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In chiesa c’è l’angolo giochi per i più piccoli

Tavolini e colori per i più piccoli per giocare, ma nel rispetto della messa
Tavolini e colori per i più piccoli per giocare, ma nel rispetto della messa
Tavolini e colori per i più piccoli per giocare, ma nel rispetto della messa
Tavolini e colori per i più piccoli per giocare, ma nel rispetto della messa

«Lasciate che i bambini vengano a me», deve aver pensato il parroco di Povegliano, don Daniele Soardo, quando ha avuto l’idea di creare un’area tutta dedicata ai bambini all’interno della chiesa. A ridosso dell’entrata principale, infatti, una zona colorata sembra un’oasi scollegata dal contesto in cui è inserita, fra banchi di legno, simboli sacri e quadri. A fare da contraltare ci sono tappetini morbidi, sedie e tavolini colorati, matite e libri illustrati da colorare. E ci sono a disposizione anche tanti altri giochi. «A patto che i piccoli non facciano troppo rumore», precisa subito il parroco. Ma lo fa sorridendo. Sa che qualche fedele, da quando è stata allestita l’area, ha già storto il naso. «I bambini fanno rumore? Dico a chi si lamenta di venire nelle prime file, lì non si sentono», aggiunge don Daniele a metà fra la provocazione e l’invito. Un cancelletto all’ingresso e una bassa recinzione di legno chiudono il piccolo spazio che, se osservato da solo, mai si direbbe essere un angolo di una chiesa. «Rispondiamo e veniamo incontro a un’ esigenza», commenta Soardo specificando che la richiesta di uno spazio era arrivata direttamente da alcuni genitori. Alla base ci sono un paio di motivazioni che spingono il sacerdote a proseguire su questa strada. La prima è la capacità di attenzione dei bambini. «Sappiamo che la loro è molto breve», dice il parroco, «è complicato tenerli fermi per tutta la celebrazione». La seconda considerazione è più legata alla fede. Don Soardo non ci sta ad accettare che in famiglia si facciano i turni per poter andare a messa. «Non mi sembra giusto», spiega, «che i genitori per badare ai figli a casa debbano venire in chiesa in due momenti diversi. Deve essere una abitudine venire a messa la domenica tutti insieme. La domenica è il giorno della comunità», aggiunge. Nel box i piccoli sono accuditi dai genitori che possono così assistere alla funzione, ma allo stesso tempo tenere sott’occhio i piccoli. Lo spazio individuato, nell’angolo opposto rispetto all’altare, all’ingresso per chi sale la gradinata dalla piazza, è stata una scelta logistica forzata. «Si sarebbe dovuto reinventare la struttura altrimenti, per ora va bene così», ammette il parroco. Anche se non esclude qualche miglioria, come ad esempio un pannello che possa limitare i rumori o altri giochi. «Preferisco sentire dei bambini giocare piuttosto che vedere degli adulti chiacchierare durante la messa», sottolinea don Daniele. Poi aggiunge quanto sia bello vedere i bimbi in chiesa, ascoltarli e vederli correre. «Sentirli aumenta anche la concezione di festa che dovrebbe esserci durante la celebrazione della domenica», dice, ma sa che, come ogni cambiamento, servirà del tempo per digerirlo. «Ogni novità crea sempre qualche scompiglio per chi non è abituato», precisa. E così chiude la contesa. Ma c’è anche un aspetto pedagogico che non deve essere tralasciato. I bambini durante l’ora della messa possono disegnare e colorare immagini a sfondo religioso o sfogliare libricini a tema. «E poi», continua Soardo, «ci sono anche dei momenti della celebrazione che possono fare insieme ai genitori. Penso ai canti, o farsi il segno della croce». La chiesa a portata di bambino, insomma. «Ricordo quando ero piccolo io, mia mamma e mio papà dovevano andare a messa uno dopo l’altro e non insieme come dovrebbe essere», conclude spiegando la genesi dell’iniziativa che rappresenta un segnale d’apertura. E, forse, anche un grido per portare sempre più famiglie in chiesa la domenica mattina. L’iniziativa, che ha mosso i primi passi da poco, è stata condivisa con il consiglio pastorale parrocchiale: «Finché il consiglio non cambia idea, rimarrà. Mi sembra un’idea riuscita», conclude don Daniele Soardo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nicolò Vincenzi

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