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VILLAFRANCA

Il PD avverte Ulss 9 e Regione «No al reparto Covid all’ospedale Magalini»

Gli infermieri dell'ospedale Magalini con lo striscione esposto lo scorso anno  che invitava alla prudenza durante emergenza Coronavirus
Gli infermieri dell'ospedale Magalini con lo striscione esposto lo scorso anno che invitava alla prudenza durante emergenza Coronavirus
Gli infermieri dell'ospedale Magalini con lo striscione esposto lo scorso anno  che invitava alla prudenza durante emergenza Coronavirus
Gli infermieri dell'ospedale Magalini con lo striscione esposto lo scorso anno che invitava alla prudenza durante emergenza Coronavirus

Aumentano i contagi e il timore che l’ospedale Magalini di Villafranca diventi di nuovo baluardo della lotta al covid, a scapito di tutte le altre prestazioni sanitarie, si rinnova.


Per questo in municipio la minoranza consiliare del Pd di Villafranca ha protocollato un’interrogazione urgente a firma di Paolo Martari, Matteo Melotti, Daniele Pianegonda e Stefano Corazzina, con la quale si chiede di blindare il Magalini da una eventuale conversione a ospedale covid, in caso di recrudescenza della pandemia. Il gruppo chiede al sindaco Roberto Dall’Oca e all’amministrazione comunale quali iniziative voglia assumere per evitare questo rischio.
«L’ospedale Magalini non può permettersi nuove chiusure e ritornare un Covid-hospital, lo chiedono i cittadini e i sanitari», spiegano in una nota stampa diffusa insieme alla consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione regionale Sanità. «Con l’aumento dei contagi nel Nord Est, già alcuni sindaci di Comuni veneti hanno manifestato il timore che i propri ospedali siano chiusi nuovamente per diventare ospedali covid, interrompendo i servizi ospedalieri basilari e lasciando i cittadini lontani da strutture che offrano assistenza per altre patologie».


La minoranza si dice preoccupata per il Magalini che serve un bacino di utenza di circa centomila persone e che a fatica sta riprendendo i servizi ospedalieri sospesi anche per lunghi periodi nei due anni scorsi. «Devono essere ancora completati i servizi previsti dalle schede ospedaliere regionali, con difficoltà nel reperire personale medico e sanitario. L’ospedale non può correre il rischio di essere richiuso».


Martari, Melotti, Pianegonda e Corazzina chiedono quindi al sindaco e all’amministrazione «di farsi portatori nelle sedi competenti dell’interesse di Villafranca, dei villafranchesi e di tutti i cittadini che usufruiscono ogni giorno del servizio sanitario del Magalini». «Chiediamo che il primo cittadino ribadisca alla Regione e all’Ulss9 quanto scritto nella mozione votata all’unanimità dal consiglio comunale (alcuni mesi fa, ndr), facendo presente che Villafranca ha già contribuito molto nel periodo emergenziale del 2020 e inizio 2021, per limitare l’emergenza covid nel Veronese. Oggi sta con fatica recuperando la carenza dei servizi e la perdita di personale avuta nei due anni scorsi, e non può permettersi nuove conversioni».


Bigon sottolinea che con una organizzazione «pensata e ragionata», non essendoci ancora un’emergenza, il sistema sanitario del Veneto sia in grado di affrontare la situazione pandemica con il contributo di tutti gli ospedali provinciali, pubblici e privati. «È quindi necessario», concludono i consiglieri nella nota, «che il sindaco di Villafranca manifesti la necessità di solidarietà tra le strutture sanitarie e che ogni ospedale, pubblico o privato che sia, attivi un reparto covid, senza gravare gli sforzi su un unico centro».


Il gruppo ha protocollato un’interrogazione urgente da discutere in consiglio per chiedere, appunto, quali azioni saranno intraprese a tutela dei medici, dei lavoratori e del Magalini stesso. «Le iniziative vanno assunte subito per evitare di trovare Villafranca ancora generosamente sacrificata per un’imposizione dall’alto». «Il Magalini», conclude Bigon, «ha già pagato a caro prezzo la scelta della Regione, con molti professionisti che hanno preferito spostarsi in altre strutture, visto il perdurare della riconversione in covid hospital. Ne auspichiamo, invece, il ritorno a pieno regime». 

Maria Vittoria Adami

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