarci dal virus. Bisogna prestare la massima attenzione a tutto ciò che ruota intorno a uno spettacolo, a una mostra, a un allestimento culturale. Ci sono lavoratori fermi, che oggi fanno fatica ad andare avanti». Oltre alla delega da vice sindaco, Piccinini deve lasciare anche quelle alla cultura, allo sport e alle manifestazioni del Comune di Mozzecane. «È giusto così. Adesso tocca ad altri amministratori prendere questi incarichi e so che nel gruppo di maggioranza ci sono persone in grado di portare avanti e creare progetti per il paese». Tomas Piccinini è anche un protagonista nell’impegno per la difussione della cultura contro la mafia. A Mozzecane ha inaugurato undici anni fa una serie di convegni e incontri con i familiari delle vittime di agguati mafiosi e, più in generale, di criminalità comune. La sua progettualità ha consentito di assistere a conferenze con personaggi di primo piano nella lotta alla mafia, dall’ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli ai capi e dirigenti della polizia che si sono succeduti nel corso del tempo. Ha messo in evidenza le figure di primo piano degli uomini delle scorte morti in servizio nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, ha accolto i loro familiari per far raccontare storie apparentemente distanti. La sua comunità ha apprezzato e molto. Forse anche per questo domenica e lunedì è uscita in massa per andare a votare. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luigi Grimaldi

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