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Irrigazione a pressione «Non vogliamo fare le cavie»

Adriano Cordioli e Roberto Dall’Oca a Dossi di Prabiano, davanti al nuovo impianto di irrigazione  FOTO PECORA
Adriano Cordioli e Roberto Dall’Oca a Dossi di Prabiano, davanti al nuovo impianto di irrigazione FOTO PECORA
Adriano Cordioli e Roberto Dall’Oca a Dossi di Prabiano, davanti al nuovo impianto di irrigazione  FOTO PECORA
Adriano Cordioli e Roberto Dall’Oca a Dossi di Prabiano, davanti al nuovo impianto di irrigazione FOTO PECORA

Sale l’apprensione tra gli agricoltori di pianura tra Prabiano e Coronini a Villafranca. I timori sono legati al nuovo impianto di irrigazione a pressione per 1.200 ettari tra Villafranca, Valeggio e Sommacampagna, di cui il Consorzio di Bonifica sta ultimando il primo stralcio che andrà a regime già in aprile. Il secondo stralcio sarà attivo dal 2024. Per una spesa totale di 6,2 milioni di euro, sarà realizzato un impianto che consentirà di risparmiare risorsa idrica irrigando solo nei punti in cui serve e non più per allagamento delle campagne con sistema a scorrimento. Tutto bene fin qui. Ma il rovescio della medaglia si abbatte sugli agricoltori: il Consorzio porterà alle aziende le nuove condotte dell’impianto, ma sarà l’imprenditore agricolo a doversi allacciare e a cambiare, perciò, il sistema d’irrigazione sui suoi appezzamenti. A sue spese. Inoltre, il sistema non si adatta a tutte le colture presenti. Da qui la levata di scudi del sindaco di Villafranca, Roberto Dall’Oca, e del consigliere comunale Adriano Cordioli delegato all’agricoltura che ben conosce la situazione e le sue criticità: «Ci sono aspetti tecnici ed economici da valutare prima di un passaggio così repentino a questo sistema», spiega Cordioli. «Nel progetto di irrigazione a pressione, certamente di ottimi principi, è stata inserita una zona di pianura non vocata per questo tipo di modalità, ottimale per i frutteti, perché ci sono prati stabili come a Prabiano e a Coronini dove la frutta non si può coltivare perché se fa freddo va tutta perduta». E comunque, il cambiamento di sistema di irrigazione imporrebbe una transizione colturale che richiede almeno un altro anno, sostiene Cordioli. C’è un altro problema che è quello dell’allacciamento all’impianto da parte delle aziende: «L’approvvigionamento dei materiali non è semplice né trovare imprese che facciano il lavoro e i prezzi sono aumentati. Infine ci sono diverse modalità di impianto a pressione da scegliere in base alle colture», continua Cordioli. «Chiediamo un altro anno per la transizione». Tutti questi temi sono emersi in una riunione a dir poco calda al teatro Ferrarini promossa dal Consorzio la settimana scorsa. «Quello a pressione è senz’altro il sistema del futuro, non vogliamo fermare il treno in corsa, ma Prabiano, ad esempio, deve essere lasciata fuori. Inoltre si deve concedere tempo alle aziende di accedere ai finanziamenti di Regione e Avepa che non sono andati di pari passo con quelli ottenuti dal Consorzio con il piano di sviluppo nazionale. Tra l’altro a fine anno uscirà una nuova misura nel piano di sviluppo nazionale che prevede otto milioni da destinare alle dotazioni irrigue con possibilità di finanziamenti a fondo perduto per il 40 per cento agli agricoltori e per il 50 ai giovani imprenditori». Cordioli chiede un anno e ha proposto al Consorzio di continuare a rifornire d’acqua per scorrimento sui canali rimasti. La risposta arriverà in settimana. Sul tema interviene anche il sindaco Dall’Oca: «È innegabile che debbano essere messe in campo azioni per tutelare l’acqua e il suo uso, ma deve essere fatto in collaborazione con le aziende e con risorse adeguate mai per imposizione. Il Consorzio ha ricevuto 20 milioni di euro per tre progetti a Villafranca, in Valpolicella e a Oppeano, ma in nessuno di questi è previsto un contributo per le aziende. E le domande degli agricoltori sono legittime: chi ha deciso che è obbligatorio? Questi tre progetti rimarranno spot? Ci saranno risorse in futuro per completare tutta l’area ora coperta da irrigazione a scorrimento? Non avremo risposte immediate, ma di sicuro nell’immediato viene chiesto agli agricoltori di investire 10mila euro a ettaro entro aprile. Ci sono aziende che dovranno investire 150-200 mila euro. Questo è il periodo meno indicato visti i prezzi alle stelle. Soprattutto, deve essere dato il tempo alle aziende di trovare i finanziamenti. Non vogliamo essere cavie di progetti pilota che non sappiamo se troveranno seguito». •.

Maria Vittoria Adami

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