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In volo con i veneti respinti a Mauritius

La foto degli italiani all’aeroporto a Mauritius
La foto degli italiani all’aeroporto a Mauritius
La foto degli italiani all’aeroporto a Mauritius
La foto degli italiani all’aeroporto a Mauritius

L’odissea di quaranta connazionali vista da vicino, fianco a fianco, in aereo. Susi Soffiati, veterinaria di Isola della Scala trapiantata a Parma da qualche tempo, era sull’aereo che ha riportato a casa i veneti e i lombardi che lunedì scorso avevano preso il volo Alitalia per raggiungere le Mauritius. Sull’isola, l’areo, era atterrato, ma la chiusura delle frontiere, per bloccare possibili contagi di coronavirus, ha impedito ai turisti di toccare terra. Soffiati, però, la sua settimana di vacanza, prima che scoppiassero i casi legati al virus nel nostro Paese, era riuscita a farla. Controlli di routine e niente più. Poi solo mare e spiagge da favola. «Il volo per tornare a casa sarebbe dovuto partire alle 12,30 e l’areo era atterrato qualche ora prima, tutto in perfetto orario. Ma poi abbiamo notato che non scendeva nessuno», racconta la veterinaria. A chi proveniva da Lombardia e Veneto (40 persone sui 212 passeggeri totali) era stato infatti impedito di lasciare il velivolo, lo stesso che la isolana avrebbe poi dovuto prendere per fare il viaggio inverso. L’areo è poi decollato, dopo una lunga trattativa, poco prima delle 18 e ha raggiunto Roma Fiumicino quando era già notte. «Durante il viaggio gli italiani che prima erano stati bloccati erano arrabbiati, ma anche stremati dopo aver fatto dodici ore di volo all’andata, molte passate fermi in aeroporto e altrettante al ritorno», prosegue Soffiati. «Non ho sentito neanche uno starnuto durante il volo», aggiunge l’isolana, «erano tutti in ottima salute. Ma se è stata chiusa la frontiera non si poteva fare altrimenti». «Erano stremati», continua, «perché l’acqua sull’aereo era finita e ci hanno messo più di due ore prima di portare dei rifornimenti. Erano rassegnati, ecco». «Mentre stavamo tornando in Italia mi hanno raccontato che durante le ore bloccati a bordo gli hanno fatto sgranchire le gambe a massimo due metri dalla porta dell’aereo, senza fargli percorrere nemmeno il corridoio di servizio», racconta. I turisti italiani, una volta sbloccata la situazione, hanno dovuto scegliere se ritornare verso casa, e quindi intraprendere altrettante ore di volo, oppure se fare due settimane di quarantena sull’isola. «Sul mio aereo però, quando hanno deciso di tornare indietro, mancavano i posti perché erano tutti già occupati», spiega Soffiati. Così la soluzione: una ventina di francesi sono stati dirottati su un volo della Air France mentre altri venti italiani, volontariamente, hanno preferito prendere un altro aereo per non entrare in contatto con i connazionali atterrati qualche ora prima. Poi aggiunge: «Devo dire che non ho visto scene di delirio, erano stanchi ma tutti molto contenuti e educati. Di ritorno ognuno diceva la sua fra chi avrebbe preferito non atterrare nemmeno sull’isola e chi invece avrebbe voluto ripartire subito». Posatezza, però, che è venuta meno all’arrivo a Fiumicino. Persa ovviamente la coincidenza con i voli verso Verona e Milano chi era già in possesso del biglietto del viaggio di ritorno è stato sistemato per primo nell’albergo messo a disposizioni dalla compagnia: «I quaranta, invece, sono stati tenuti per ultimi. Ecco, lì c’è stato qualche momento di tensione», conclude. Con Soffiati, alle Mauritius, c’era pure l’amico Luca Brutti, anche lui isolano e neo presidente della Pro loco, che con la famiglia ha vissuto da vicino la vicenda. «Noi dovevamo tornare a casa dopo le vacanze e in aeroporto eravamo al di qua del vetro che ci divideva con l’area degli arrivi. Vedevo il comandante del volo Alitalia, dopo aver scoperto cosa fosse successo, che faceva avanti e indietro per trovare una soluzione», commenta Brutti. «Si vedevano delle facce sconvolte. Anche perché erano poche le informazioni che arrivavano», aggiunge. «Ho pensato che siamo stati fortunati, noi. Da cittadino italiano spero che cose così non accadano più». Brutti, che aveva già pianificato il suo viaggio con un'altra compagnia, ha fatto scalo a Dubai per poi rientrare a Milano Malpensa. •

Nicolò Vincenzi

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