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Infuria la polemica sull’incendio alla Sev

La gigantesca nube nera sulla Sev nel giorno in cui scoppiò l’incendio
La gigantesca nube nera sulla Sev nel giorno in cui scoppiò l’incendio
La gigantesca nube nera sulla Sev nel giorno in cui scoppiò l’incendio
La gigantesca nube nera sulla Sev nel giorno in cui scoppiò l’incendio

Nicolò Vincenzi A poco più di un mese dal secondo anniversario dell’incendio della Sev, l’impianto che gestiva rifiuti a Madonna dell’Uva Secca andato in fiamme il 15 aprile del 2018, in paese si riaccendono le polemiche. Da una parte c’è la civica d’opposizione guidata da Claudio Lunardi che accusa sindaco e maggioranza di inerzia nella tutela dei propri cittadini. Dall’altra, invece, c’è Lucio Buzzi che annuncia i provvedimenti della sua amministrazione proprio sul caso Sev. Era una domenica mattina quando il paese si era svegliato con un’enorme colonna di fumo nero sopra la testa. L’aria, quasi irrespirabile nella frazione, aveva un odore insopportabile anche in paese. Erano serviti quattro giorni per spegnere definitivamente le fiamme; settimane per le verifiche e le analisi di suolo e aria. Ma ora, da quelle ceneri, rispuntano le polemiche. Il 20 maggio prossimo Marco Dusi, bresciano di 53 anni, Paolo Borgo, vicentino di 37, e Marco Toffalini, veronese 42enne, compariranno davanti al giudice Cristina Carrara con l’accusa di incendio colposo. Intanto, giovedì scorso, davanti al gup Paola Vacca si è presentata Legambiente che si è costituita parte civile. «In quell’udienza», attacca il gruppo di minoranza Nuove prospettive, «il Comune di Povegliano non c’era. Il sindaco Buzzi cosa intende fare?», si chiedono. E ancora: «Non gli interessa tutelare i cittadini e la comunità dai danni subiti?». Viene quindi suggerita la via: «Deve immediatamente dichiarare, con delibera di giunta, che provvederà a richiedere i danni ai responsabili. Deve chiarire in quale modo intenda farlo e con quale procedura». Ritornando poi all’udienza davanti al gup della settimana scorsa, la lista di Lunardi affonda il colpo: «È evidente che, come ha fatto Legambiente, quella di giovedì scorso era la via più semplice e idonea. È vergognoso che quel giorno non fosse presente nessuno a tutela dei propri cittadini». Le accuse, poi, hanno più ampio respiro perché a Povegliano, secondo Nuove prospettive, sarebbe in atto un «abbandono dell’ambiente» e quindi l’omissione della richiesta dei danni sarebbe «un ulteriore grave fatto» per il paese. Nei giorni immediatamente successivi all’incendio, infatti, nella frazione era stato impedito a dipendenti e titolari di tornare al lavoro. Bloccando le attività di diverse ditte, palestre e esercizi commerciali. Altri disagi, poi, si erano presentati mesi dopo. Un anno più tardi, a maggio 2019, i capannoni a ridosso della Sev erano stati invasi dalle mosche attirate dai rifiuti all’interno dell’impianto non ancora sgomberato del tutto. Sulla questione, però, torna anche il sindaco Lucio Buzzi che spiega come il Comune si sia già attrezzato ed abbia già messo in campo le prime mosse. Respingendo quindi quell’immobilismo di cui viene accusato dai banchi dell’opposizione. «Abbiamo incaricato un avvocato per costituirci parte civile», dice Buzzi senza spingersi però a fornire il nome del legale. «Stiamo organizzando tutto il procedimento già da qualche tempo», continua, «e sarà poi l’avvocato a dirci come procedere». «Penso sia il minimo questo», prosegue Buzzi, «perché Povegliano ha subito un danno d’immagine. Ma anche danni reali come le chiusure delle aziende”, dice il primo cittadino, aggiungendo pure che ai poveglianesi, in quei giorni concitati, era stato più volte ripetuto di uscire di casa il meno possibile. Resta infine la questione della nuova Sev e se lì, in via Zanibelli 21, tornerà tutto come. «Per adesso è tutto fermo», conclude il sindaco, «anche perché formalmente non è ancora stato presentato niente». Si dovranno quindi valutare, in futuro, a che condizioni (e se) la Sev 2.0 potrà tornare pienamente operativa a Madonna dell’Uva Secca. •

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