<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Insegnanti in rivolta: «La scuola c’è»

Un’insegnante durante una lezione a distanza con i suoi studenti
Un’insegnante durante una lezione a distanza con i suoi studenti
Un’insegnante durante una lezione a distanza con i suoi studenti
Un’insegnante durante una lezione a distanza con i suoi studenti

La scuola c’è. Arranca forse. È stata messa all’angolo. Ha incontrato difficoltà impensabili con cambi repentini di rotta a ogni Dpcm. Ma resiste e, seppur a distanza e appesa alla connessione internet, è viva. Lo ricordano con una lettera aperta gli insegnanti del liceo Enrico Medi di Villafranca, contrari a far passare l’immagine di una scuola congelata e ferma, perché così si svilisce anche il loro impegno nel cercare, divincolandosi tra mille ostacoli, di dare continuità a questo servizio primario. «Nella babele delle polemiche e delle dichiarazioni politicizzate e strumentalizzate si è perso un punto fermo», scrivono: «che se la didattica a distanza non è una soluzione da perpetrare sulla lunga distanza è senz’altro uno strumento tramite il quale la scuola è aperta, lavora, procede e assolve al compito pedagogico e formativo che ne fa il pilastro del presente e soprattutto del futuro di una nazione. «Quando di quest’emergenza resterà solo il ricordo», continuano, «non consegniamo a chi dovrà ricordarla un’idea della scuola che non tenga conto della verità; sarebbe un’ingiustizia». Gli insegnanti muovono dalle innumerevoli «a volte taglienti e spesso distorte» opinioni che emergono sulla scuola superiore in questo periodo di emergenza sanitaria e spiegano lo stato dell’arte in era Covid visto dalla loro prospettiva. Raccontano così di studenti che vorrebbero tornare a scuola, svegliarsi presto la mattina con il freddo pur di vedere i compagni. Sono i ragazzi a comunicarlo ai professori dal loro riquadro di Google Meet, sul desktop dei computer oggi diventati le aule virtuali dove ogni giorno si fa lezione. È la didattica dall’orribile acronimo «in Dad», a distanza, che priva i giovani delle relazioni, ma che consente loro di restare connessi, è il caso di dirlo, al loro mondo: «Senz’altro il problema più grosso è legato alla didattica a distanza», continuano i professori. «L’incapacità di interagire in presenza, faccia a faccia, nega a studenti e docenti un esercizio pieno ed efficace delle capacità relazionali che da sempre contraddistinguono i loro rapporti». Ma parlare di “riapertura” delle scuole è inappropriato secondo i docenti: «Le scuole non hanno mai chiuso e definire la didattica a distanza “la foglia di fico” della scuola italiana restituisce un’immagine lesiva degli sforzi che da mesi stanno profondendo famiglie, docenti e alunni». È una realtà diversa, dunque, quella che si racconta al Medi come in migliaia di scuole superiori: «Mistificarla arrecherebbe una ferita a coloro che stiamo seguendo con uguale passione e dedizione: i nostri ragazzi. Se è vero che la didattica a distanza inibisce la dimensione relazionale tra docenti e alunni e tra compagni, d’altra parte è uno strumento che tutto il personale della scuola sta perfezionando: da situazione di emergenza è divenuta, grazie all’impegno e al coordinamento delle reti scolastiche, un modello codificato, con regole precise che cercano di ricalcare la scansione della normale vita scolastica in presenza». Sin dalla scorsa primavera insegnanti di ogni età sono scesi a patti con l’informatica: alcuni ne sono diventati esperti, tutti si sono ingegnati nel trovare in brevissimo tempo un altro modo di spiegare Kant o i principi della termodinamica. «Per la stragrande maggioranza, lungi dall’indulgere in un atteggiamento passivo di autocommiserazione, abbiamo cercato e stiamo cercando di aiutare gli alunni, anche e soprattutto emotivamente, con lo scopo di superare il divario del web che li separa». «È chiaro che la scuola deve essere una priorità», concludono, «che garantire il diritto all’istruzione deve essere un obiettivo imprescindibile per il Governo e che è necessario trovare al più presto soluzioni ai problemi più chiacchierati a proposito del rientro in presenza: l’utilizzo dei trasporti pubblici, la regolamentazione degli assembramenti prima e dopo l’ingresso negli istituti, la sicurezza di tutto il personale scolastico». •

Maria Vittoria Adami

Suggerimenti